BIRMANIA: AUNG SAN SUU KYI FINALMENTE LIBERA
E’ stata liberata senza condizioni ieri sabato 13 novembre a Rangoon poco dopo le 17 (le 11.30 in Italia) senza condizioni, Aung San Suu Kyi, dopo sette anni di arresti domiciliari, senza i temuti colpi di scena da parte del regime birmano, ed ha esortato da subito i suoi sostenitori a «lavorare uniti per raggiungere il nostro obiettivo».
Un momento altamente simbolico accolto con felicità dalla comunità internazionale e che ridà speranza a molti birmani, una settimana dopo le elezioni-farsa con cui il regime si è dato una facciata democratica. La giunta militare ha liberato il premio Nobel per la Pace proprio alla scadenza dell’ultima estensione della sua prigionia. Alcuni funzionari infatti si sono presentati davanti alla residenza di Aung San Suu Kyi, hanno letto e hanno rimosso le barricate erette attorno alla residenza di University Avenue.
“La Signora” – visibilmente commossa – è comparsa poco dopo davanti alla folla festante, accolta da un boato che gli ha impedito per quasi mezz’ora, di parlare da sopra il cancello. «Non vi vedo da così tanto , abbiamo molte cose da dirci. Quando è tempo di parlare, non rimanete in silenzio», ha detto alla folla festante, invitandola poi a riabbracciarla oggi a mezzogiorno (le 06.30 in Italia) alla sede della sua Lega nazionale per la democrazia (Nld), dove terrà un comizio. Poi è rientrata in casa, per riunirsi con gli altri vertici del partito.
Aung San Suu Kyi (65 anni) è rimasta prigioniera per 15 degli ultimi 21 anni,ed è stata rilasciata ufficialmente «per buona condotta».
La liberazione è stata accolta con sollievo da tutta la comunità occidentale a partire dal presidente statunitense Barack Obama, che ha chiamato Suu Kyi «la mia eroina», esortando però la giunta militare a rilasciare anche gli altri duemila e passa prigionieri politici. Un appello condiviso anche dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha definito la donna «un esempio per il mondo intero».
Se rimarrà isolato, il rilascio di Suu Kyi non sarà probabilmente sufficiente per portare a un allentamento delle sanzioni economiche da parte dell’Occidente, e poi rimangono diverse incognite, a partire dal ruolo e dall’atteggiamento che adotterà “l’unica vera icona nazionale” per un popolo stremato dopo 48 anni di dittatura, e ai prevedibili giochi di potere interni a una giunta anziana (il generalissimo Than Shwe ha ora 77 anni) e impenetrabile dall’esterno.
___________________________________
Aggiornamento: Stamani ha parlato in comizio davanti a 10.000 persone. Vediamo cosa ha detto in un riassunto dell’Adnkronos.
Yangon, 14 nov. (Adnkronos/Ign) – “Dobbiamo lavorare insieme”. In un comizio di fronte a oltre 10.000 persone a Yangon, la storica leader dell’opposizione birmana, liberata ieri dagli arresti domiciliari, è tornata a lanciare il suo messaggio invitando a non ”perdere la speranza”. Lo ha fatto di fronte alla sede del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia (Nld), mentre i suoi sostenitori giubilanti intonavano slogan come “lunga vita ad Aung San Suu Kyi” e “Amiamo Daw (signora) Suu”.
Le autorità birmane non sono intervenute, ma erano presenti, dall’altra parte della strada, soldati e agenti di sicurezza che hanno fotografato la folla.
Aun San Suu Kyi ha dichiarato di voler ascoltare tutte le opinioni prima di prendere decisioni sui suoi piani futuri. “Parlerò – ha detto in conferenza stampa – con chiunque voglia lavorare per il bene del paese e per la democrazia”. Comunque, ha aggiunto, “la riconciliazione nazionale significa riconoscere che vi sono differenze”. Suu Kyi ha inoltre sottolineato di non desiderare alcuna vendetta nei confronti del regime che l’ha tenuta prigioniera per 15 degli ultimi 20 anni. “Non nutro alcun malanimo – ha infatti spiegato – nei confronti del governo per avermi tenuta prigioniera per tanto tempo”. Fonti del partito hanno spiegato che la leader dell’opposizione tornerà a visitare il quartier generale del Nld anche domani.