CAMPIGLIETO: CHIARAMENTE UN MATRIMONIO D’INTERESSE. MA PER CHI?

Il (l'EX) palazzo comunale di Suvereto

Il (l’EX?) palazzo comunale di Suvereto

Val di Cornia (LI) –Il “matrimonio” che gli amministratori di Campiglia e Suvereto, e il Partito Democratico Val di Cornia-Elba che li rappresenta in toto stanno tentando, è quello di avviare una “fusione fredda” tra i due comuni, con completa annessione di Suvereto a beneficio di Campiglia M.ma. Ma perchè adesso tutta questa fretta, visto che fino a un mese fa regnava il silenzio, e i numerosi articoli fatti in questi anni dal nostro giornale sulle funzioni associate sono stati tutti lettera morta? I motivi potrebbero essere almeno tre.

Il primo è che il Consiglio regionale ha di recente aumentato gli incentivi previsti due anni fa dalla legge di riforma delle autonomie locali. Più soldi quindi per le casse ormai vuote del comune di Campiglia, come si è letto recentemente sulla cronaca locale.

Il secondo invece è più sottile, e si basa sull’analisi del futuro dei nostri amministratori, tutti impegnati a cercare una poltrona dove posare le loro terga e far sì per l’ennesima volta che sembri che tutto cambia per poi però lasciare tutto immutato. Ad esempio, facendo un po’ di fantapolitica locale,  il sindaco di Suvereto è ormai a fine mandato e non potrebbe essere più eletto in questo comune. Sarebbe però quello con maggiore esperienza del territorio suveretano in una eventuale giunta del comune di “Campiglieto”, e magari, con un po’ di fortuna, essere nominato anche vice sindaco e arrivare serenamente all’età della pensione.

Il terzo motivo, anche questo basato sull’osservazione di cio che è avvenuto fino ad oggi in Val di Cornia è che anche il referendum sulla fusione possa rientrare tra le “Armi di distrazione di massa” per gli abitanti di questo territorio. Una tecnica ormai consolidata di disinformazione studiata a tavolino che fa parlare di un qualsiasi argomento, chiaramente irraggiungibile ma che appassiona i residenti (passaggio in Provincia di Grosseto, la Concordia a Piombino, eccetera) in modo da distrarli dai veri problemi o dalle chiare mancanze degli attuali amministratori locali.

Per dare una informazione il più possibile completa ai nostri lettori inseriamo a seguire cinque articoli su cosa sta succedendo su questo argomento. Il comunicato ufficiale del Comune sul consiglio comunale aperto di Campiglia lo abbiamo pubblicato due giorni fa e può essere letto a questo indirizzo.

Buona lettura,

Giuseppe Trinchini

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CAMPIGLIA E SUVERETO: I SINDACI FIRMANO AVVIANDO L’IPOTESI DI FUSIONE

 Soffritti e Pioli inviano alla regione la richiesta di avvio del procedimento.

i sindaci alla firma

i sindaci Pioli e Soffritti alla firma

I sindaci di Campiglia M.ma Rossana Soffritti e Suvereto Giampaolo Pioli hanno firmato lunedì 8 aprile 2013 alle 15:00 di fronte alla segretaria comunale, la dott.ssa Teodolinda Paradiso, l’atto per richiedere alla regione Toscana l’avvio del procedimento sull’ipotesi di fusione dei due comuni creandonone uno nuovo.  Il percorso prevede che la regione si attivi nelle successive fasi propedeutiche alla realizzazione della fusione dei comuni; la regione quindi elaborerà l’iniziativa legislativa volta all’istituzione di un nuovo comune a seguito della fusione dei comuni di Campiglia Marittima e di Suvereto; la normativa prevedere che la decisione venga sottoposta al referendum popolare che in base ai tempi di legge si terrà a settembre 2013.

La firma, avvenuta nel palazzo della Delegazione Comunale a Venturina, rappresenta un evento storico che segue l’espressione dei rispettivi consigli comunali del 5 e del 6 aprile che hanno votato favorevolmente all’avvio del procedimento per verificare la volontà dei cittadini di unificare i due comuni.

