«RICETTE CORSARE», PER NON NAUFRAGARE IN CUCINA – 76
Settantaseiesimo appuntamento con la rubrica di cucina del Corriere degli Etruschi «Ricette Corsare» curata con passione dal nostro esperto Emilio Guardavilla. La rubrica presenta ogni settimana alcuni aneddoti tratti dalla vita dell’autore e un menù completo tutto da gustare.
RICETTE CORSARE
Rubrica di intuizioni culinarie e percorsi introspettivi per non naufragare in cucina. A cura di Emilio Guardavilla.
Anche nel vocabolario italiano il sostantivo corrispondente a “ship” è di genere femminile. Varrebbe la pena indagare quale incidenza ha questo fenomeno a livello globale per capire la sensibilità delle varie culture marinaresche riguardo al parallelismo nave – donna. Con tutta probabilità si rivelerebbe un mero esercizio di stile. Analisi grammaticale a parte, si può senza dubbio affermare che la nave, nel bene o nel male, ricopre un ruolo di straordinaria importanza emozionale nella vita di chi ci vive o ci ha vissuto. La banalità di questa affermazione deriva dal semplice fatto che la nave è stata la vita di ognuno di noi per un lungo periodo di lunghi imbarchi. Come una casa, come una donna appunto, con tutto quello che consegue.
301) Cannolicchi Oglasa
Categoria: antipasto
Ingredienti: cannolicchi – limone – pangrattato – olio d’oliva – burro – prezzemolo.
Preparazione: con tutte le cure del caso lava e apri a libro i cannolicchi per disporli su una teglia da forno ben oleata. A questo punto prepara un misto di pangrattato e prezzemolo tritato con cui spolvererai i molluschi. Prima di infornare a forno caldissimo (leggi 230°, come minimo) disponi su ognuno di essi una piccola noce di burro. Fai gratinare senza esagerazione e servi.
Punto esclamativo: succo di limone solo dopo il trattamento in forno.
Valore aggiunto: il primo amore non si scorda mai.
La prima nave, la nave del nostro primo imbarco s’intende, non si scorda mai. Ci ha fatto da balia, svezzandoci per un mondo inevitabilmente sconosciuto e ostile, da scoprire giorno dopo giorno, mese dopo mese. I suoi ammonimenti sono stati severi e senza mezzi termini né scusanti di sorta; rigida, imparziale e fredda, non ha mai avuto un occhio di riguardo per i suoi numerosi figli, tutti degni delle dovute attenzioni per il loro operato ma allo stesso modo equiparati dalla loro precarietà. Ospitale sempre, in ogni mare e in ogni tempo. Il suo ricordo si è impresso nella memoria di chi l’ha vissuta; quando era una giovincella appena varata, durante il periodo della sua maturità strutturale, all’apice della sua prestanza o al tramonto dei tempi migliori non ha nessuna rilevanza per gli effetti e gli affetti che è stata in grado di coltivare.
302) Farfalle Billy
Categoria: primo piatto
Ingredienti: salmone fresco – capperi – olio extravergine di oliva – prezzemolo – sale e pepe.
Preparazione: come prima operazione occorre dissalare i capperi sotto acqua corrente; è un modo semplice ed al contempo di efficacia garantita. Allestisci una padella in cui collocare i capperi, le listarelle di salmone, olio sale e pepe e lascia scaldare a fuoco lento. Con netto anticipo rispetto alle indicazioni riportate sulla confezione scola la pasta e portala a cottura direttamente nella padella con il condimento. Se necessario aggiungi altro olio; in ogni caso prezzemolo tritato.
Punto esclamativo: pepe rosa. Si intona molto.
Valore aggiunto: veridicità vera o presunta dell’affermazione “è l’equipaggio che fa la nave”.
Un’amica confidente ed affidabile se vogliamo. Una spalla femminile su cui appoggiarsi fuggendo da altre realtà prodighe di disgrazie o disavventure. Un nascondiglio sicuro dove poter riflettere, leccarsi le ferite riportate altrove e programmare le rinascite o le rivincite del caso. Ma la precarietà, la transitorietà, la temporaneità sono le sue prerogative e come tali si impara ad accettarle. No subito, ahimè. Ahinoi. Questo avviene solo con il susseguirsi dei giri di elica, purtroppo, quando lo svilupparsi incontrastato degli eventi ci fa prendere coscienza che si è solo ed esclusivamente uno dei suoi tanti figli; cresciuti, nutriti e protetti. Tutti utili, nessuno indispensabile e per tanto sostituibili nel primo porto. Questa è una presa di coscienza che prima o poi si realizza in automatico. In ogni caso è un boccone molto amaro da mandare giù.
