SUVERETO: IN TANTI PER IL RITORNO DEL QUADRO DELLA MADONNA
Tutto sommato un piccolo avvenimento quello del ritorno del quadro raffigurante la Madonna di Sopra la Porta nella sua chiesa dopo un restauro che ha incastonato due belle corone doro, ma la partecipazione di tanta gente nel dopo cena di un giorno lavorativo non è stata irrilevante. E la parola “partecipazione” va considerata nella sua interezza, perché era tangibile nei suveretani, soprattutto in quelli un po più attempati.
Quando si parla di sacre immagini, di chiese locali e santuari, si dice che il popolo ne è “particolarmente devoto” e questa devozione risale alle iniziative che tanti parroci del passato hanno coltivato e incoraggiato, non solo con la preghiera, ma anche con “manifestazioni” di affetto che si sono perse un po nei decenni (non solo a Suvereto cerano le feste triennali). Non per essere nostalgici di processioni e Madonne pellegrine che avevano una loro giustificazione (pur suggestiva e fruttuosa) in altri anni, ma di attenzioni e manifestazioni di affetto e devozione esplicate anche in tanti altri modi e testimonianze per coinvolgere tutti, anche i più giovani. Per restare nellambito suveretano, è viva ancora la memoria della serata inaugurale della marcia francescana con tanti giovani (laici, frati e suore) che hanno fatto vedere cosa vuol dire essere inseriti nella realtà attuale, lessere cristiani anche nel divertimento e saper coinvolgere anche chi, apparentemente, è distaccato se non ostile.
Quella della Madonna è stata una cerimonia semplice nata nella pieve di San Giusto con la messa concelebrata da don Marcello e proseguita con la breve processione verso la sua vicina chiesa nel centro storico, con canti tradizionali mariani che ne ricordavano la festa locale (il 4 maggio) o i pellegrinaggi al Frassine. Lodi con melodie bellissime magari unite a versi che oggi appaiono un po fuori tempo, ma che sono testimonianza di periodi importantissimi della vita di tutti.
Pensando al “miracolo” dell’alluvione fermatasi ai bordi di quel quadro della Madonna, nella cappella di guardia alla “porta” d’ingresso a Suvereto, il ricordo è andato a quando si sentivano suonare le campane in orari insoliti: don Angelo Biondi accoglieva linvito di famiglie in grave pena per la salute o la sorte dei propri familiari e si “scopriva la Madonna”, con preghiere, canti e suppliche, insieme ai parrocchiani che trovavano il tempo anche per quella testimonianza di fede e affetto.
Forse si trattava di un’altra “umanità”, non un eccesso di zelo.
M. P.
ma chi l’ha scritto? con tutti i problemi che ci sono si vuole coinvolgere i giovani in queste cose? mah, non ho parole