MODE DI PALAZZO TRA PD E PDL?
L’EDITORIALE di Giuseppe Trinchini
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Corriere Etrusco “numero 15” del 12 Luglio 2013.
Dal 22 aprile, giorno del giuramento alla Camera di Giorgio Napolitano II (primo caso nella storia Italiana di riconferma del Presidente della Repubblica) si gettavano le fondamenta di quello che poi sarebbe stato il governo “di servizio” (meglio detto delle larghe intese) presieduto da Enrico Letta, del PD insieme ad Angelino Alfano del PDL, capo e vice, (entrambi ex Dc).
Su questo esecutivo (garantito, patrocinato e “sostenuto” da Napolitano), nato con l’ obiettivo di accelerare sulle riforme strutturali per portare l’Italia fuori da una delle peggiori crisi economiche degli ultimi decenni, hanno pesato sin dai primi giorni come una spada di Damocle le vicende personali-giudiziarie del vecchio leader del PDL, Silvio Berlusconi e le promesse elettorali fatte durante la campagna elettorale dal centro-destra: abolizione dell’Imu (introdotta dallo stesso PDL) e annullamento dell’aumento di un punto percentuale dell’Iva; misure bocciate dai principali istituti economici europei e mondiali a causa della precarietà dei conti italiani. Tra falchi e colombe stiamo vedendo di tutto, ma la cosa che si nota sempre di più (o sempre di meno a seconda del punto di vista) è la sempre meno marcata differenza d’impostazione tra i parlamentari del PD e del PDL (esclusa qualche eccezione che però inizia ad assomigliare alla mosca bianca). Simili nel look e nel modo di parlare, spesso fanno dichiarazioni che si distinguono solo nelle sfumature, ma che poi però spesso arrivano a conclusioni simili. Confermando spesso nei fatti le affermazioni del “nemico comune” Beppe Grillo che già da qualche tempo li chiama “Piddielle e Piddi meno elle”.
Ma la cosa più preoccupante è che questo “conclave” di governo sembra stia prendendo piede anche a livello locale. Emblematica la vicenda della riunione per approvare il bilancio di previsione 2013 del Comune di Piombino, svoltasi pochi giorni fa: come ci ha segnalato il consigliere comunale di FLI, Giampiero Amerini, alla votazione della mattina mancava il numero legale per la fuoriuscita per protesta di tre consiglieri di opposizione. La riunione è stata riconvocata nel pomeriggio dello stesso giorno e, in questa occasione, il numero legale è stato garantito da un consigliere di minoranza del PDL. Tutto questo con il beneplacito del Presidente della II Commissione, guarda caso, anch’egli del PDL. Larghe intese, allargamento della maggioranza o collaborazione esterna, come è stata definita nei vari interventi in Consiglio Comunale, cambia poco. Rimane il fatto che, nella riunione della commissione, una parte della minoranza ha salvato la maggioranza, e c’è chi è disposto a giurare che fosse anche pronta, in caso di necessità, a votare l’immediata eseguibilità per il bilancio.
Resta da capire come sia possibile che due schieramenti che per vent’anni si sono scontrati profondamente (ma a molti viene ormai il dubbio che sia stato solo uno scontro formale) su ogni questione politica, siano arrivati a vivere in questa “strana” simbiosi, con buona pace dei milioni di elettori che sono andati alle urne lo scorso febbraio credendo di votare per due visioni alternative dell’Italia.