Se i cittadini dei due comuni si esprimeranno a favore della fusione dal 1 gennaio 2014 ci sarà il nuovo Comune di Campiglia Suvereto. I due sindaci decadranno e verrà nominato un commissario prefettizio che guiderà l’ordinaria amministrazione e indirà le elezioni, intorno a giugno 2014, con cui si eleggeranno il nuovo sindaco e il nuovo consiglio comunale.

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TOSCANA: “LE RIFORME NOI LE ABBIAMO FATTE DAVVERO”

“Uno più uno fa tre”. E’ lo slogan scelto dall’Anci Toscana, l’associazione dei Comuni, per sostenere il sì ai referendum consultivi che già aprile potrebbero portare quattro coppie o gruppi di Comuni toscani a fondersi. Uno più uno non fa due. Ed è vero. La fusione ha infatti un valore aggiunto: il Comune unico, spiegano tutti, costa di meno e serve di più. Quattordici comuni andranno al voto il 21 e 22 aprile, due a giugno ed altri diciotto, lavori in corso permettendo, forse in autunno. Così, dal prossimo anno, nella Toscana dei campanili dove i campanili sono comunque meno che in altre regioni, potrebbero estinguersi dagli 11 ai 21 Comuni: non più 287, ma 276 o 266.

Incentivi dalla Regione fino a 1 milione l’anno
“La Regione incentiva le fusioni, che aiutano a risparmiare nella gestione dei servizi” ricorda l’assessore ai rapporti con gli enti locali Vittorio Bugli, che ha partecipato alla conferenza stampa che si è svolta stamani nella sede dell’Anci Toscana a Firenze. Il Consiglio regionale ha di recente aumentato gli incentivi previsti due anni fa dalla legge di riforma delle autonomie locali. Ogni Comune che si fonde può contare oggi su 250 mila euro l’anno di maggiori contributi regionali, fino ad un massimo di un milione di euro per fusione: per cinque anni. A questi si aggiungono i finanziamenti dello Stato, che variano a seconda della popolazione ma sono comunque il 20 per cento dei trasferimenti erariali che gli stessi Comuni potevano vantare nel 2010. Ma soprattutto i Comuni fusi saranno esenti per tre anni dal patto di stabilità.

“Tutto questo dà una svola agli investimenti di queste amministrazioni” annota ancora l’assessore, in tempi in cui, per ammissione degli stessi sindaci, gli investimenti dei Comuni sono bloccati o ridotti al lumicino. Soprattutto nei Comuni più piccoli. Bugli fa poi una considerazione più generale sulle riforme e la politica. Davanti ha la cartina con i Comuni che stanno lavorando alla fusione. “E’ la dimostrazione – dice – di come in Toscana, zitti zitti e al di là dei tanti discorsi che si fanno altrove, le riforme istituzionali si sono fatte e si stiano facendo davvero: sostenute dalla Regione ma principalmente con questa spinta dal basso, partite dalla gente e più spesso dai consigli comunali, appoggiate da maggioranza e opposizione”. “Spero – conclude Bugli – che tutte le fusioni in corso si concludano positivamente: anche quella degli otto comuni dell’Elba, la più delicata”. La sola non richiesta all’unanimità dai consigli comunali coinvolti ma con una raccolta di firme. “Parteciperemo perché la cosa vada in porto, ma sono fiducioso” dice l’assessore, che poi annuncia tra i prossimi impegni di voler mettersi al lavoro sui confini dei vari ambiti per renderli omogenei e coerenti anche rispetto alle fusioni e alle nuove unioni.

