TOSCANA: «L’INCIDENTE DI GORGONA ASSUMA VESTE NAZIONALE»
AGGIORNAMENTO – Tutte le istituzioni della Regione Toscana e della Provincia di Livorno si sono riunite oggi per informare la stampa sulla vicenda dei fusti contenenti materiali pericolosi finiti in mare vicino alla Gorgona, dalla nave cargo Venezia della Grimaldi Lines, di cui vi abbiamo informato alcuni giorni fa, e non ancora recuperati. I politici hanno voluto rassicurare i cittadini ma non sottovalutano i pericoli per l’ambiente e per l’uomo che eventuali ritardi o inadempienze potrebbero provocare.
«Non vogliamo suscitare nessun allarme, ma il problema deve diventare una questione nazionale, ha dichiarato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. E’ fondamentale un rapido recupero dei contenitori da parte dell’armatore, per evitare la fuoriuscita dei materiali. Benché debba registrare ritardi nella diffusione della notizie, le autorità competenti hanno fatto quello che si doveva fare, ma non si deve perdere altro tempo. Il governo si faccia carico in prima persona del caso, che è complesso e delicato, istituendo una commissione nazionale. Ieri ho parlato on il ministro dell’ambiente Corrado Clini, che ho trovato sensibile al problema, e oggi stesso è in corso una riunione tecnica. Ho invitato il ministro a venire in Toscana e seguire personalmente il caso».
Il presidente poi invia segnali a 360 gradi: «I responsabili li conosciamo, bisogna stargli con il fiato sul collo. La Capitaneria ha fatto quello che doveva fare, la Magistratura ha aperto una inchiesta. Non ci devono essere rimpalli di responsabilità, lentezze, incertezze, lungaggini, non si deve badare a spese, bisogna che il governo metta in campo tutti i suoi poteri, la sua forza e le tecniche disponibili, che ci sono. Noi non vogliamo che dopo il panettone di Natale passi anche l’uovo di Pasqua e ci si dimentichi tutto. Con queste cose non c’è da scherzare. Gli incidenti possono capitare – ha concluso il presidente – ma il modo per superarli è assicurare la massima trasparenza, la massima attenzione e rapidità di intervento».
L’iniziativa di Rossi è stata molto apprezzata dal presidente della Provincia di Livorno Giorgio Kutufà mentre il sindaco della città labronica Alessandro Cosimi, si è soffermato sulla questione tempo: «il rischio aumenta se questi materiali restano tanto in mare. Il trasporto per mare è qualcosa in cui confidiamo per la tutela dell’ambiente, un fattore economico che deve essere compatibile con il rispetto dell’ambiente e della salute e guadagnarsi così la fiducia dei cittadini». L’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini conferma le notizie già diffuse sul contenuto dei fusti. «I fusti dispersi contengono due tipi di catalizzatori a base di nichel e molibdeno uno e cobalto e molibdeno l’altro, sotto forma di granuli che non sono solubili in acqua e questo è importante».
Poi insieme all’assessore alla salute Scaramuccia entra nei dettagli dei rischi che questo incidente può comportare: «i problemi che possono derivare dall’incidente sono legati ai rischi immediati di autocombustione, una volta che questo materiale venga esposto all’aria nel caso in cui arrivasse sugli arenili. Per quanto riguarda gli eventuali effetti sul pesce e dunque sulla catena alimentare, una contaminazione può avvenire solo da quei contenitori che eventualmente si fossero aperti durante la caduta in mare o al momento di un loro spiaggiamento su una scogliera. Ma, viste le condizioni del mare, è verosimile che il materiale eventualmente fuoriuscito sia stato fortemente diluito, il che rende minimo il rischio di una contaminazione significativa dei pesci e quindi la contaminazione della catena alimentare appare remota. In ogni caso- concludono i due assessori- Arpat e Servizi veterinari della Regione hanno attivato un monitoraggio indiretto dell’ambiente e un campionamento mirato delle specie marine che più direttamente potrebbero manifestare tracce di una eventuale contaminazione da metalli pesanti».
