VENTURINA: ALLA SALETTA COMUNALE UN RESOCONTO DELL’ESPERIENZA AD HAITI
C’è un affetto particolare che lega la dottoressa Maria Carola Martino a Venturina, cittadina della quale è originaria, e quando gli incontri, com’è stato sabato, riguardano le esperienze di vita e lavoro nelle zone più disastrate del mondo, allora all’affetto si uniscono la stima e la riconoscenza pubblica. Una gremita saletta comunale ha ascoltato rapita l’esposizione della dottoressa Martino.
Maria Carola ha guidato nel mese di gennaio la spedizione del gruppo di chirurgia d’emergenza di Pisa ad Haiti all’indomani del terremoto e con l’iniziativa “Per non dimenticare Haiti”, voluta dalla Consulta del sociale con il patrocinio del Comune di Campiglia M.ma e dell’assessorato alle politiche sociali, ha parlato di questa esperienza ed ha risposto alle numerose domande rivolte sia dal pubblico che dall’assessore alle politiche sociali Simona Casini che ha rappresentato il comune di Campiglia.
Il gruppo dei volontari di chirurgia d’urgenza dell’Azienda ospedaliera pisana a disposizione della Protezione civile, è composto da circa settanta persone che si può dire abbiano sempre la valigia pronta; sono per la maggior parte dipendenti dell’azienda ospedaliera o ex dipendenti che attualmente si sono trasferiti in altre realtà: è necessario che il gruppo sia ben affiatato e si conosca benissimo, spiega la dott. Martino, perché quando in situazioni d’emergenza non si può rischiare di perdersi in banalità che possono sorgere se non si è affiatati. In pratica nulla può essere lasciato all’improvvisazione anche se per definizione la gestione dell’emergenza presuppone decisioni rapide in situazioni spesso nuove e in condizioni che praticamente mai si verificano nella quotidianità ospedaliera. Per questo ci sono sempre nuove persone che vengono preparate e inserite gradualmente attraverso la partecipazione ad addestramenti e simulazioni.
Grazie alla dott. Martino che ha mostrato anche una significativa serie di diapositive sul lavoro svolto ad Haiti, è stato possibile comprendere l’organizzazione e lo spirito con cui è necessario accostarsi a questo tipo di missioni, comprendere e rispettare i luoghi in cui si va ad operare che come nel caso di Haiti sono distanti dal nostro modo di vedere, non per arretratezza ma per necessità.
Molto toccante la vicenda di una madre che subito dopo il parto rifiutava di attaccare la figlia al seno; dopo vari tentativi i medici hanno chiesto l’aiuto del traduttore e allora si è compreso che l’atteggiamento della madre non era che un estremo gesto d’amore: lei, già poverissima, aveva perso tutto con il terremoto ed era convinta che l’unico modo di garantire un futuro alla figlia fosse quello di affidarla ad un altra famiglia. Quando poi le è stato spiegato che ora e in futuro i volontari avrebbero aiutato lei e la figlia a rimanere insieme e ricostruire il futuro, la giovane madre si è finalmente sentita libera di esprimere l’amore per la bambina.
Andrea Fabbri