Dove si vota. Qualche numero
Il 21 e 22 aprile quattordici Comuni chiameranno al voto gli abitanti maggiorenni, compresi stranieri della Ue ed extracomunitari residenti da almeno cinque che hanno fatto domanda. Si tratta di un referendum consultivo, senza alcun quorum per la validità. Si vota a Figline e Incisa Valdarno in provincia di Firenze, che tre anni fa sono stati i primi ad avviare questo percorso poi emulato da altri, per formare un nuovo comune di oltre 23 mila abitanti Si vota a Castelfranco di Sopra e Pian di Scò in provincia di Arezzo (9.616 abitanti), a Fabbriche di vallico e Vergemoli a Lucca (848 abitanti) e a Campo nell’Elba, Capoliveri, Marciana, Marciana Marina, Portoferraio, Porto Azzurro, Rio nell’Elba e Rio Marina all’isola d’Elba (32.177 residenti). Se i cittadini daranno il via libera e il Consiglio regionale sancirà poi la fusione sono dieci Comuni ed altrettanti sindaci in meno, 16 assessori contro 44, 56 consiglieri contro 186. L’Irpet ha calcolato, tra economie di scala e costi della politica, un risparmio di 600 mila euro l’anno, che potrebbero crescere con la riduzione, negli anni successivi, di parte del personale. Solo per Incisa e Figline Valdarno si libereranno 27 milioni bloccati di investimenti bloccati dal patto di stabilità e 12 milioni e 700 mila euro, in dieci anni, saranno gli incentivi statali e regionali.

A giugno sarà poi la volta di Castel San Niccolò e Montemignaio (3.369 abitanti). Poi ad autunno potrebbe toccare a Scarperia e San Piero a Sieve (12.197 abitanti), Crespina e Lorenzana (5.353 abitanti), Gaiole e Radda in Chianti (4.517 abitanti), Sillano e Giuncugnano (1.172 abitanti), Aulla e Podenzana (13.612), Abetone, Cutigliano, Piteglio e San Marcello Pistoiese (10.830), Vaiano e Cantagallo (13.200), Suvereto e Campiglia Marittima (16.332). In questi casi l’iter per l’indizione del referendum è ancora da completare. In tutto sono coinvolte nove province su dieci: l’unica esclusa è Grosseto.

Notizie correlate:
Incisa e Figline Valdarno chiedono di fondersi (16 maggio 2012) 
Comuni unici, proposta di legge e referendum (24 ottobre 2012)

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VAL DI CORNIA: QUALE FUTURO PER LE POLITICHE D’AREA?

– dal nostro inviato al consiglio comunale aperto  andrea Fabbri –

6 aprile 2013: “Il Consiglio Comunale di Campiglia si è riunito in seduta aperta ed ha approvato la delibera che autorizza il sindaco di Campiglia, di concerto con il sindaco di Suvereto a chiedere alla regione Toscana di avviare l’iniziativa legislativa per l’istituzione del nuovo comune a seguito della fusione dei comuni di Campiglia Marittima e di Suvereto. Un avvenimento storico ed epocale che rappresenta la prima parola di un percorso che attraverso il coinvolgimento di tutta la popolazione dei due comuni porterà i cittadini ad esprimere direttamente la loro volontà attraverso un referendum che, dai tempi previsti dalla normativa, si svolgerà a settembre di quest’anno”.

Un avvenimento storico ed epocale”, afferma il comunicato ufficiale del Comune di Campiglia, un primo passo che va verso quella sovra-comunalità necessaria allo sviluppo della Val di Cornia.

Ma noi che siamo abituati ad occuparci di fatti politici e d’attualità non siamo così preparati sulla storia e proviamo a dare una lettura del dato politico che emerge dall’inizio di questo iter.

Per quanto riguarda lo snellimento amministrativo e la riduzione di funzioni divenute ridondanti tra i due comuni si tratta sicuramente di un auspicabile passo avanti verso le linee guide stabilite dalle leggi dello Stato in merito a semplificazione e riforme delle amministrazioni locali.

Anche dal punto di vista economico la fusione porterò indubbi vantaggi al territorio: arriverebbero 250.000 euro per ogni comune per 5 anni dalla regione più una cifra parti al 10% dei trasferimenti statali riferiti al 2010 all’anno per 10 anni dallo stato (per Campiglia si tratta di oltre 700.000 euro l’anno) e l’azzeramento del patto di stabilità per tre anni dando la possibilità di spendere per investimenti i 7 milioni di euro nelle casse di Campiglia.

