RIFONDAZIONE COMUNISTA ADERISCE ALLO SCIOPERO
Riportiamo un comunicato di Rifondazione Comunista a sostegno e adesione dello sciopero del 6settembre indetto dalla CGIL.
«Le borse crollano, i mercati devono essere rassicurati, la crisi incombe, il debito pubblico avanza e così via. Teorie economiche, istituzioni sovranazionali, realtà aleatorie e convenzionali vengono personificate, animate, come se si trattasse di divinità o fenomeni naturali incontrollabili che si abbattono su di noi, come uno tsunami o un uragano.
Di fronte agli effetti dell’attuale situazione economica lIl “mercato”, le politiche monetarie, i patti di stabilità prendono le decisioni. Il nostro compito è dire che la mano invisibile non esiste e che il capitalismo e il liberismo economico sono una scelta politica e ideologica, un’alternativa tra le tante di organizzare l’economia e con essa la società, non l’unica strada percorribile. Il progetto neoliberista è chiaro: tagliare la sanità, le pensioni, privatizzare i servizi, l’acqua e così via. Nessuna preoccupazione sociale, nessun proposito di ridurre la disoccupazione e ovviamente nessun impegno per l’equità sociale
Ci troviamo allora nelle mani dei mercati, perché così hanno voluto esplicitamente i dirigenti politici, di destra ma anche di centro-sinistra soprattutto a partire dagli anni ’80. Hanno organizzato sistematicamente l’impotenza degli Stati e della politica al fine di concedere sempre più spazio e maggiore margine di manovra ai mercati e agli speculatori.
Nei giorni della manovra di classe, quella borghese, emergono immediatamente alcuni elementi: la cancellazione di fatto dello Statuto dei lavoratori, privatizzazioni selvagge, tagli alla spesa pubblica, introduzione nella costituzione del vincolo al pareggio di bilancio, impedendo di fatto ogni tipo di politica economica. Nel attacco alla classe popolare è compresa la volontà di modificare la Costituzione, eliminando due commi dell’art. 41, i quali affermano che l’iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana. All’interno di questa cornice la maggiore organizzazione sindacale italiana ha dichiarato immediatamente uno sciopero generale di 8 ore.
Alcune timidezze e alcune scelte che noi abbiamo ritenuto sbagliate della CGIL non ci impediscono di cogliere l’importanza di questa giornata, resa ancora più forte dalla scelta dei sindacati di base di indire lo sciopero generale lo stesso giorno. È però fondamentale restituire a questi eventi un significato chiaro. Una parata di rappresentanza è funzionale alla logica gattopardesca della società italiana, nella quale tutto pare cambiare freneticamente senza che mai nulla cambi davvero. La manovra economica e più in generale le politiche messe in campo contro la crisi invece, hanno poco di gattopardesco, segnano una discontinuità, un cambio di passo che dobbiamo essere in grado di riconoscere; riconoscere e contrastare con proposte nuove, con prese di posizione che segnino una cesura reale, politica, con quello fatto fin’ora.
Per questo motivo e per non rendere lo sciopero generale un momento isolato di lotta sindacale o un feticcio da agitare propagandisticamente, pensiamo che sia necessario che anche le forze politiche che stanno dando l’adesione diano seguito concreto, con azioni politiche coerenti e conseguenti, a certe parole d’ordine. Chi in questi anni ha trascritto anche normativamente la legittimazione di certi interessi, chi ha preparato e giustificato politicamente il terreno di questa crisi deve necessariamente fare autocritica. Lo sciopero deve essere un momento di rottura, per riadattare la propria politica e le proprie posizioni, per superare le proprie contraddizioni.
Lo sciopero generale deve essere l’inizio di una imposizione di temi e di proposte dal basso. Non basta più occupare uno spazio, una piazza, una strada, per una giornata. Occorre cambiare strategia. Occorre prendere coscienza dell’inumanità dei tempi che ci vengono imposti e mettere in atto iniziative che li spezzi, che interrompa questo nulla strutturato che è la disoccupazione imposta. Capire che correre dietro alle scadenze imposte dal potere, dal governo, dall’Europa alla fine non paga. Gli esempi, anche recenti, non mancano. E’ cruciale capire l’importanza di questo momento, che non si può risolvere con una semplice parata; è un occasione che ogni cittadino e cittadina non può, non deve perdere. Prima che sia troppo tardi.
Un proficuo sciopero a tutte e tutti».
Rifondazione Comunista