VENTURINA: ITALIAN FOOD RISCHIA DI CHIUDERE?
La campagna del pomodorificio Italian Food si chiuderà con quasi un mese di anticipo con la probabile perdita dello stipendio per 150 lavoratori stagionali.
«Gli agricoltori – dice Petti, A.D. del gruppo – ci obbligano ad accettare un prezzo di 120 euro a tonnellata di pomodoro contro gli 86 del prezzo di partenza, poi saliti a 100, altrimenti non ci consegneranno il prodotto. Con questo prezzo – prosegue Petti – ho dovuto accettare forniture per altri 2-3 giorni in modo da completare le produzioni urgenti, altrimenti dovremmo pagare penali per mancata consegna. Poi si chiude: non possiamo lavorare con prezzi più alti del 20% di quanto previsto in programmazione». Per esaminare la situazione c’è stato un incontro fra Italian Food, amministrazione, Asport, Cia, Confagricoltura e Coldiretti. In una nota del Comune si parla di accordo raggiunto per far proseguire la produzione, ma l’ad Petti non concorda.
«Non è stata trovata alcuna soluzione – dice Petti – sono soltanto stato obbligato ad accettare il prezzo di 120 euro a tonnellata altrimenti non ci avrebbero consegnato i pomodori». Ma queste parole non convincono l’assessore alle attività produttive di Campiglia, Pedroni: «Le dichiarazioni di Petti mi lasciano allibito. Non coincidono con le conclusioni che abbiamo raggiunto in Comune». «Nell’incontro – afferma l’assessore – si è stabilito il prezzo di 120 euro a tonnellata e la consegna di circa 50 mila quintali di pomodoro. Tutti hanno concordato sul fatto che ci sono mediatori provenienti dal sud che stanno facendo concorrenza sleale. Alla fine, però, la soluzione su prezzo e quantità è stata raggiunta ed era d’accordo anche Petti».
Intanto i lavoratori scendono in campo a difesa dei loro posti. Tramite una nota sindacale ricordano che «il nodo centrale a questo punto è diventato il prezzo della materia prima, troppo elevato. Questo prezzo attualmente è già del 20% superiore a quello contrattato con gli agricoltori – si legge – proprio per poter definire i contratti di vendita con la grande distribuzione. Tutto ciò aveva permesso di poter effettuare gli approvvigionamenti necessari per le produzioni, con la relativa assunzione degli stagionali, oltre ai lavoratori fissi. Tuttavia la delusione che avvertiamo – prosegue la nota – nasce dal fatto che, a fronte della concorrenza sleale di alcuni commercianti a farne le spese sono le aziende come l’Italian Food». Anche la CIA, Confederazione Italiana Agricoltori, tramite Marino Geri, interviene sulla vicenda: le ultime dichiarazioni aziendali non hanno convinto troppo. Per Cia il tema centrale è la costruzione di un complesso agricolo-industriale che, attraverso una attività organizzativa e tecnica «riesca a far recuperare valore aggiunto al comparto, considerato che la sfida del mercato non si gioca solo sul prezzo della materia prima».
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