Ma è il dato politico che non convince, o almeno che convince a metà: nelle precedenti campagne elettorali vinte dalle maggioranze che guidano le attuali amministrazioni, tutti i partiti presentavano come punto fondante del loro programma l’Unione dei Comuni. Tema che è tornato ad intervalli regolari fino a pochi giorni fa, quando è stato chiaro che Campiglia e Suvereto avrebbero scelto la strada della fusione. E tutti ad affermare che l’Unione dei Comuni era già stata “superata” nei fatti, nella situazione economica e nell’apparato legislativo senza minimamente considerare che se le idee ed i programmi promessi cambiano in corso d’opera sarebbe perlomeno elegante dare qualche spiegazione dettagliata ai propri elettori. Siamo d’accordo, citando James Russell Lowell, che “solo gli stupidi non cambiano mai idea” ma in un sistema trasparente vorremmo conoscere le ragioni alla base dei cambi di strategia.

Tuttavia non è questo l’aspetto più allarmante: quella dell’Unione dei Comuni era sicuramente un’idea perfettibile, da modificare a seconda della realtà specifica della Val di Cornia e che necessitava di un lavoro difficile per la costruzione e la chiarezza delle funzioni da attribuire; ma si trattava di un’idea condivisa da tutti i comuni del territorio. Oggi vediamo ogni realtà scegliere, o almeno dichiarare di scegliere, strade diverse: c’è chi guarda verso nord, alla bassa Val di Cecina, c’è chi guarda al sud e alla provincia di Grosseto, c’è chi spera nel comune unico e chi ripropone la stessa unione.

La partenza dell’iter per la fusione tra Campiglia e Suvereto ha dato il colpo finale ad un’idea di Val di Cornia che ormai esiste solo a livello geografico e non amministrativo. Dare diverse velocità e diversi sviluppi ad un territorio che per tradizione, cultura e storia ha sempre “marciato” più o meno unito sembra essere il sintomo di una politica miope che mira soltanto a salvare il salvabile nel breve periodo senza curarsi del futuro di una realtà che per essere competitiva a livello culturale ed economico deve necessariamente procedere unita.

Solo gli stupidi non cambiano idea”, dicevamo…ma forse qui stiamo un po’ esagerando.

Andrea Fabbri

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COMUNE DEI CITTADINI: «LA DEMOCRAZIA SULL’UNIONE DEI COMUNI DURA 7 MINUTI»

«Questa è la concezione di partecipazione e coinvolgimento che ha la maggioranza di Campiglia Democratica, che poi chiamarla democratica è come definire pacifico Charles Manson (è un criminale, cantautore e musicista statunitense, famoso per essere stato il mandante di uno dei più efferati omicidi della storia degli Stati Uniti d’America, NDR).

Nel Consiglio Comunale di sabato si è discussa  la fusione del comune di Campiglia con quello di  Suvereto partendo dal diktat imposto dal Partito Democratico, in meno di un mese e senza sapere realmente a cosa andremo incontro, sanno già che la fusione s’ha da fare e per farla si deve propagandare che è giusta, innovativa ed economicamente favorevole.

Per dirlo si è mobilitata tutta la claque della maggioranza, tesserati di partito, consiglieri di altri comuni, segretari etc etc. Risultato: nessuna informazione per chi avesse voluto approfondire il tema e capirlo ma sola propaganda, volta ad enfatizzare  i pro e celando i contro di un evento storico che porta  non poche conseguenze negative.

A noi consiglieri di CDC, unici ad avere una posizione non omologata, sono stati concessi 7 minuti senza diritto di replica per spiegare i problemi, i punti critici e le possibili conseguenze per l’intera Val di Cornia. Uno schifo.

Un progetto, quello della fusione dei due Comuni, in netta contraddizione con un ordine del giorno, presentato da noi a Gennaio e votato all’unanimità, in cui si chiedeva alla Giunta di aprire una discussione sull’Unione dei Comuni di tutta la Val di Cornia.

Al Consiglio Comunale, organo che sarebbe deputato alla discussione e alla legiferazione, si va solo per ratificare le scelte prese da altri, in questo caso dalle segreterie di partito, una roba da terzo mondo e da regimi partitocratici mascherati da democrazie.

