A TU PER TU CON LA MUSICA DEGLI AFO 4
Incontriamo Irene e Marco Mezzacapo che sono, rispettivamente, voce e chitarra degli Afo 4, band toscana composta anche da Giovanni Germanelli (basso) e dalla new entry Federico Righi (batteria) e insieme cerchiamo di fare un bilancio della loro carriera. L’incontro avviene presso i locali della Crossroad Music Lab, laboratorio di musica e arte moderna, nata a Piombino (Li) nel 2000. La scuola ha una bellissima struttura ed è situata nel centro storico della città ma soprattutto è guidata da insegnanti altamente qualificati e propone una vastissima gamma di attività didattiche proposte a vari livelli: dal canto all’utilizzo praticamente di qualsiasi strumento musicale, dalla pittura al disegno fino alla possibilità di poter frequentare stages con musicisti di altissimo livello. La scuola propone anche corsi di composizione e arrangiamento e presto sarà dotata di sala d’incisione.
Conosciamo meglio gli Afo 4.
Il nome richiama direttamente quello dell’altoforno piombinese e la scelta è una dichiarata volontà di affermare le proprie origini e mantenere un forte legame con esse. Un gruppo orgoglioso di essere di Piombino e che crede fermamente nel valore della provincia, una provincia che crea più difficoltà ad un giovane per emergere, per trovare canali, per fare esperienze di vario tipo ma che gli fa fare le ossa regalandogli poi una maggior soddisfazione.
La band, formatasi già nel settembre 1995, inizia come cover band suonando per oltre dieci anni nei locali ma, spiccando tra i tanti gruppi emergenti, è riuscita da subito a farsi notare da case discografiche importanti e a portare, così, avanti molti progetti. Nel Marzo 2008 la band ha firmato con la Cama Records di Niccolò Fragile e Roberto Salvadori ed è uscito il primo singolo Stupido, accompagnato da un interessante video girato dal regista toscano Gabriele Paoli. Il clip viene messo in programmazione su Video Italia, Music Box, Match Music, Gay Tv, Italia 1 ed All Music.
Dal 18 dicembre 2009 è invece possibile ascoltare in tutte le radio il nuovo singolo Mon Amour, il cui video è stato girato dal video maker Stefano Bertelli, regista giovane ma molto affermato che ha collaborato con molti grandi nomi del panorama musicale italiano.
Gli ultimi due singoli sono stati distribuiti su scala nazionale. Il nuovo album non è ancora uscito ma su I tunes è possibile scaricare per il momento il primo singolo.
Come nasce una canzone degli Afo 4?
Giovanni, il bassista, ascolta le confessioni di Irene. I testi, infatti, solitamente li scrive lui basandosi spesso sulle storie personali di Irene, sulle sue disavventure sentimentali, anche se sono state toccate anche tematiche sociali. Non è il solo a scrivere i testi anche se il suo modo di scrivere è quello più apprezzato dagli altri componenti poiché quello che arriva in maniera più diretta alle orecchie dell’ascoltatore. Giovanni è apprezzato per la sua grande capacità di sintesi e la bravura nel rielaborare cose altrui. Procede poi aggiungendo musica alle parole. Si va poi tutti insieme in sala prove dove ognuno mette fondamentalmente del suo. Il tutto viene poi passato a Marco che porta il lavoro in studio e lo rielabora, massimizzando le idee. Gli arrangiamenti di base, infatti, sono opera del chitarrista ma vengono poi rivisti da Niccolò Fragile, arrangiatore ufficiale degli ultimi dischi di Mina, Irene Grandi, Vasco e Ramazzotti. L’ultima parola spetta a Irene che, mettendo la voce ed esponendosi come cantante più degli altri, ha questo diritto.
Come ha fatto il gruppo a trovare inizialmente dei produttori?
