LUCCHINI: AL VIA LE PRIME PROVE DI DISPERAZIONE

Lentamente, molto lentamente, gli operai della Lucchini stanno prendendo coscienza che molte delle certezze che hanno avuto fino ad oggi stanno vacillando pericolosamente.

Lo stabilimento, quello nel quale entri a venti anni, e vi rimani fino alla pensione, è a rischio chiusura. E così dopo aver pensato in questi ultimi mesi più all’I-phone4 e alla squadra del cuore, che alle vicissitudini della loro azienda acquistata con poco interesse dal magnate russo Mordashov, hanno dovuto prendere rapidamente coscienza del fatto che la fabbrica, quella col cuore d’acciaio dell’altoforno, questa volta rischia di non farcela, e, dopo le molte occasioni perse per far sentire la propria voce, hanno iniziato a farsi sentire e vedere.

E così tre di loro sono saliti sopra un silos dello stabilimento di Piombino, alto alcune decine di metri. Una volta salite le scale, hanno issato uno striscione con scritto ”Salviamo lo stabilimento”. L’azione, compiuta da tre operai dello stabilimento Lucchini, delegati delle Rsu, è servita a ricordare un po’ a tutti, operai, politici e concittadini che la situazione è veramente drammatica. E così dopo che venerdì scorso Mirko Lami ha iniziato lo sciopero della fame, si e’ aggiunto dalla mezzanotte di ieri Paolo Francini, operaio Lucchini e consigliere comunale a Castagneto Carducci. Altre azioni intraprese dai protestanti sono state quelle di bloccare per alcuni minuti il traffico da e verso l’isola d’Elba.

Grande assente la città. In piazza infatti c’erano i sindaci della Val di Cornia e dei comuni limitrofi, assessori e politici, associazioni di categoria, ma non c’erano i cittadini, non c’era la città di Piombino, che non comprende, o forse non crede, dopo due anni di continuo “tira e molla” all’attuale crisi Lucchini.

Ma la fabbrica per Piombino è ancora oggi il motore dell’economia della città, con i suoi 2000 operai diretti e poi quelli dell’indotto, un altro migliaio. «L’Italia non può permettersi di perdere una fabbrica come questa, figuriamoci la Val di Cornia, il cui assetto economico non potrà mai prescindere dalla continuità nella presenza della siderurgia: nessuna diversificazione (seppur auspicabile nel suo progresso), potrà mai pensare di rimpiazzare completamente l’industria: basti pensare alle difficoltà che si incontrano per le bonifiche dei siti industriali e la loro riconversione” hanno dichiarato Cna e Api.

Le iniziative di oggi puntano a premere sulle banche che, mercoledì 6 luglio, dovranno decidere se firmare o meno l’accordo per la ristrutturazione del debito da 770 milioni. In alternativa per il gruppo siderurgico si aprirebbe lo scenario dell’amministrazione straordinaria. Ma la domanda che nessuno fa è sempre la stessa: senza un piano industriale serio i soldi delle banche daranno solo qualche mese in più di autonomia. Con l’ormai prossimo fine vita dell’altoforno, e con esso la fine del ciclo integrale, è l’ora che i manager e la politica diano qualche risposta concreta agli operai e alla città di Piombino.

Scritto da il 4.7.2011. Registrato sotto cronaca, Foto, sociale, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

2 Commenti per “LUCCHINI: AL VIA LE PRIME PROVE DI DISPERAZIONE”

  1. ANDREA SERNI

    La manifestazione di ieri credo che debba fare riflettere tutti ; poca gente x quella che avrebbe richiesto il momento che l’acciaierie sta traversando ,era triste vedere molti lavoratori che uscivano salire in macchina e pulman ed andarsene
    Si! Forse qualcuno non capisce la gravita’ del momento ;forse qualcuno pensa che le lotte (che comunque ci danno visibilita’) non servano;o farse qualcuno visto come si muovono i loro rappresentanti non ci crede piu’;e questo sarebbe il male maggiore.
    E’ vero che firmare un accordo come quello siglato da alcuni sindacati con Merchionne e la FIAT lascino amaro in .bocca , ed e’ anche vero che la confederazione che non l’ha fatto e’ stata poi smentita dalla sua confederazione o quasi ;ma in questo momento …forse il piu grave nella storia della fabbrica e’ essenziale che ogni forma di lotta che ci veda tutti uniti lavoratori e’ cittadini con la piu’ grande partecipazione possibile,x cercare di scongiurare ogni forma di ridimenzionamento di questo stabilimento.
    Perche’ una conclusione negativa della vicenda avrebbe effetti drammatici in tutta la zona!!!

  2. gracia

    La cosa ke fa più male è vedere una Piombino così sorniona con i suoi cittadinisolo pronti a farsi sentire in piazza per pettegolezzi e leggerezze e nonmuoversi un un’unica voce di protesta contro la fine di un’azienda che nel bene e nel male ha dato la vita economica a questa piccola città…….SVEGLIAMOCI!!!!!!!!!…dove sono le vere manifestazioni di tutto un popolo ,come quello piombinese che anche in passato facev ala voce alta per farsi sentire da tutti. Non più tardi di ieri eravamo solo sul TG toscana ..nemmeno un piccolo accenno sui Tg nazionali…il resto del Paese non sa cosa ci sta succedendo: l’UNIONE FA L AFORZA: SEMPRE!!!!!!!!!!!!!!!

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    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
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