In base a quanto detto in Consiglio non si è capito nulla di quel che ci attende, di quelle che sono le alternative, le prospettive, le tempistiche, le difficoltà e le problematiche. Avevamo tante domande da porre, ma non ce lo hanno permesso. Si sa, in democrazia è meglio se non c’è chi la pensa diversamente…

A Suvereto, almeno, Il Sindaco Pioli si è preso l’onere di illustrare l’iter ai propri cittadini, si è messo in discussione, da noi il nulla, come al solito. “Tanto c’è il referendum”, questo è quello che dicono, ma non dicono che il suo esito non è vincolante e tacciono il fatto che il referendum è obbligatorio per legge, non è che ce lo concedono perché sensibili al nostro pensiero.

Fàcciano una cosa i sindaci, abbiano il coraggio di indire un referendum per chiedere ai “sudditi” se preferiscono le attuali aggregazioni confuse tra comuni o se non preferiscano l’Unione dei Comuni di tutta la Val di Cornia,  poi vediamo.

Altra nota dolente è il PDL, che nei due Comuni non ha neanche saputo tenere una posizione univoca, a Suvereto si è astenuto, a Campiglia sembrava più entusiasta del Pd. È questo il risultato, la confusione totale e la propaganda al posto dell’informazione. Terzo mondo, appunto».

Giacomo Spinelli, Consigliere cdc.

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PAZZAGLI: DIFENDERE L’AUTONOMIA DEI COMUNI PER UNA VERA POLITICA DI AREA

Abbiamo posto alcune domande a Rossano Pazzagli,  professore di Storia moderna all’Università del Molise e membro della Società dei Territorialisti, è stato sindaco di Suvereto dal 1995 al 2004 e Presidente del Circondario della Val di Cornia.

 

Cosa sta succedendo?

Una cosa molto grave: i sindaci e le maggioranze che governano Campiglia e Suvereto hanno deciso in fretta e furia di dare il via ad un progetto di fusione dei due comuni. Sulla base delle leggi nazionali sul contenimento della spesa si aggrediscono i comuni invece di ridurre davvero i privilegi e i costi della casta politica nazionale. La proposta di fondere i nostri comuni viene dal Partito democratico della Val di Cornia, facendoci credere che si tratta di una innovazione istituzionale: ma sarebbe in pratica la chiusura del Comune di Suvereto per fare un comune più grande accorpandosi con quello di Campiglia.

Suvereto (3.100 abitanti, con un territorio di quasi 100 chilometri quadrati) rischia così di scomparire, finendo sotto il capoluogo di Campiglia-Venturina (più di 13.000 abitanti). Sarebbe la fine del nome e dell’immagine di Suvereto come uno dei capoluoghi comunali d’Italia, l’arretramento del grande patrimonio economico, culturale e turistico accumulato in tanti anni.

Cosa significa?

In prospettiva la fusione dei comuni significherebbe, al contrario di quanto dicono propagandisticamente, la progressiva perdita di servizi essenziali per i cittadini e l’indebolimento del tessuto democratico locale. Chi difenderebbe più la sanità, la scuola, la posta e gli altri servizi? Smantellare i Comuni e privare le realtà locali delle istituzioni di maggiore prossimità agli abitanti costituisce una grave ferita per la democrazia e contrasta con la necessità di rilancio economico e sociale delle aree interne. È un attacco alla rappresentanza e alla democrazia territoriale. Un modo per nascondere che i problemi veri stanno al centro della politica italiana e non nei territori e nei piccoli comuni. Sono in difficoltà? Ebbene, aiutiamoli a vivere, non a morire. Non possono essere gli amministratori locali, i sindaci, a celebrare il loro funerale. Sarebbe una cosa contronatura.

Cosa succederebbe?

