GALSI: PREOCCUPAZIONE IN SARDEGNA PER IL METANODOTTO
Il 22 dicembre si è riunita a Roma la conferenza dei servizi presso il Ministero dello sviluppo economico, in cui le amministrazioni pubbliche, statali e regionali e gli Enti locali coinvolti hanno dato il via libera alla realizzazione del metanodotto GALSI, mastodontico progetto di distribuzione del gas metano che collegherà l’Algeria, la Sardegna e la Toscana in un’unica rete. A Piombino entrerà nel territorio comunale all’altezza di “Perelli 3” e poi passerà a fianco al campeggio “Orizzonte” e, superata la Geodetica si allaccerà alla rete nazionale. E mentre in Sardegna monta la protesta per i motivi che potete leggere sotto, i piombinesi invece, come al solito, non proferiscono parola.
Con i suoi 2824 metri di profondità massima, GALSI sarà il gasdotto più grande e profondo mai costruito a livello mondiale. Il tubo partirà dai giacimenti di Hass’r’Mell nel deserto algerino, percorrerà quasi 300 chilometri via mare per approdare in Sardegna, precisamente a Porto Botte; nell’isola il gasdotto occuperà 272 chilometri nel sottosuolo prima di uscire da Olbia e, dopo altri 280 chilometri, arriverà in Toscana, precisamente a Piombino.
Infatti, oltre alla realizzazione del tubo principale, capace di trasportare otto miliardi di metri cubi di gas metano all’anno, acquisirà un’importanza fondamentale la costruzione delle linee secondarie, tra le quali la metanizzazione di alcune provincie della Sardegna e l’Isola d’Elba.
Come sempre, non mancano le polemiche. Sono tanti i gruppi in contrari al gasdotto che stanno sorgendo in tutta la Sardegna. Inoltre, molte associazioni ambientaliste temono che la costruzione del gasdotto possa rivelarsi dannosa per l’ambiente. In questo marasma di opinioni, molti sembrano essere i “no” di principio, mentre c’è chi semplicemente rivendica informazioni più corpose e complete.
E’ il caso di ProgRes, giovane partito indipendentista, che rivendica una posizione critica ma, come dice il segretario nazionale Salvatore Acamporara, “non contraria per principio.” “Bisogna farsi delle domande – continua Acampora – e la più importante è: esistono o meno vantaggi per la Sardegna? Se il gasdotto può essere un servizio in più per i sardi, ben venga, ma Galsi non è molto chiara su questo punto. I dati che si trovano sul sito non sono soddisfacenti e le amministrazioni che dovrebbero provvedere a diffondere maggiore informazione spesso non adempiono a questo compito.
AUTOSTRADA DEL GAS SOTTO L’ISOLA. «L’autostrada della morte», così invece Claudia Zuncheddu, consigliere regionale indipendentista definisce il gasdotto da costruire tra l’Italia e l’Algeria, destinato ad attraversare la Sardegna da Sud a Nord-Est per 272 chilometri.
Contro il metanodotto, che giovedì 22 dicembre ha ricevuto il via libera dal governo, nella conferenza di servizi fra Stato, Regione ed enti interessati, lotta da tempo il comitato No Galsi, nato a Olbia nei mesi scorsi. E il 29 dicembre ha organizzato l’ennesima manifestazione a Cagliari. Tema del dibattito “Galsi, un tubo senza ritorno”, a cui hanno partecipato non solo sardi come Sandro Martis del comitato No gasdotto o Gavino Sale dell’Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna, ma anche Nilo Durbiano, sindaco di Venaus, in provincia di Torino e promotore del comitato No Tav in Val di Susa, Margherita Pagliaro e Raffaella Spadaro del comitato No al ponte sullo stretto di Messina. Tutti uniti per riflettere e ribadire il loro no.
