INTERNET: TORNA ALLA CARICA LA LEGGE BAVAGLIO
Almeno una volta all’anno la “casta” torna alla carica con una nuova proposta di legge bavaglio alla rete. Questa volta un nuovo provvedimento, approvato in Commissione per le politiche comunitarie, concede a chiunque il potere di rimuovere contenuti sgraditi da Internet. Ma già sono arrivate le prime proteste, anche dallo stesso parlamento.
Perfino peggiore della legge SOPA, che il Senato statunitense ha deciso di non discutere ulteriormente a causa delle proteste nate in Rete: così è già stato definito l’emendamento proposto dall’onorevole Giovanni Fava alla Legge comunitaria 2011 durante una recente riunione della Commissione per le politiche comunitarie. La orma permette a chiunque di richiedere a un fornitore di servizi di hosting di rimuovere qualsiasi contenuto, senza la necessità di portare prove di un’eventuale violazione di legge né di ricorrere a un giudice per stabilire se ci si trovi davvero in presenza di un illecito. Ognuno avrebbe quindi il diritto di pretendere la rimozione di qualunque contenuto che, secondo la sua opinione, violi il diritto d’autore.
Inoltre il fornitore di servizi, se non si adegua, rischia di essere considerato anch’esso responsabile qualora poi la violazione del diritto venga accertata: avrà quindi tutto l’interesse a rimuovere tutto ciò che possa rappresentare un pericolo, sia pure potenziale e remoto, per la propria attività.
Si capisce come, in questo modo, si aggiri la giustizia lasciando liberi di esercitare un devastante potere censorio tutti quelli che si sentono lesi dalla presenza di un certo materiale in Rete. L’emendamento dell’onorevole Fava è dunque davvero peggiore di SOPA, perché la proposta di legge americana aveva per lo meno il buon gusto di fare riferimento all’autorità giudiziaria per determinare se il materiale contestato fosse in violazione della legge.
L’unico lato positivo della vicenda è che la proposta ha, per ora, superato soltanto il vaglio della Commissione, e non quello del Parlamento (dunque la norma non è in vigore): c’è ancora la speranza che si replichi la situazione americana, dove le proteste hanno costretto il Congresso a tornare sui propri passi.
In parlamento comunque già arrivano le prime proteste dai deputati del Pd Silvia Velo, vicepresidente della Commissione Trasporti, e Sandro Gozi, capogruppo democratico in commissione Politiche dell’Unione europea che hanno così commentato: “La norma della legge Comunitaria che impone ai fornitori di servizi Internet di rimuovere dalla rete contenuti ritenuti illeciti crea una serie di distorsioni contrarie all’intento originario del legislatore europeo e italiano. Per questo abbiamo presentato un emendamento soppressivo”.
“Il prestatore del servizio – proseguono Velo e Gozi -, agendo in qualità di mero intermediario, non ha la capacità ne il compito di accertarsi se i contenuti segnalati siano effettivamente illeciti. Fra l’altro questa segnalazione potrebbe essere fatta da ‘qualunque soggetto interessato’. Non devono essere imposti ai prestatori di servizio obblighi di identificazione e monitoraggio preventivo dal momento che ciò è in aperto contrasto con la normativa europea sul commercio elettronico e potrebbe avere gravi conseguenze in termini di libertà di espressione e di sviluppo del mercato digitale italiano”.