Suvereto, un centro che negli ultimi decenni ha saputo conquistarsi una dignità nazionale e internazionale, verrebbe ridotto a frazione di un comune più grande, senza significativi risparmi, né aumento dell’efficienza, con gravi danni per i diritti, l’uguaglianza e l’economia dei cittadini e del territorio. Nel momento in cui Suvereto era riuscito a invertire la rotta, a ricrescere come popolazione, ad attivare nuovi settori come il turismo e l’agricoltura di qualità, a conquistare marchi e riconoscimenti, qualcuno facendosi scudo di leggi inique e dirigiste propone di cancellare il Comune

Cosa si poteva fare?

La prima cosa da dire con chiarezza è che non c’è alcun obbligo di legge per fare il Comune unico. Le leggi dicono altro.  La legge nazionale 135 (spending review) dice che i comuni sotto i 5000 devono esercitare in forma associata alcune funzioni fondamentali. Il Testo unico degli enti locali (Tuel) prevede convenzioni, consorzi, unioni di comuni accordi di programma. La legge regionale 68 indica varie forme di collaborazione tra i comuni (convenzioni, unioni). Sicché gli strumenti per fare le cose insieme senza perdere autonomia ci sarebbero. Basterebbe avere la volontà politica e la lungimiranza per scegliere i migliori. L’esercizio associato delle funzioni amministrative non significa obbligo di fusione.

Ci sono modi migliori per mantenere e sviluppare i servizi ai cittadini senza perdere rappresentanza e autonomia, come dimostrano numerose esperienze di collaborazione intercomunale messe in atto nel resto della Toscana e che anche la nostra zona aveva sperimentato fino a pochi anni fa. Fare convenzioni con i comuni limitrofi, recuperare entrate, non dai cittadini, ma dalle aziende che gestiscono i servizi come l’acqua e i rifiuti, che strangolano i comuni anziché essere al loro servizio.

Si poteva, e soprattutto si deve, recuperare al più presto una visione unitaria della Val di Cornia, magari con progetti di collaborazione tipo l’Unione dei comuni, che lo stesso PD aveva messo in programma nel 2009, ma che non è stato capace di portare avanti.

La sovracomunalità in Val di Cornia?

Nel quadro regionale delle forme di collaborazione intercomunale la Val di Cornia purtroppo non c’è più. Una zona che dagli anni ’70 in poi era stata forte e all’avanguardia per le politiche sovracomunali, è scomparsa. Sono rimasti solo brandelli e macerie alle quali ora si cerca di mettere una pezza con soluzioni improvvisate, antistoriche e antidemocratiche come questa. Dopo la fine del Circondario le amministrazioni locali non hanno saputo costruire niente e sono andate ognuna per conto proprio, con Piombino che vuole andare con Grosseto, San Vincenzo che guarda a nord, Suvereto e Sassetta in difficoltà, Campiglia che vuole risolvere problemi suoi. Le amministrazioni locali dovrebbero agire secondo il criterio “Autonomi e insieme”; invece manca proprio l’autonomia e la capacità di operare insieme. Mi domando dove sia finita la capacità di governo e di elaborazione politica.

Cosa direbbe agli amministratori?

A loro dico che comprendo le difficoltà, ma gli dico prima di tutto: fermatevi, non imbarcatevi in percorsi politici che rischiano di demolire l’autonomia comunale, l’identità, la cultura, la bellezza e la qualità della vita delle vostre comunità. Difendete il vostro Comune, altrimenti passerete alla storia per aver demolito l’autonomia comunale costruita e custodita per secoli. Sarebbe uno sbaglio imperdonabile. Per Suvereto, per Campiglia e per l’intera Val di Cornia, che perderebbe uno dei capoluoghi più attivi e dinamici.

Cosa farà lei?

Cercherò di aiutare la nostra amministrazione a salvare il comune di Suvereto, non a cancellarlo. Spero che sindaco, assessori e consiglieri dimostrino attaccamento alla loro comunità piuttosto che seguire passivamente le logiche di partito. Sennò i cittadini dovranno organizzarsi e ribellarsi a questo sopruso, coinvolgendo anche quelli – e sono tanti – che nel resto della Toscana e d’Italia vogliono bene a Suvereto. E io sarò con loro.

