SEL VAL DI CORNIA: «RECUPERIAMO LE POLITICHE SANITARIE»
Pochi giorni fa sulla stampa locale è stato pubblicato l’intervento di Monica Calamai, direttore generale dell’ASL 6, durante la conferenza stampa in cui sono stati commentati dei risultati che il laboratorio MES del Sant’Anna di Pisa ha elaborato a proposito della sanità pubblica. Queste dichiarazioni e i dati del MES hanno provocato una reazione a livello locale, e SEL Val di Cornia ha voluto commentare la notizia.
La Calamai, che a breve lascerà il suo incarico alla ASL 6 per andare a dirigere l’ospedale fiorentino di Careggi, mette l’accento sulle problematiche dell’assenteismo e gli infortuni sul lavoro, ma anche sui punti di forza del suo operato: «Specifico – dice la direttrice generale – che l’obiettivo non è avere un’eccellenza, ma un buon funzionamento delle strutture in modo da garantire servizi ai cittadini. Sulla rete ospedaliera è stato fatto un gran lavoro, sono stati aperti 4 ospedali di comunità, ci sono hospice nelle varie zone della provincia, l’attività di assistenza domiciliare integrata è stata garantita sette giorni su sette, abbiamo attivato il Cuptel e le prenotazioni degli esami in farmacia».
Pubblichiamo di seguito il commento di SEL Val di Cornia che si dichiara allarmato di fronte alla condizione in cui versa la sanità toscana e italiana.
«I dati pubblicati dal Sant’Anna sullo stato della nostra azienda sanitaria sono sconcertanti: l’indagine del MES ha bocciato l’ASL 6 per quasi la metà degli indicatori usati nella ricerca: su 40 indicatori analizzati, l’ASL 6 ne ha ben 18 con risultato scarso o pessimo. I vertici aziendali e l’assessore regionale si affannano a dire che i risultati non sono né consolidati, né definitivi e che in molti casi si sono registrati errori di calcolo; che il trend è quello del miglioramento rispetto ai dati di partenza e che su alcuni punti sono stati raggiunti gli obiettivi fissati dalla regione.
Da parte sua, la direttrice Calamai, prima responsabile della maglia nera attribuita all’azienda sanitaria da lei diretta, e che dopo tale bocciatura viene destinata a dirigere il più importante ospedale della Toscana, ha pensato bene di scagliarsi contro i lavoratori dell’azienda, accusandoli di assenteismo in un goffo e inaccettabile tentativo di addossare a loro le responsabilità delle attuali politiche sanitarie. Ci ricorda tanto l’ex ministro Brunetta e la sua improduttiva campagna contro assenteisti e fannulloni. La verità è che i lavoratori del comparto stanno lavorando con molte difficoltà, per la riduzione degli organici, per la precarietà che anche in questo settore si sta affermando, per le ristrutturazioni organizzative che sono state loro imposte e per ritmi di lavoro spesso molto pesanti: con contratti ormai bloccati da anni. Il tutto in un clima che si fa sempre più pesante , per i tagli e le difficoltà crescenti cui devon far fronte quotidianamente.
La verità è che la sanità, in Toscana come in Italia, stà subendo pesanti colpi e le ricette sono sempre le stesse: tagli ai servizi e aumento delle spese a carico dei cittadini. Dietro espressioni asettiche, quali “riorganizzazione” e “ottimizzazione” si cela in realtà il progressivo smantellamento del servizio sanitario pubblico, dovuto alla contrazione dei servizi e all’aumento delle spese da parte dei cittadini. Tanto che si sta sensibilmente riducendo la domanda di prestazioni sanitarie da parte delle fasce più deboli, che rinunciano a curarsi o a fare prevenzione, a fronte di un accresciuto ricorso alla sanità privata da parte di chi può permetterselo. Lunghissime liste di attesa per le prestazioni diagnostiche e ambulatoriali, tickets onerosi, fanno si che il ricorso al privato appaia sempre più come una valida e più economica alternativa. L’importante riduzione dei posti letto non è stata accompagnata da un adeguato potenziamento delle strutture territoriali, che anzi sono destinate a un’ulteriore contrazione: dietro affermazioni altisonanti e prive di significato reale, sta passando lo smantellamento dei distretti socio-sanitari. In soldoni, si va verso una centralizzazione dei servizi con tagli alle periferie, proprio quando l’invecchiamento della popolazione richiederebbe una maggiore capillarità di intervento sul territorio.
Per noi ottimizzare non significa tagliare per risparmiare, ma qualificare e migliorare, cioè erogare buona sanità senza pregiudicare il diritto alla salute dei cittadini. Riteniamo che si debba rivedere il perverso meccanismo dei dividendi per il raggiungimento degli obiettivi tra le dirigenze aziendali, così come le nomine, gli stipendi e le responsabilità dei dirigenti. Riteniamo che i direttori non devono più essere emanazione di una giunta politica ma scelti con trasparenza avendo come unico obiettivo non il taglio dei servizi ma il bene dei cittadini tutti come stabilito dal’art. 32 della Costituzione.
Siamo consapevoli che la gestione aziendalistica della sanità non permette di rispondere a questa esigenza, perché considera la salute come una “merce” da gestire nell’ottica delle cifre e dei bilanci. Così come non permette di percepire il ruolo della prevenzione, che invece costituisce l’unica garanzia per una reale riduzione della spesa pubblica.
Dobbiamo recuperare il senso sociale e civile delle politiche sanitarie».
Sinistra Ecologia Libertà
Piombino Val di Cornia
questo articolo è scritto bene e definisce chiaramente la qualità dei “manager” tanto osannati dalla regione toscana per rendere la sanità un esempio di qualità nel servizio erogato ai cittadini, i risultati parlano da soli e sono di fronte agli ochi di tutti, inutile ogni altro commento!