Dopo la visione del documentario-inchiesta sulla Galsi dal titolo Ecran de fumèe (Cortina di fumo), prodotto da France 3, i manifestanti hanno infatti messo in guardia da un progetto che una volta avviato potrebbe creare problemi infiniti e compromettere l’ecosistema dell’isola.
VENT’ANNI DI LAVORO PER CINQUE DI GAS. La «Grande muraglia», come scrivono i componenti dell’associazione culturale apartitica onlus Riprendiamoci la Sardegna, «attraverserà e dividerà in due l’isola con un condotto di circa 120 centimetri di diametro. Ci vorranno quasi 20 anni per costruirlo, quando in Algeria è stimato che ci sia gas per 25». Ma non è tutto: «Dovrà avere come minimo 40 metri di larghezza per il passaggio; attraverserà fiumi e laghi; avrà una profondità nel mare fino a 2.800 metri e per la sua realizzazione saranno espropriati terreni, il cui valore scenderà del 90%. E il rischio incidenti è altissimo. Ma la cosa più sorprendente è che, alla Sardegna, non verrà concesso neanche un litro di gas».
OPERA NELL’INTERESSE DELLE MULTINAZIONALI. Un’opera faraonica, «che di fatto agevola gli interessi delle multinazionali del settore e gli appalti miliardari per imprese e cooperative (ovviamente bipartisan) d’Italia, come purtroppo la regola vuole che avvenga in Sardegna», ha scritto nel suo blog Zuncheddu. «Basta, con la speculazione sulla nostra povertà da parte di chi (pubblico e privati) l’ha generata e sapientemente gestita per renderci sempre più succubi del padrone di turno».
fonti: Lettera43, Tortohelie.
Non mi dilungo molto sul tema della faraonica costruzione, che potrà dar lavoro a molti, a pochi!? No alla TAV, no al ponte sullo stretto che non servirebbe a niente, visto che ci sono le alternative. Qui si sta parlando di un gasdotto che funzionerà solo per poco tempo, e ci vogliono 20 anni per essere realizzato. Se l’opera potesse essere realizzata in poco tempo e in sicurezza rispettando l’ambiente; ben venga.
Potrebbe essere realizzato interamente in mare, tramite un T arrivare in Sardegna, così potrebbero essere evitate problematiche nell’isola e servire per i loro consumi energetici, come per l’isola d’Elba ed entrare nella costa piombinese, punto più vicino per l’allacciamento con la tratta nazionale.
Passando solo in mare, saranno evitati tempi lunghi e lavori di interramento, senza creare problemi nei 300 km dell’isola.
L’importante è che non ci siano mangia mangia tra politici mafiosi e soggetti di interesse come di solito in tutto il mondo ci riconoscono.
Salve, ho letto con attenzione l’articolo. poichè chi scrive sostiene di non avere posizioni di principio, credo che questi sarà ben felice di avere alcuni chiarimenti sui tempi di costruzione di un gasdotto et similia. Quello che scrivo lo scrivo con cognizione di causa, lavoro nel settore e conosco molto bene il progetto Galsi.
Un gasdotto come il galsi può essere costruito in 24/36 mesi. Questi sono i reali tempi tecnici di costruzione di un gasdotto dato in appalto a società private (e non) che operano in questo settore.
Forse chi scrive pensa ai tempi biblici di costruzione delle infrastrutture da parte dello stato, ma basta fare una rapida verifica sui tempi di costruzione di gasdotti in tutto il mondo (nordstream, medgaz, …) e vedrete che il periodo di 20 anni non ha alcun fondamento.