Dopo anni di gavetta come cover band in cui non sempre si riesce a suonare quello che ci piace, come per altri mestieri si è costretti a bussare alle porte, anche se la band ha avuto una certa fortuna ad incontrare le persone giuste che le ha indicato come muoversi ed è partita così la primissima produzione. Quando questa aveva esaurito la sua ragion d’essere è stato un banalissimo Myspace che ha permesso al gruppo di contattare Roberto Salvadori e Niccolò Fragile che sono andati a sentirli suonare dal vivo rimanendo molto colpiti. Da qui è partita la nuova collaborazione e il nuovo contratto discografico.
La musica degli Afo 4 è stata etichettata pop rock melodico, avendo trovato in questi ultimi anni una dimensione più precisa e commerciale ma la formazione dei componenti della band è variegata: si va dalla canzone d’autore italiana e non di cui è appassionata Irene a Marco che spazia molto di più amando qualsiasi cosa sia fatta bene (Marco ha l’orecchio di un musicista esperto che suona quasi tutti gli strumenti, un orecchio critico, freddo, meno passionale di quello di Irene che ama invece farsi attraversare dall’emozione che la musica e i testi le danno) e captando i virtuosismi, le mostruosità geniali più degli arrangiamenti che delle parole. Giovanni ha avuto una formazione principalmente da autodidatta sia come bassista che come compositore, mentre Federico si è formato con grandissimi musicisti e pezzi grossi del panorama batteristico italiano e ha un’enorme esperienza fatta direttamente on stage.
C’è grande stima fra i componenti del gruppo, una band consolidata negli anni che fa dire a Marco: “Non saprei in Italia con chi altro che suona il basso vorrei suonare se non Giovanni. Ha un modo di suonare che gli si è appiccicato addosso. È la colonna portante del gruppo, quello coi piedi per terra, una figura solida su cui appoggiarsi. Giovanni è la macchina motrice di tutto. Senza il suo tipo di lavoro gli Afo 4 non sarebbero andati avanti, è un po’ il manager del gruppo, ci supporta con la sua solidità”. Una band che sa anche rinnovarsi inserendo un nuovo elemento come Federico e traendo da ciò fortissimi nuovi stimoli.
Quali sono secondo gli Afo 4 gli elementi per emergere?
Per emergere, dice Marco, ci vogliono tante caratteristiche, tante qualità, ma anche fortuna. Una buona formazione, attitudini personali, ma soprattutto perseveranza, il credere fortemente in quello che si fa e il metterci tutto se stesso.
Un’appassionante e costruttiva chiacchierata a ruota libera sul gruppo, sulle loro identità artistiche personali ma anche una bella riflessione sulla musica in generale e sul ruolo del musicista in Italia.
In Italia non si vendono più i dischi e le major non investono sui giovani. Marco parla di quei programmi televisivi che vanno per la maggiore e che pongono barriere enormi alla creatività costringendo tutto il mercato a concepire solo quel tipo di fare musica. Per Irene queste trasmissioni sono deleterie perché tutta la discografia italiana si orienta lì e l’occhio non è puntato sulla musica ma fanno più gioco i litigi, i pianti, gli scontri e le storie strappalacrime. È la musica che dovrebbe farla da protagonista. I musicisti poi non sono riconosciuti come lavoratori e spesso la propria arte deve accettare dei compromessi. Difficilmente si trovano locali che danno la possibilità a gruppi meno noti di suonare la propria musica dal vivo; al massimo si trovano vie di mezzo ovvero locali che ti fanno suonare ma gratuitamente e questo per chi ha fatto della musica la propria vita e soprattutto per chi vorrebbe veder riconosciuto il ruolo di musicista come una professione a tutti gli effetti è frustrante e offensivo. L’esigenza principale per un musicista non è esibirsi davanti agli altri quanto più che altro riuscire a esprimere se stesso, è un bisogno, una necessità reale. A Irene piace il pubblico ma in un contesto giusto, non vuole imporsi esibendosi in luoghi in cui si fa altro dalla musica. Se l’artista non è il primo a considerare la propria professione di un certo livello non eleverà mai questo stesso livello.
Un gruppo unito questo degli Afo 4, un gruppo che crede fermamente nel proprio valore, che ama profondamente la musica e che, vista la direzione di alta qualità degli ultimi singoli, avremo modo sicuramente presto di risentire.
Margherita Dinolfo