LUCCHINI: PROPOSTE CONCRETE PER USCIRE DALLA CRISI SIDERURGICA
Visti i continui “gridi d’allarme” che si leggono sulle pagine delle varie testate riguardanti la crisi delle principali imprese siderurgiche piombinesi, e i ricorrenti viaggi che le nostre istituzioni locali insieme ai sindacati fanno presso le varie sedi romane, appare poco chiaro al lettore quali siano le modalità per ottenere gli aiuti da parte del governo italiano e della comunità europea, per aiutare l’economia piombinese.
Abbiamo contattato per fare un po’ più di chiarezza il dott. Elia Calisi, esperto di contribuzione ed aiuti di stato a livello europeo nel settore agro-alimentare e negli altri aiuti di stato. Sentiamo cosa ci ha risposto sull’argomento.
Quale è la disciplina che regolamenta gli aiuti nel settore industriale metallurgico?
La disciplina degli aiuti di stato è prevista nel Regolamento (CE) n° 800/2008 in particolare negli articoli 87 e 88 TCE, è stata trasfusa negli art. 107 e 108 TFUE, i quali non prevedono un’interdizione assoluta di qualsiasi ipotesi di aiuto, poiché conferiscono, a seconda dei casi, alla Commissione ampio potere discrezionale e al Consiglio ampia facoltà di ammettere gli aiuti in deroga al divieto generale.
Può il governo aiutare una impresa in crisi senza consultare l’Unione Europea? E quali sono i “margini di manovra” su questo argomento?
Come ho già indicato nel principio generale sopra esposto, e ricordando che NESSUN AIUTO PUO ESSERE CONCESSO SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELLA COMMISSIONE, bisogna in primo luogo individuare i criteri di valutazione di compatibilità di aiuto con il mercato comune impegna la Commissione in un importante lavoro di ricerca d’equilibrio tra l’obbiettivo perseguito dall’aiuto e l’impatto dell’aiuto sulla concorrenza. Per effettuare tale valutazione la Commissione dispone di un ampio potere discrezionale che consente di effettuare la valutazione di ordine economico e sociale.
Quali sono i tipi di aiuto che possono essere erogati?
I tipi di aiuti che possono essere dati in relazione al nostro problema specifico sono:
– AIUTI REGIONALI: I criteri per beneficiare della deroga sono:
Criterio territoriale (aiuti destinati alle regioni ove il tenore di vita sia anormalmente basso, oppure si abbia una grave forma di sottoccupazione).
Criteri d’oggetto e di volume. L’aiuto non può in linea di principio essere destinato al funzionamento delle imprese, ma sono all’investimento ovvero a quello iniziale o creatori di ulteriori posti di lavoro.
– AIUTI SETTORIALI: tali aiuti per essere accettabili devono essere volti a ripristinare l’attuabilità economica a lungo termine risolvendo i problemi strutturali anche con riduzioni di capacità, gli aiuti devono essere regressivi e proporzionati.
– AIUTI A FAVORE DELLA RICERCA E DELLO SVILUPPO: Essi sono quelli favoriti da parte della Commissione visto che esse servono perlopiù a finanziare progetti relativamente destinati al mercato e possono dare slancio alla crescita ed a rafforzale la competitività e ad aumentare l’occupazione.
– AIUTI A FAVORE DELLA TUTELA DELL’AMBIENTE: tali aiuti possono essere dichiarati compatibili solo quando costituiscano un incentivo per conseguire un livello di tutela più elevato di quello richiesto dalle norme comunitarie.
– AIUTI IN FAVORE DELLA FORMAZIONE: si tratta di aiuti in cui sono ricompresi gli aiuti in favore dell’occupazione e gli aiuti al mantenimento dei posti.
– AIUTI PER IL SALVATAGGIO E LA RISTRUTTURAZIONE DELLA IMPRESA IN DIFFICOLTA’:gli aiuti al salvataggio hanno l’obiettivo di mantenere temporaneamente in funzione l’impresa mentre viene elaborato un adeguato piano di ristrutturazione.
Quali possono essere le modalità con cui le istituzioni locali possono essere più incisive per dare un aiuto concreto a Lucchini, Magona e relativo indotto?
Il comune di Piombino, eventualmente insieme alla provincia e alla regione, deve elaborare uno studio nel quale si illustra quali sarebbero gli effetti di un eventuale chiusura dei due stabilimenti per l’economia della città, e presentarlo allo stato per poter accedere agli aiuti regionali sui benefici del criterio territoriale, mentre il sindacato non dovrebbe aspettare che sia solo l’impresa a creare un progetto di sviluppo del polo siderurgico piombinese, ma nessun ente gli vieta di elaborare autonomamente un progetto per il rilancio del settore industriale piombinese, indicando come obbiettivo primario, per l’eventuale nuovo acquirente, la ristrutturazione dell’impianto industriale, e presentarlo autonomamente al ministero del tesoro – dipartimento dello sviluppo economico e coesione economica.
C’è qualcos’altro che può consigliare alle amministrazioni locali per aiutare a scongiurare il default di questo territorio?
Il comune dovrebbe smettere di “tirare solo la giacca” al governo per l’aiuto alla siderurgia, ben sapendo che nel sistema siderurgico lo stato è vincolato da particolari trattati come era prima il CECA, e dopo il successivo trattato CE, perché l’Italia dovrebbe, insieme agli altri paesi della comunità europea, elaborare un piano siderurgico comune, e conosciamo bene i tempi d’azione della comunità europea.
Il comune dovrebbe inoltre pensare che la crisi ha colpito non solo gli stabilimenti, ma anche le piccole e medie imprese locali (il cosiddetto “indotto”), e dovrebbe richiedere allo stato gli “aiuti orizzontali” che sono aiuti i cui obbietti interessano tutti i settori economici del paese.
In questo momento, chi guida la Lucchini?
Dopo l’accordo di ristrutturazione concluso con le banche e l’omologa del Tribunale del piano ottenuta ormai a febbraio 2012, e le recenti dichiarazioni di Mordashov che ribadiva per l’ennesima volta che non sapeva più nulla del destino Lucchini, ma che aveva come unico vincolo la cessione ad un solo euro dello stabilimento, in questo momento i controllori dell’impresa sono le banche creditrici le quali fanno il loro “lavoro”, ovvero di recuperare la loro esposizione creditizia attestante in questo momento a circa 750-800 milioni di euro, e non di rilanciare l’attività produttiva dell’impresa, basti vedere come esempio l’ultima loro scelta, e cioè di chiudere l’altoforno per un mese circa senza fare nessuna manutenzione.
Giuseppe Trinchini
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…””basti vedere come esempio l’ultima loro scelta, e cioè di chiudere l’altoforno per un mese circa senza fare nessuna manutenzione.”””
mah…. siete sicuri di cio’ che avete detto e scritto? So di una ditta che si chiama OMA se non sbaglio, che ha appalti di manutenzione in stabilimento e che martedi’ scorso, ha assunto un centinaio di persone per il lavoro a tempo di un mese all’interno della Lucchini SpA… la OMA effettua manutenzioni, la OMA ha in appalto le manutenzioni del reparto AFO e la manutenzione ordinaria e straordinaria per l’intera fermata dell’altoforno, appunto.
Chi è in grado di dare info corrette sulla fermata dell’altoforno?