Sulla vicenda interviene anche Legambiente nazionale che chiede «La verità sull’incidente sul quale le autorità hanno inspiegabilmente taciuto per diversi giorni e la garanzia che si proceda rapidamente a recuperare e mettere in sicurezza l’enorme quantità di catalizzatori di ossidi di cobalto finita in mare e che potrebbe compromettere in modo molto grave l’ecosistema marino di tutto il Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, il Santurario Pelagos e anche la costa maremmana».
L’associazione ambientalista che per prima, dopo gli articoli apparsi su “Il Tirreno” ha lanciato l’allarme sul fortissimo rischio d’inquinamento causato dal carico di sostanze infiammabili contenute in catalizzatori (45 tonnellate, 224 fusti contenenti ciascuno 200 kg di monossido di cobalto e molibdeno) finite in mare al largo di Gorgona dopo un incidente all’eurocargo “Venezia” della Grimaldi , è molto preoccupata: «”A questo punto, oltre al completo recupero di tutto il materiale disperso – dice Angelo Gentili della segreteria nazionale di Legambiente -diventa fondamentale anche escludere che eventuali sostanze tossiche possano entrare nella catena alimentare. Per questo è necessario informare in modo dettagliato i pescatori e le istituzioni dei comuni costieri sulle misure da adottare in caso di reperimento dei fusti, perché il fatto che contengano materiale infiammabile, lì rende molto pericolosi anche per l’incolumità delle persone».
Nei giorni scorsi Legambiente Arcipelago Toscano aveva già chiesto, al ministero dell´ambiente di impegnarsi fortemente nella ricerca e nella difficile azione di recupero dei fusti ma anche che fossero accertate le responsabilità di questa incredibile vicenda. «Quello che non ci spieghiamo – sottolinea Umberto Mazzantini, portavoce di Legambiente Arcipelago Toscano – è il perché gli armatori abbiano deciso di far salpare una nave con un carico così pesante e pericoloso senza nessuna precauzione e con condizioni meteorologiche decisamente avverse. Ricordo che in quei giorni il mare era forza 9/10 e il vento di libeccio tirava fino a 120 chilometri all’ora. Su quelle motivazioni è urgente fare chiarezza perché tutta la dinamica di questa vicenda è piuttosto sospetta. Crediamo che il Mediterraneo e la sua fauna abbiamo già pagato fin troppo la scelleratezza umana. Non è più tollerabile che ancora oggi avvengano simili incidenti».
Anche il responsabile green economy del Pd, Ermete Realacci ha presentato nei giorni scorsi un’interrogazione parlamentare ai ministri dell’ambiente e della salute che ricalca nei fatti quella già presentata in Senato da Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, per chiedere quali azioni urgenti intendano mettere in atto per accertare la dinamica e le responsabilità dell’incidente avvenuto il 17 dicembre al largo di Gorgona e determinare l’impatto dell’eventuale inquinamento marino per impedire che questo abbia gravi ripercussioni sull’area marina protetta, sulle coste della Toscana continentale, sulla fauna marina che il Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano e il Santuario Pelagos dovrebbero proteggere.
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Ecco un interessante articolo da leggere sull’argomento:
http://www.senzasoste.it/dintorni/gianni-lanes-mar-tirreno-in-mezzo-a-ecomafie-e-inquinamento
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PIOMBINO: FUSTI IN MARE, CONTATTARE ASIU , IN CASO DI SPIAGGIAMENTO
In merito all’incidente in mare del 17 dicembre a sud dell’isola di Gorgona, in cui l’Eurocargo Venezia della Grimaldi ha perso 198 semirimorchi carichi di merce pericolosa in fusti, il servizio ambiente del Comune di Piombino raccomanda di contattare gli organi preposti al recupero e allo smaltimento del materiale (Asiu tel. 0565 27111), in caso di spiaggiamento dei bidoni.