303) Aragostelle Tonacone
Categoria: secondo piatto
Ingredienti: aragostelle – cipolla – carota – sedano – dragoncello – vino bianco – burro – brandy – limone.
Preparazione: metti a scaldare un giusta quantità di burro facci imbiondire cipolla, sedano e carota tritati molto finemente. Appena vedi il caso spezzetta la polpa dei crostacei e disponi affinché rosoli come si deve. Ora puoi aggiungere anche le aragoste intere. Quando hanno preso quel colore che ti riempie l’occhi e il cuore spruzza con mezzo bicchierino di brandy e lascialo evaporare. Ora aggiungi le foglie di dragoncello sminuzzate. Bagna con vino bianco e lascia cuocere a tegame coperto per circa dieci minuti. A questo punto togli dal fuoco le aragoste, ricomponile con la loro polpa e impiatta. Se la salsina non ha bisogno di ulteriori riduzioni puoi servire cospargendola sulle aragoste in bella vista.
Punto esclamativo: senape aromatica nella salsina.
Valore aggiunto: una bella carrellata di soprannomi di compagni di imbarco non guasta mai una tavola ben imbandita.
Il sentimento che unisce l’individuo con la sua prima nave può essere idealizzato come una sorta di cordone ombelicale immaginario che prescinde gli spazi e i tempi e che, ininterrottamente, continua ad espletare le sue attività originarie. Si può benissimo affermare che tramite la memoria insiste nella nutrizione emotiva del soggetto interessato tramite il ricordo di emozioni e sensazioni che le esperienze successive non sono in grado di offuscare. Odori e sapori, condizioni fisiche e stati d’animo, facce e nomi, luci ed ombr, vengono rilasciate all’infinito dalla logica di un rapporto conflittuale non sempre connotabile con positività. Con il passare degli anni, i volti ritornano, le paure riaffiorano e certe impressioni si fanno di nuovo vive nell’orizzonte che la vita non ha scalfito. Si è portati a rivivere il momento da un’ottica diversa, più distaccata, più sobria ma spesso anche più romantica. La nave, a distanza di anni, continua ad impartire lezioni di vita. Anche quando non è più armata. Che angoscia pensarla tagliata e rimessa in commercio a peso di ferro! Questo è un altro boccone amaro da mandare giù.
304) Leche frita
Categoria: dessert
Ingredienti: latte – farina – Maizena – zucchero – uova – anice.
Preparazione: del latte a tua disposizione fanne bollire metà con l’aggiunta di zucchero. L’altra metà, quella che al momento rimane fredda servirà a d amalgamare la farina e la Maizena; procedimento, lento delicato e scrupoloso. Il fine ultimo è quello di evitare la formazione di grumi che , nel nostro caso sarebbe una sciagura irreparabile. Quando il composto freddo è diventato del tutto omogeneo provvedi a mescolarlo con il latte zuccherato caldo. Ora, senza mai smettere di mescolare, fai sobbollire il tutto fino ad ottenere una crema densa. A questo punto, togli dal fuoco e aggiungi l’anice e i rossi d’uovo incorporandoli completamente. Versa il composto ottenuto in un recipiente con i bordi piuttosto alti sapientemente infarinato in precedenza. Lascia raffreddare fino a che non si sarà solidificato, dopodiché ricavane delle figure solide a piacimento e impana in uovo e farina. Friggi senza paura e servi.
Punto esclamativo: cospargi di zucchero e cannella in polvere prima di servire.
Valore aggiunto: perché non dissertare delle varie accezioni della parola spagnola leche?
Dai retta, ché io ai fornelli gli do del “tu”.
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Emilio Guardavilla risiede e vive a Piombino insieme ad altre
trentaquattromila persone circa.
Come tutti gli altri ci lavora e ci coltiva le proprie inclinazioni, nel suo
caso la lettura e la cucina.
E come gli altri respira quell’aria di mare che ha la stessa valenza chimica
per l’organismo dell’ossigeno o dell’azoto. Sognatore instancabile,
concepisce costantemente progetti di ogni genere a breve, media e lunga
scadenza senza abbandonarne neanche uno.
http://www.emilioguardavilla.it