A POPULONIA, TRADIZIONALE LUMINARIA DI SAN CERBONE
Si ripeterà anche quest’anno – sabato 3 settembre – al calar della sera la rievocazione dell’arrivo nel golfo di Baratti del corpo di San Cerbone, primo vescovo di Populonia. È un apppuntamento tradizionale dell’estate, organizza l’associazione “Amici di Populonia” con Comune, Circolo nautico Baratti e la collaborazione della Federcaccia. La festa viene anticipata, come sempre, rispetto a quella prevista nel calendario religioso che cade il 10 ottobre.
L’appuntamento vuol ricordare l’arrivo del corpo di San Cerbone a Baratti dall’Elba nel 575 dopo Cristo (anno della sua morte). La tradizione narra che il santo ormai morente aveva chiesto ai suoi diaconi di essere trasportato a Populonia dove voleva essere sepolto. Quest’anno le reliquie di San Cerbone, accompagnate come sempre da una suggestiva processione di barche illuminate, non arriveranno al calar della sera sulla spiaggia davanti alla sua chiesina sul mare sempre più pericolante. La zona è infatti interessata da scavi archeologici. Molte sono infatti le richieste per un intervento urgente comprese quelle dell’associazione “Amici di Populonia”.
Le reliquie sbarcheranno così sulla spiaggia davanti al Casone e da qui raggiungeranno in processione la chiesina sul mare. Ha annunciato la sua partecipazione alla cerimonia il nuovo vescovo della diocesi Massa Marittima Piombino Carlo Ciattini. Alla conclusione della parte religiosa della festa di San Cerbone sarà organizzata sul porticciolo di Baratti una degustazione di polpo lesso e frittura di paranza gestito e curato dalla Federcaccia di Piombino.
Saranno poi consegnati alla chiesina di San Cerbone dopo la loro benedizione i “panini del Santo”. Erano distribuiti tradizionalmente alle famiglie nelle campagne il 10 ottobre, giorno della ricorrenza religiosa. Venivano conservati e posti sulle finestre delle case per difenderle dalla caduta dei fulmini.
POPULONIA, TERRA DI SAN CERBONE
Nel piccolo golfo di Baratti, in Maremma, dominato dalla collina sulla quale molti secoli or sono sorse l’etrusca Populonia, a fiore del livello marino e in mezzo alle antiche tombe che ogni tanto riemergono dagli scavi, sgorga una fonte, sulla quale è costruita una piccola cappella di stile romanico. E’ la fonte di San Cerbone, e un proverbio del luogo dice: ” Chi non beve a San Cerbone – è un ladro o un birbone “.
Tra le città dell’antica Dodecàpoli etrusca, quella di Populonia aveva il primato della metallurgia. Dalla vicina isola d’Elba venivano trasportati, nel piccolo golfo ben protetto, i minerali di ferro e di rame, che a Populonia erano ” abbrustoliti ” nei forni a basso fuoco, Per tutto il periodo etrusco e romano, i ” bassi fuochi ” di Populonia fumarono, e migliaia di schiavi sudarono attorno alla fusione dei metalli. Tutta la vallata, tra le colline e il mare, si riempì così di scorie provenienti dai rifiuti dei forni. Scorie ancora ricche di ferro e di rame, e che oggi possono essere nuovamente sfruttate. Proprio scavando tra queste scorie si sono trovate, e si seguitano a trovare, le belle tombe etrusche.
Durante le incursioni dei barbari, l’industria mineraria di Populonia decadde, il porto s’insabbiò, il golfo si ridusse di superficie, e la malaria portò la desolazione dove un tempo era stata la vita della città metallurgica. San Cerbone fu Vescovo di Populonia proprio nel tempo delle invasioni barbariche. Di lui parla San Gregorio Magno, nei suoi Dialoghi, definendolo ” uomo di vita venerabile, che dette grandi prove di santità “.
La più celebre di queste prove la dette quando Totila ricercava alcuni militi romani e cristiani. Il Vescovo di Populonia li nascose, e per questo incorse nell’ira del Re barbaro, che decretò la sua morte per mezzo delle fiere. Mandò il Vescovo nel cosiddetto Campo del Merlo, dove un ferocissimo orso avrebbe dovuto sbranarlo, alla presenza dello stesso Re.
Lo spettacolo sembrava promettere grandi emozioni, ma Totila non aveva previsto un fatto che lo sbalordì. Quando l’orso giunse dinanzi al Vescovo Cerbone, rimase per un istante quasi pietrificato nell’atto dell’aggressione, con le zampe anteriori alzate e le fauci spalancate. Poi, lentamente, ricadde sugli artigli, chiuse la bocca, e prese a leccare con inaspettata mansuetudine i piedi del Vescovo santo.
Totila rilasciò San Cerbone, ma dopo i Goti di Totila giunsero i Longobardi, a scacciare il Vescovo di Populonia, che riparò nell’isola di Elba.
Ormai vecchio e cadente, sentendo vicina la morte, pregò i suoi fedeli di seppellirlo sulla riva del mare, sotto Populonia. Dei Longobardi, che occupavano la costa, non avessero paura. Infatti, quando la nave si staccò dall’Elba, sullo stretto si scatenò una delle consuete tempeste, che tenne lontani i Longobardi, ma rispettò la nave dove si trovava la salma del Santo.
In fretta la sbarcarono; in fretta la seppellirono, dove poi sorse la cappella; in fretta ripartirono. I Longobardi, cessata la tempesta, non videro che la fonte a fior del livello marino; la fonte di San Cerbone, che restò caratteristica di quel luogo, e dette poi origine al proverbio, ancora ripetuto in Maremma: ” Chi non beve a San Cerbone, è un ladro o un birbone “.
CAPPELLA DI SAN CERBONE NEL GOLFO DI BARATTI
Sorge nel luogo della prima sepoltura del santo vescovo di Populonia. E’ ad aula unica, con vestibolo e campaniletto a vela, probabilmente edificata fra la fine del secolo XVI e l’inizio del XVII sul luogo di un più antico edificio. Da questo è probabile che provengano due interessanti frammenti di lastre decorate, l’uno raffigurante una croce entro cerchi e due animali affrontati, inserito nel campaniletto, l’altro, con un tralcio di grappoli d’uva e pampini trasformato in una serie di lobi, presente sulla facciata, riferiti all’VIII e al IX secolo.
Voglio solo ricordare, per puro scopo informativo, che lo scavo incriminato della criticità statica della chiesina e quello alla Fonte, dove solo perquest’anno non è potuta approdare la reliquia del Santo, sono due entità totalmente separate..e ben distanti tra loro.
Grazie Folco
san cerbone aiutaci tu… la chiesa sta crollando e nessuno fa niente