Sulla base delle raccomandazioni fornite lo scorso 28 dicembre dalla Capitaneria di porto di Livorno ai Comuni interessati, si precisa infatti che il materiale chiuso all’interno dei fusti o dei singoli sacchi contenuti al loro interno non risulta essere pericoloso, ma lo diventa a contatto con l’aria, scaldandosi fino ad alte temperature e producendo fiamme bluastre, polveri o gas tossici e nocivi. In caso di ritrovamento si raccomanda pertanto la massima attenzione.
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COME SONO ANDATI REALMENTE I FATTI:
Dopo le interrogazioni parlamentari e le manifestazioni, fonti delle Capitanerie precisano i contorni della vicenda e soprattutto la tempistica. La Capitaneria di porto di Livorno, appresa la notizia della caduta in mare dei semirimorchi nella stessa giornata del 17 dicembre, quando i fusti sono finiti in mare nelle acque a nord di Gorgona, avrebbe subito informato, oltre gli enti superiori, anche le Prefetture di Livorno e Pisa, i Vigili del fuoco e i Comuni di Pisa e Livorno.
Nella nota inviata si parla di 38 mila chili di «Catalizzatore a base di ossidi di cobalto e molibdeno esausto» contenuto in fusti, secondo la prima scheda tecnica rilasciata dalla compagnia di navigazione Grimaldi. Solo dopo la sostanza è stata definita «Catalizzatore a base di ossidi di nickel e molibdeno esausto».
La Capitaneria di Livorno avrebbe avviato subito ricerche in mare, che non hanno avuto esito, e poi ha inoltrato la diffida nei confronti dell´armatore proprietario dell’eurocargo Venezia della Grimaldi perché si impegni a ritrovare e rimuovere dal mare i fusti e che sembra aver sortito l’effetto sperato con l’assunzione, da parte dell’armatore, delle prime iniziative per ricercare e recuperare i fusti.
Visto l’esito negativo delle ricerche svolte in mare da motovedette e mezzi aerei della Guardia Costiera, sembra ormai certo, come avevano anticipato greenreport.it e Legambiente, che i fusti non galleggiano e che con ogni probabilità siano finiti tutti sul fondo del Banco di Santa Lucia, probabilmente tutti insieme o in diversi “rilasci” nell’arco di tre ore di navigazione, in un’area con fondali fra i 150 ed i 600 metri rimasta tracciata nelle registrazioni satellitari delle Capitanerie di Porto della rotta eseguita dalla nave nel giorno dell’incidente, registrazioni che sono già a disposizione del ministero dell’ambiente.
Se così fosse il rischio che i bidoni non riescano a resistere alla pressione sarebbe grande, per non parlare della difficoltà di rintracciarli se la “Venezia”, invece di perdere quel carico pericoloso in una sola volta lo avesse “seminato” in più volte lungo la sua rotta nel mare in tempesta.
All’incontro che si terrà il 16 gennaio a Livorno con il ministro dell’ambiente Corrado Clini sulla vicenda dei bidoni finiti in mare a Gorgona ci saranno anche il Vice Presidente del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano Angelo Banfi e la direttrice Franca Zanichelli. Il Prefetto di Livorno ha così corretto una svista contenuta nel primo invito, diffuso sulla stampa, che non comprendeva tra le istituzioni invitate proprio l’Ente Parco che si occupa della protezione di Gorgona e del suo mare.
Questi signori non sono semplicemente ridicoli ma addirittura assurdi. Fanno finta di preoccuparsi dei fusti tossici, che fra l’altro sono rimasti tutti lì in fondo al mare, e poi nello stesso mare ci piazzano un enorme rigassificatore. Questo è quello che produce il sistema dei partiti che delega a dei rappresentanti questioni che non sanno affrontare.