Rossano Pazzagli

professore di Storia moderna all’Università del Molise e membro della Società dei Territorialisti, è stato sindaco di Suvereto dal 1995 al 2004 e Presidente del Circondario della Val di Cornia.

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PIOLI: «CON LA FUSIONE DI CAMPIGLIA E SUVERETO PER I CITTADINI NON CAMBIERÀ NIENTE»

Giampaolo Pioli replica all’ex sindaco Rossano Pazzagli contrario al procedimento.

Suvereto (LI) – «NON SONO per niente fissato sulla fusione con Campiglia. Insisto però su un punto: che sindaco sarei stato se non avessi presentato ai cittadini anche la possibilità della fusione?«. Il sindaco di Suvereto, Giampaolo Pioli, replica così all’intervento di ieri su «La Nazione» dell’ex sindaco Rossano Pazzagli, contrario alla fusione. Replica ricordando tutto quello che adesso il comune non è in grado di fare a causa di tagli e vincoli. «Faccio notare a Pazzagli, che non lo dice, chela fusione non solo è prevista, insieme all’Unione, dalla legge regionale, ma è addirittura “promossa” decisamente dalla Regione per i comuni “obbligati” ad associarsi, come il nostro, come dice la legge, e, forse presto, forzata. Infatti i comuni toscani che hanno aperto la procedura verso il referendum sono ad oggi 34 e altri stanno discutendo. Ma anche questo non si dice».

«Non facciamo le anime belle prosegue Pioli — con la fusione arrivano molti soldi e si allentano i vincoli di spesa. Per amministrare servono risorse, non si scappa. Era quindi doveroso far decidere i cittadini con il referendum che ci sarà. Se non avessimo aperto il percorso in tempo utile questa possibilità non ci sarebbe stata. Tante cose che erano in programma e che i cittadini ci chiedono, a causa dei tagli e dei vincoli non possono essere fatte. Sicurezza stradale: le asfaltature, la tenuta delle fosse, la messa in sicurezza di via di Vittorio e di Prata, la variante stradale alla 398. Scuola: l’ampliamento della Scuola Materna, ormai troppo piccola e già in lista d’attesa, la Scuola media, i piazzali. San Lorenzo: il Centro Civico, che rimandiamo di anno in anno, o lo stesso parcheggio, che rischia di saltare. Centro Storico: ristrutturazione del Palazzo della Loggia, regolamentazione elettronica degli accessi, manutenzione».

E prosegue: «Associazioni: non possiamo dare più contributi. Cose che si potranno fare, in caso di fusione, grazie ai contributi statali e regionali e all’uscita dal Patto di Stabilità. Forse quest’anno dovremo aumentare qualche imposta per mantenere i servizi essenziali: potremo subito diminuirle. Non possiamo assumere e le pratiche stanno ferme mesi e mesi, con difficoltà per le aziende. E così via. Davvero non dovevamo indicare ai cittadini questa possibilità? Dovevamo star fermi, ad aspettare un destino segnato, a tagliare e poi tagliare ancora? L’identità si difende così, non a chiacchiere: potendo fare cultura, aiutando le associazioni, curando il paese, migliorandone la vivibilità e l’aspetto».

Conclude Pioli: «Un impegno: per i cittadini non cambierà niente. Troveranno nel loro palazzo comunale: anagrafe, tributi, sportelli imprese, orari di ricevimento degli amministratori. Qui si riunirà, in alternanza con Campiglia, il consiglio comunale. Il risparmio vero viene dall’integrazione totale degli gli uffici, delle procedure, dei mezzi tecnici, quello che i cittadini non vedono, ma che, se funziona meglio, si riflette su di loro. Dice Pazzagli: pretendiamo i soldi che ci devono le società. Lo facciamo tutti i giorni. Ma Asa ci deve 180.000 euro. Cambieranno la situazione? Apriamo oggi un percorso che ci vedrà discutere di tutto: associazione di funzioni, unione dei comuni, fusione. Affrontiamolo, senza anatemi, senza clima da guerra civile, senza pregiudizi, con apertura e disponibilità ad ascoltare, facendo ragionare i cittadini sulla base di cifre, dati, progetti. Poi loro decideranno».

