MOSCHINI: SUI PARCHI ANCHE FEDERPARCHI DEVE FARE DI PIÙ E MEGLIO
Riceviamo e pubblichiamo da Renzo Moschini.
«Il Presidente di Federparchi Giampiero Sammuri ha scritto una lettera ai soci per aprire le consultazioni sul testo in discussione al Senato di modifica della legge 394. Colpiscono la tempistica e le motivazioni. La commissione ambiente del Senato ha quasi approntato un testo che non ha alle spalle alcun serio confronto istituzionale né con le regioni né con gli enti locali ‘contitolari’ della legge. Si è trattato di un lavoro alla chetichella che fa rimpiangere i tempi e le modalità che precedettero e seguirono alla definizione del testo della legge del 91.
Che questo sia avvenuto e stia avvenendo nel momento in cui si sta discutendo il riordino generale del nostro sistema istituzionale che riguarda –eccome- anche i parchi, è già singolare e comunque inaccettabile. L’UPI da tempo chiede, ad esempio, lo scioglimento dei parchi regionali perché gli siano trasferiti i compiti –cosa che non è possibile ma l’associazione insiste e persevera- e di questo nessuno parla né al senato né in Federparchi. Che l’abrogazione dei consorzi di gestione dei parchi regionali avvenuta cervelloticamente con il ‘milleproroghe’ stia creando un sacco di problemi- vedi Lombardia- favorendo una sorta di ‘regionalizzazione’ forzata di quei parchi, sul modello ministeriale imperante per i parchi nazionali- non sembra interessare nessuno né al Senato né a Federparchi.
Le Regioni, l’ANCI, l’UPI hanno posizioni messe a punto in documenti –anche discutibili certo- ma note, sulla riforme in corso, ma non ne conosco di Federparchi. Ecco perché parlo di tempistica; sono state fatte assemblee nazionali anche recentemente ma non mi risulta che i parchi si siano occupati seriamente per mettere a punto proposte che tenessero conto di quel che covava già allora in un testo di cui non mi pare ci sia davvero da ringraziare qualcuno. E non si dica che questo sarebbe segno di diffidenza per la politica e il parlamento; al contrario si tratta di un giudizio di merito che richiede alla politica e al parlamento di fare cose migliori con più valide e corrette modalità. E’ vero, come sottolinea Sammuri nella sua lettera, che la legge è già stata modificata -vedi appunto il paesaggio- ma nel testo del Senato non vi è traccia di questo. E non vi è traccia neppure di quello che il ministero doveva fare già 10 anni fa per legge e non ha fatto.
Discutere quindi ancora oggi se alla legge si deve o no mettere mano non ha più senso. Ne ha invece discutere se la politica deve finalmente cambiare e come. E qui il testo del senato ci aiuta a rispondere. Dicendo che bisogna partire dalla legge significa, infatti, accreditare l’idea ipocrita e fasulla che lì stanno oggi gli impedimenti a fare una buona politica. Se si legge il testo risulta chiaro anche ad un orbo che la nuova legge mira invece proprio a ‘legittimare’ anche le porcate già fatte e quelle che si vorrebbe continuare a fare con copertura appunto della nuova legge. E’ il caso clamoroso delle aree protette marine che con quel testo risulteranno totalmente sottratte a qualsiasi competenza e ruolo regionale per finire ancor più strette nella morsa ministeriale.
Insomma già ridotte ad una stato preagonico da un ministero privo di idee, ora ne risulterebbero ancora più sottomesse con tanti saluti alle regioni e al federalismo. Perché Federparchi tenendo conto di cosa sta succedendo al Senato e anche in molte regioni non promuove un incontro con i ‘contitolari’ della legge.
Federparchi rappresenta i parchi i quali non sono un qualsiasi settore della pubblica amministrazione come i consorzi di bonifica, ma un soggetto istituzionale e non solo statale come invece risulterebbe chiaramente dalla legge del Senato. Il presidente del parco, infatti, lo designa il ministero senza alcuna intesa con le regioni e altrettanto fa il presidente con il direttore, e altrettanto si fa con il piano dell’area marina che pur inserita in un parco nazionale a mare viene fatto non dall’ente parco ma dal ministero! Dovremmo ringraziare qualcuno per questo scempio normativo, politico e istituzionale?
Più che pensare a qualche accomodante emendamento Federparchi svolga il ruolo che gli compete non facendo buggerare i parchi. E che lo si stia facendo d’amore e d’accordo tra le forze politiche non addolcisce certo la pillola».
Renzo Moschini