RAGIONARE DEI MEDIA LOCALI PER SAN FRANCESCO DI SALES

festa_giornalisti_2010Il giorno 25 gennaio 2010 i giornalisti delle più importanti testate di Piombino e dintorni, come ogni anno si sono ritrovati nella sala degli incontri presso l’Asilo Spranger di Piombino (Li) per festeggiare il santo che li protegge, San Francesco di Sales. L’incontro è stato fortemente voluto dal vescovo Monsignor Giovanni Santucci e dal parroco Don Herman.

L’incontro ha visto la partecipazione di vari quotidiani e riviste della zona fra cui il nostro quotidiano Corriere Etrusco, il Tirreno, Toscana Oggi, Costa Etrusca, Tele Elba e la partecipazione del direttore di Teletirreno (presente con Maremma Channel su Sky canale 914) Giancarlo Capecchi accompagnato da Silvia Duchi della sua redazione. Il dibattito giornalisti-clero si è svolto su alcuni nodi cruciali quali il rapporto con la verità, sul come trasmettere l’informazione ai lettori e di rimando, quindi, sul ruolo del giornalista oggi ma anche sull’essere umano in generale.

È sempre difficile e delicato raccontare la vita di una comunità e stare attenti alle esigenze del mondo dell’informazione. Quella di Piombino, ci dice Monsignor Santucci, è una delle chiese più antiche in Italia, con più di 1500 anni di storia alle spalle ed è giusto che i giornalisti, come cittadini ma soprattutto come animatori dell’opinione pubblica e costruttori del pensiero di chi li legge, rispondano a certe osservazioni da lui sollevate.

Il Monsignore si chiede quale sia l’obiettivo del nostro andare. Per lui è quello di aiutare la persona a tirare fuori il meglio di sé, l’accompagnarla verso certi obiettivi.

«Oggi – ci esorta il nostro Vescovo – ci si scervella troppo a trovare le soluzioni ai problemi mentre si dovrebbe cercare di capire meglio quale sia la nostra meta. Le persone non dovrebbero cercare di condividere le soluzioni ai problemi poiché ognuno ha le sue; bisognerebbe invece riuscire a condividere le motivazioni. La conflittualità nasce proprio da questo.

Viviamo in un’epoca che sta progressivamente andando verso l’indifferenza e nessuno è più responsabile né di se stesso né di cosa e chi lo circonda. La chiesa ci esorta, invece, a rendere conto delle proprie scelte, a rendersi così habilis ad responsum, ovvero responsabili ma non solo della propria singola vita. Nel mondo odierno tutti parlano sempre in prima persona di se stessi e dei proprio problemi o pareri, si parla sempre per “Secondo me” e molte volte in un discorso si dice “Io, io…”. Spesso, poi, le persone si presentano agli altri a seconda del lavoro che fanno o del ruolo che ricoprono nella società. Nessuno risponde più alla domanda “Io sono”. Bisogna sapere chi si è e, soprattutto, non è possibile autodefinirci escludendo le relazioni che si hanno con gli altri».

«Il male peggiore che affligge questo pianeta sempre più egocentrico – continua Santucci –  è l’aver eretto a guida alcuni valori totalmente sbagliati come il successo, i soldi e il piacere. Questi idee, oggi così in voga, andrebbero perlomeno rimesse in dubbio e invece di ragionare in termini di utilità le persone dovrebbero riscoprire i gesti più semplici della gratitudine e della gentilezza ormai dimenticati. San Francesco di Sales, cui la giornata era ispirata, diceva “Beati i poveri, beati i sofferenti” e affermava che chiunque nel lavoro che svolge, qualsiasi esso sia, può essere eccezionale. Sono questi i valori che vorremmo rivedere intorno a noi oggi».

Si è discusso, infine, sull’importante problema della verità e Santucci ha denunciato il fatto che spesso in Italia, nei giornali ma anche in televisione, non si danno i numeri ad esempio della varietà etnica, dell’immigrazione o degli sbarchi dei clandestini.

A rispondere è l’autorevole pensiero di Giancarlo Capecchi che racconta di come non sempre i giornalisti siano liberi di scrivere quello che vogliono. Il giornalista informa i cittadini su un fatto ma non sempre può raccontare tutta la verità, influenzato proprio da quelle istituzioni che gli fanno spesso da sponsor e racconta come molte volte anche le fonti delle notizie non siano poi così del tutto disinteressate. Capecchi auspica una mediazione non sempre possibile ma che già ci porterebbe un passo avanti.

Il dibattito si accende con la risposta del vescovo Santucci che usa un gioco di parole: IN + FORMAZIONE, ovvero informare vuol dire avere il ruolo di formazione delle idee e per lui già sarebbe tanto non offendere la verità affermando il contrario di essa.

Capecchi parla, infine, della sua personale voglia di spostare di più l’interesse della propria televisione verso il sociale e di voler realizzare per il proprio telegiornale un appuntamento settimanale con la Diocesi, che è la sola ad essere veramente a conoscenza di alcune situazioni delicate che sarebbe bello approfondire. Afferma, infine, che sarebbe interessante tenere informato lo spettatore sull’interreligiosità oggi sempre più presente intorno a noi.

Un incontro interessante che porterà sicuramente i vari giornalisti presenti ad una profonda riflessione sia come persone che come informatori sociali e li avvicinerà, forse, ad un rapporto più umano e vero con i lettori, cristiani e non, con cui hanno instaurato un rapporto di fiducia e stima.

Margherita Dinolfo

Scritto da il 27.1.2010. Registrato sotto cronaca, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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