“NOI”: UN ROMANZO CHE «STIMOLA LA RIFLESSIONE SULLA STORIA»
Negli ultimi giorni Walter Veltroni è tornato a fare parlare di sè per la sua dichiarazione, rilasciata durante il programma di Fabio Fazio “Che tempo che fa”, di lasciare il Parlamento e non ricandidarsi alle prossime elezioni, pur non abbandonando la politica. Ma Veltroni non è solo un politico, ha scritto diversi romanzi e saggi. Uno dei romanzi è “NOI”, edito da Rizzoli nel 2009, che un lettore ha recensito per il Corriere Etrusco.
«Splendido. Un libro commovente che stimola la riflessione sulla storia dell’Italia attraverso la vita della famiglia Noi. Dal 1943 al 2025, tra passato e futuro, le vicende dei protagonisti che si “danno il cambio” nei quattro capitoli del libro trascinano di peso chi legge nella storia del nostro paese. Attraverso il vivere quotidiano di Giovanni, Alfredo, Andrea, Luca, Giuditta, Nina e tanti altri partecipiamo con il cuore in affanno al bombardamento di San Lorenzo, con un grido strozzato alla deportazione degli ebrei romani, con un largo sorriso al miracolo economico rappresentato dalla realizzazione dell’Autosole e dagli scaffali ricolmi di merci di un autogrill, con nostalgia al crollo delle utopie del ’68 e con orrore e disgusto agli anni tragici e controversi del terrorismo fino all’Irpinia e, sullo sfondo, all’avvento della tv commerciale. In mezzo molti altri momenti chiave della storia d’Italia, che Veltroni riesce magistralmente a ridurre nel quadro di una famiglia come tante, quasi a ricordarci che, come canta De Gregori, “la Storia siamo noi”. Il capitolo conclusivo, una sorta di vaticinio su quel che il futuro potrebbe essere qualora abdicassimo alle nostre responsabilità e ai nostri doveri, è probabilmente il più profondo, ma anche il meno riuscito (negli altri capitoli stonano, alle volte, alcuni monologhi di bambini che riflettono il pensiero dell’autore, di un adulto, risultando così poco credibili): la chiusa di una storia familiare che l’autore consegna nel romanzo, e con il romanzo, ad altri, perché l’arricchiscano con la propria e la tramandino per non perdere la Memoria».
Matteo Dalvit