ANNA BANTI: QUANDO L’ANIMA NON DESIDERA CHE VOLARE VIA
Anna Banti, trent’anni, insegna nella scuola dell’infanzia, è operatrice per animazione teatrale e insegnante nei laboratori per bambini, ma anche coreografa del Gruppo teatrale ForzaVeniteGente.
La sua passione per l’arte nasce fin da piccola. Inizialmente tradotta nella danza, suo primo approccio ad un metodo di espressione visivo. Ballare diventa un amore costante con cui riesce a gridare i suoi sentimenti ed a parlare il linguaggio del corpo. A undici anni, dopo un saggio, viene notata dalla sua attuale coreografa, Giorgia Macchi, ed inizia così a pensare alla danza non più come forma di espressione personale ma anche e soprattutto come canale di scambio di sensazioni con gli altri. Entra nella Compagnia danza-teatro Le Crisalidi.
Anna preferisce pensare a se stessa come ad un’interprete più che ad una ballerina focalizzata sulla tecnica. Cura per sei anni laboratori di danza/teatro, ludico-espressivi e di psicomotricità per i più piccoli. Verso i quindici anni comincia a fare foto e per un lungo periodo questo rimane solo un hobby divertente. Verso i ventidue anni comincia a dare un senso più profondo ai suoi scatti: ferma attimi che riconosce significativi ed inizia a realizzare alcuni portfolio che rivelano qualcosa di più chiaro e concettuale. Anna è un’autodidatta, non ha frequentato corsi di alcun tipo. Fa parte dell’Associazione fotografica il Rivellino, da cui, grazie soprattutto alle persone squisite e disponibili che vi sono al suo interno, ha imparato molto.
Ad oggi i suoi scatti sono stati presentati in tre esposizioni. La prima, condivisa con l’amica Francesca Scarlatti presso il Delfino a San Vincenzo, popolata di soggetti in bianco e nero; la seconda, una personale all’Art Caffè, dal titolo “Disarmonia di un tiglio, che il tempo scuote, perché tutto profuma di vento…” in cui presenta tre soggetti oggetto della sua ricerca artistica, incorniciati da altrettante e diverse dimensioni, un vero e proprio parto emozionale e psicosomatico, scatenato da una grande delusione d’amore. Con la Disarmonia di un Tiglio, Anna incarna in queste donne diverse le tre fasi emozionali vissute nei nove mesi nei quali si è prolungata la sua esperienza fallimentare e dolorosa: una dimensione razionale, una di dis-equilibrio, una in cui la carne diventa spirito.
L’ultima, recente, esposizione presso il Gatto Nero a San Vincenzo si è titolata “Suicidio 3D” e ha raccontato un’ennesima delusione, l’ultimo enorme disastro, il crollo di un altro Impero. Altre tre facce andavano a rappresentare un suicidio globale della persona nei suoi tre aspetti principali: una morte cerebrale, una carnale/passionale e una spirituale.
L’artista dimostra così un animo passionale che la fa amare e soffrire solo in modo totale e viscerale, senza anestetici e paraventi. Le sue fotografie pertanto si alternano in una continua ricerca del nero-nero e del bianco-bianco; la sua poetica schiva bandisce mezzi toni e sfumature, costruisce palazzi di forti contrasti, per far brillare le sue emozioni, esasperandole e caricandole il più possibile.
Il bianco e nero è più malinconico, viscerale e rende la foto più drammatica. Le figure umane, sempre presenti nelle foto, non sono mai centrali ma poste agli angoli, in basso o in alto, come se fossero anch’esse figure inquiete ed ai margini della vita. Molte volte queste “ombre” perdono la testa fuori dai bordi dell’inquadratura, come se avessero perso l’uso della ragione e fosse loro possibile esprimere disagio dalle mani, dalle gambe e dalle torsioni del corpo.
Le sue foto non sono canoniche, alcune volte sono state anzi criticate o giudicate tecnicamente sbagliate. In questo forse ritroviamo, com’era per la danza, la sua vera indole artistica: mai tecnicamente perfetta ma assolutamente personale, espressiva, emozionale ed emozionante. Per Anna l’arte non è vendibile e non deve essere un’oppressione o un dovere. L’arte è ispirazione, è dare via una parte di sé, è un pezzo di cuore che se ne va ed è quindi libera di esprimersi come vuole, anche destrutturando volutamente la tecnica.
Nei progetti futuri c’è quello di realizzare una raccolta di ritratti di tutti i bimbi avuti nella scuola dell’infanzia e creare così un libro con cinque racconti a sfondo psicopedagogico scritti negli anni con la collega Meri Perinti.
Tante anche le recenti soddisfazioni come la partecipazione in veste di attrice-comparsa nel video-clip musicale Lo squalo di Juda, in cui ha realizzato foto nel back stage delle riprese, o la collaborazione artistica con la band toscana Afo 4, in primis per amicizia e poi anche per stima personale, per alcuni scatti fotografici in studio ma anche durante il backstage di un loro video.
Una ragazza con la testa sulle spalle Anna, che parla di gavetta che si costruisce negli anni e non con quelle false illusioni che si vedono sempre più nella tv “spazzatura” dei giorni nostri. Una ragazza che vorrebbe più sostanza che apparenza o superficialità nei giovani d’oggi per cui niente è novità, niente è da scoprire lentamente, ma tutto è divertimento effimero, il sesso come mangiare patatine.
Lei è ancora una bambina, una che sogna il castello e il Principe Azzurro, una che crede nel ritorno dell’arte buona, perché alla base dell’arte ci sono i sentimenti e le emozioni vere, le paure e le aspettative.
Margherita Dinolfo
e ho il piacere di comunicare che anna banti con uno dei suoi scatti firma la copertina del primo cd ufficiale degli AFO4 che uscirà in estate in tutti i negozi ed on line…