Inoltre, è evidente che il gas inizierà ad essere immesso nel tubo una volta terminato. Quindi la durata di immissione di gas decorre da quel giorno… per cui è giocoforza che l’asserzione apparentemente logica dei 20 anni di costruzione contro i 25 anni di disponibilità di gas, per una disponibilità effettiva di 5 anni non sta né in cielo né in terra. Peraltro, chi scrive probabilmente ignora che nessuna società investirebbe miliardi di euro in un gasdotto senza avere a monte firmato degli accordi con chi fornisce il gas…(ossia Sonatrach nel caso specifico) altrimenti, signori, come remunerano l’investimento? (ah il tasso di remunerazione per una società che costruisce infrastrutture, ad esempio SNAM è fisso e stabilito dall’autorità regolatrice..). E questo vale in misura indiretta anche per la Sardegna. Ma come si fa a pensare che non Sonatrach non abbia riservato una certa disponibilità di Gas per la regione sardegna? Ma se nel 2007 ad Alghero è stato firmato anche un accordo intergovernativo?
INfine, sono sicura che chi scriva abbia avuto il piacere di approdare in continente. Per caso ha dovuto fare gimcane tra tubi di gas sparsi per le strade e i terreni o in mare? no? ohibo! Eppure camminiamo sopra chilometri e chilometri di reti che portano il gas nelle case degli italiani (ma non in Sardegna). Ma tanto per la cronaca camminiamo anche sopra chilometri di reti per la diffusione di internet e sotto i mari ci sono migliaia di autostrade di reti cablate. Non mi risulta che la conseguenza sia stata penuria di tonno in scatola a causa della costruzione di queste reti …. forse questo è piuttosto dovuto a modalità di pesca sconsiderate..ma questa è un’altra storia.
Certo che ci saranno dei disagi, se il gasdotto sarà costruito, come ci sono stati disagi quando sono state costruite autostrade, ferrovie, gasdotti, reti elettriche, acquedotti, linee internet e telefoniche… per questi disagi che nel caso specifico della Sardegna si tradurranno in occupazioni temporanee di terreni, lo stato pagherò una somma in denaro e altra parte di denaro sarà data verosimilmente agli stessi proprietari dalla Galsi, tenendo conto dell’eventuale perdita economica per non poter utilizzare quel terreno (se era utilizzato, ma moltissimi luoghi dove passerà il gasdotto principale sono disabitati e inutilizzati) per i 24-36 mesi di cui sopra.
INsomma, un sacrificio ci sarà sicuramente da parte della popolazione, ma se vogliamo lasciare indietro le questioni di principio, credo sia opportuno che le persone si informino adeguatamente. IL sito di Galsi dice poco? beh scrivete e chiedete informazioni. NOn vi fidate? confrontate questo gasdotto con altri gasdotti costruiti in europa e non per capire quali sono i tempi e le modalità reali di costruzione. Camminiamo ogni giorno sopra chilometri di gas.. e l’Italia (e il resto del mondo) non è ancora esploso ..
da ultimo, stiamo parlando di una sostanza non inquinante, a differenza del carbone. Questo per i cari ambientalisti.
ciao
ma non si può stare qualche decennio tranquilli senza l’ansia delle grandi opere?
al mondo siamo caduti in un affanno tale che per poco, di fretta, avremmo fatto anche le centrali nucleari.
La Tav che senso può avere adesso? Qualcuno ha mai fatto l’autostrada per il Frejus? Ti prende l’angoscia da solitudine. Non ci passa più nessuno, neppure i malati che un tempo andavano a curarsi a Lione.
Se poi qualcuno vuole a tutti costi il ponte sullo stretto se lo faccia con i propri soldi e se funziona ci guadagni pure. Ma domani mattina mai più una lira di spesa del contribuente per quest’ opera.
Le grandi opere si fanno anche perchè sono un pochino utili ma di massima perchè qualcuno cerca ricchezza e potere.
Una cosa che è vera è che il gas è il meno inquinante dei combustibili, ok, però trenta anni fa fu proposto perchè doveva avere costi dimezzati rispetto al resto…adesso costa quanto e più del resto.
Fermiamo un po’ questo progresso foriero di grandi speranzae e stiamo un po’ tranquilli altrimenti sai quanti Monti, Tremonti e intere catene montuose saranno necessarie a risanare molte mostruosità.