SOGNO CITTADINI ATTENTI, CONSAPEVOLI E AUSTERI
L’EDITORIALE di Giuseppe Trinchini
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Corriere Etrusco “numero 1” del 5 aprile 2013
«T ra i principi fondamentali che regolano la nostra Costituzione, sembra che l’articolo più maltrattato sia il nono che così recita: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Praticamente una tragedia parola per parola.
Il paesaggio è una delle maggiori ricchezze dell’Italia e ogni paesaggio è lo specchio di coloro che vi abitano, è identità e cultura di coloro che lo hanno creato. Personalmente mi auguro che le amministrazioni siano sempre più sensibili all’articolo 9 della costituzione, per la difesa dei diritti del paesaggio.
Il paesaggio dovrebbe essere amato, raccontato, vissuto, rispettato, abitato, condiviso, integrato, valorizzato, conosciuto e sentito come un dono. L’identità di una comunità si fonde nella realtà circostante.
Invece, è possibile contare sempre meno natura e sempre più cemento, con palazzi e capannoni vuoti, mega villaggi turistici, centri commerciali e palazzi che coprono la vista del mare; mai siamo stati così di scarse vedute e di grande avidità.
Sogno una terra fatta di cittadini attenti, consapevoli e austeri. Sogno degli amministratori capaci, informati e saggi. Sogno un paese dove il lavoro è bene di tutti e dove il denaro pubblico viene speso per dare a tutti il lavoro: opere grandi, grandi progetti e impianti faraonici non hanno fatto la felicità degli Italiani, ma solo la ricchezza delle multinazionali e delle lobby del potere che non reinvestono sul territorio.
Lo tsunami della corruzione ha già fatto il suo danno, non resta che rimboccarsi le maniche e ripartire di nuovo per fare in modo che, un giorno, l’insegnante insegnerà, il contadino coltiverà, il medico guarirà, l’operaio lavorerà e il politico amministrerà il bene comune lontano dall’interesse privato. Intanto anche oggi, per 100.000 denari, Piombino ha venduto un altro pezzetto della sua bellezza, rubata ai nostri figli che non ne potranno più beneficiare perché sepolta dai mattoni».
Giuseppe Trinchini