 

Scritto da il 9.4.2013. Registrato sotto Foto, politica, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

3 Commenti per “CAMPIGLIETO: CHIARAMENTE UN MATRIMONIO D’INTERESSE. MA PER CHI?”

  1. piero lisini

    SUL COMUNE UNICO
    La sfiducia nelle istituzioni, anche se in maniera diversa e meno infamante ( ma pur sempre giustificata ) sta serpeggiando anche nell’opinione pubblica locale per cui mi sento in dovere di esprimere un parere sulle decisioni e sulle posizioni del PD della Val di Cornia a favore del comune unico. Siccome di promesse e di trovate politiche molti di noi ne hanno piene le scatole (basta rifarsi ai mesi e agli anni passati in cui si è detto e pensato più di quello in cui si è creduto di fare realmente) penso che anche la proposta di formare un comune unico tra Campiglia e Suvereto, anziché essere una saggia scelta di politica economico-democratica, sia l’espressione di un chiaro interesse di partito improntato alla preparazione di nuovi incarichi destinati ai propri dirigenti ( d’altra parte, il partito che amministra questo territorio ha sempre fatto così). Insomma, chi pensa che più la torta si allarga più ci sarà la possibilità di mangiare, deve riflettere che l’aggiungere posti a tavola toglierebbe la fame di alcuni invitati, ma non certo quella di tutti.

    Si dice che il percorso istituzionale sull’accorpamento dei comuni potrebbe portare circa 9,5 milioni di euro in più a disposizione ma anziché invogliare a sopprimere entità utili alla nostra zona, accecati da promesse la cui validità è tutta da dimostrare, non sarebbe meglio togliere le province, distanti dai reali interessi delle comunità, e con i soldi risparmiati finanziare i comuni esistenti invitandoli ad unire le loro funzioni invece di demolire ciò che è stato costruito nei secoli ? Del resto lo stesso PD aveva propagandato il progetto dell’ unione dei Comuni, cioè di una politica comprensoriale unitaria che doveva partire già dal 2009, dopo la soppressione del Circondario.

    Unire i nostri comuni è diverso dal creare un “comune unico”, porterebbe a risparmiare e ad ottimizzare le diverse funzioni mantenendo l’identità, la storia e la cura del territorio che sono la base del futuro, che non sono costi bensì risorse di ogni nazione. Lasciando intatta ogni istituzione comunale si manterrebbe anche la distinzione demografica, il senso di appartenenza al proprio comune, mentre sopprimendola si andrebbe inevitabilmente al declino di decine e decine di valide seppur affannate amministrazioni. E poi, alla fine, non ritengo giusto il proverbio che dice “i più tirano i meno”: da vecchio campigliese, insomma, non vorrei veder modificato nemmeno il nome del comune in cui sono nato, da secoli emblema di tutta la vallata, come da attuale residente suveretano non vorrei si cancellasse l’identità di un paese millenario che negli ultimi decenni ha fatto grandi passi in avanti meritando la stima e l’apprezzamento di tutti.

    Riconosco che questo sentimentalismo strida molto con la contingenza, con la crisi attuale, con le scelte politico-economiche da intraprendere, ma credo che, al di fuori da tutto questo, si possa o almeno si debba anche cercare di mantenere l’autonomia e la dignità di ciascuno, cercando di creare un’unione funzionale tra tutti i comuni della Val di Cornia che possa garantire il futuro a ciascuna sua comunità senza snaturare la storia, il territorio e le abitudini dei suoi abitanti.

    Piero Lisini
    (laureato in storia contemporanea)

  2. sasso indigesto

    A proposito dell’articolo di “Comune dei cittadini etc.” cito:
    “ratificare le scelte prese da altri, in questo caso dalle segreterie di partito, una roba da terzo mondo e da regimi partitocratici mascherati da democrazie.”
    Questo è tutto, signore e signori.

  3. andrea

    anche se il referendum li boccerà, sindaco e consiglieri del pd passeranno alla storia come coloro che volevano chiudere il comune di Suvereto. Bravi, davvero un bell’onore.

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