LEGAMBIENTE: «RIMIGLIANO È UNA SPECULAZIONE PEGGIORE DI MONTICCHIELLO»
Il piano per la tenuta di Rimigliano è “il più grave progetto di speculazione di tutta la Toscana, molto peggiore della speculazione di Monticchiello e di altre ferite inferte al territorio della nostra regione”. Così è stata commentata l’approvazione della variante urbanistica del comune di San Vincenzo dal presidente di Legambiente Toscana all’ultimo direttivo regionale.
Infatti convertire in abitazioni i vari poderi, costruire altri 16.600 metri quadri di case, per un totale di 180 seconde case, un albergo di 6mila mq, piscine e parcheggi, in una tenuta agricola storica che doveva diventare parco, secondo le previsioni dei piani regolatori redatti negli anni 70, è un vero scempio.
Si procederà con la demolizione di tre quarti del patrimonio edilizio esistente, risalente all’800, si trasformeranno le superfici degli annessi, in dozzinali condomini. la Superficie Utile di edifici agricoli trasformabile in abitazioni continuerà ad essere calcolata comprendendo nel calcolo anche le concimaie, le serre, le voliere ecc. (essendo anche un’azienda faunistico – venatoria, di ferri ad arco piantati nel terreno, con una rete sopra, ce ne sono ed occupano molte superfici conteggiabili).
Il sindaco afferma che così si salva la tenuta dal degrado e anzi si rivitalizza l’agricoltura ma ad oggi non è dato di conoscere i volumi destinati all’attività agricola o il piano delle coltivazioni, intanto si prevede che gli appartamenti saranno venduti distruggendo per sempre l’unitarietà delle proprietà.
I comitati locali, le associazioni ambientaliste, a cui hanno dato sostegno anche liste civiche e singoli cittadini, hanno provato a proporre un altro piano per Rimigliano.
Si propone di sfruttare sì quei volumi che non necessitano per l’agricoltura per accogliere turisti, ma in un grande agriturismo che integra e rilancia le attività agricole, con attività turistiche, convegnistiche, culturali, il tutto valorizzato dalla realizzazione del parco, da una scelta di agricoltura biologica. Si sarebbero così salvati e creati posti di lavoro che invece le seconde case non danno.
Non siamo stati ascoltati, si continua pervicacemente ad inseguire un modello di turismo delle seconde case, ormai in crisi, si cerca di spostare e riprodurre questo modello dall’area urbana, dove non tira più, alle zone pregiate, creando condomini, piscine, parcheggi e magari successivamente campi da golf o altro. Insomma si snaturerà la peculiarità di un’area che ha valore, anche economico, proprio per la sua identità storica e paesaggistica, certamente da valorizzare ma non da distruggere.
Adriano Bruschi
presidente circolo Legambiente Val di Cornia