EDITORIALE: LAMPEDUSA TRA DOLORE E VERGOGNA
L’EDITORIALE di Giuseppe Trinchini
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Corriere Etrusco “numero 26” del 4 ottobre 2013.
EDITORIALE: LAMPEDUSA TRA DOLORE E VERGOGNA
Mercoledì notte a Lampedusa è avvenuta la più grande tragedia dell’immigrazione nel Mediterraneo, di fronte all’isola ormai frontiera d’Italia: centinaia di morti, profughi eritrei e somali in fuga dal loro Paese, a bordo di un barcone affondato vicino alla Spiaggia dei Conigli. 151 i sopravvissuti dell’imbarcazione che conteneva stipate all’inverosimile circa 500 persone.
Lampedusa non è solo la frontiera italiana, ma è la frontiera che segna il confine dell’Europa con l’Africa. E allora l’Europa deve essere messa una volta per tutte di fronte a questa responsabilità, per affrontare il tema e realizzare un accordo tra tutti gli Stati membri affinché il rifiuto e l’accoglienza siano funzioni condivise (politicamente e finanziariamente).
Il primo obiettivo è avviare una lotta internazionale agli scafisti e al traffico di disperati, cosa che spesso non viene affrontata dagli Stati mediterranei a causa delle situazioni complesse interne. Non si può negare l’accoglienza a chi fugge da situazioni di guerra, miseria disumana, carestie o violazioni sistematiche dei diritti umani, ma il flusso deve essere in qualche modo disciplinato, e con estrema urgenza, anche creando corridoi umanitari sicuri e controllati in Africa e nel Medio Oriente, per garantire la sicurezza di chi fugge, ma anche di chi, come il nostro Paese, accoglie i profughi.
Secondo, i Paesi dell’Unione Europea devono inviare uomini, mezzi aerei e navali, allestire ospedali da campo e tutto ciò di cui c’è bisogno nelle zone dove avvengono gli sbarchi, per supportare gli sforzi immani e ormai insostenibili della popolazione locale e delle forze dell’ordine italiane che si prodigano ogni giorno per salvare la vita del “popolo dei barconi”, mentre altri Paesi, come Malta, fanno finta di non vedere.
E naturalmente bisogna anche distribuire gli immigrati accolti in Italia in tutto il territorio europeo: non può l’Italia da sola sostenere una pressione immigratoria che inevitabilmente genera disperazione e criminalità e si ritorce negativamente non solo sugli italiani, ma sugli stessi immigrati, costretti a vivere di espedienti in un Paese dove la disoccupazione giovanile è arrivata al 40%.
E come non sostenere le parole forti di Papa Francesco che questo giovedì, a conclusione del discorso celebrativo per i 50 anni dell’Enciclica “Pacem in Terris”, ha commentato “Parlando di pace, parlando della inumana crisi economica mondiale, sintomo grave della mancanza di rispetto per l’uomo, non posso non ricordare con grande dolore le numerose vittime dell’ennesimo tragico naufragio avvenuto oggi a largo di Lampedusa”. “Viene la parola vergogna. È una vergogna”.
Non sarà quindi il lutto nazionale proclamato in Italia per venerdì, né le lacrime di coccodrillo del politico di turno davanti al telegramma del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, che ha inviato il presidente del Consiglio Enrico Letta “a venire a Lampedusa per contare i morti”, ma solo un’azione di contrasto forte a livello internazionale degli scafisti e del traffico di disperati, e una responsabilizzazione degli altri Paesi dell’Unione europea di fronte all’accoglienza dei profughi potrà risolvere o mitigare questo fenomeno che ha finora causato almeno 5000 morti della disperazione.
Giuseppe Trinchini
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