LUCCHINI: SERVE UN INTERVENTO FORTE DEL GOVERNO
L’altoforno Lucchini dovrebbe fermarsi il 20 novembre: Piombino è scesa in piazza il 3 ottobre per dire di “No” e non ha manifestato da sola. Il corteo, partito da via della Resistenza, era affollato, colorato e rumoroso: le bandiere indicavano il partito politico, il sindacato oppure l’associazione di appartenenza, i baluardi delle province livornesi dichiaravano la partecipazione di Campiglia M.ma, Cecina, Follonica, San Vincenzo e Suvereto, le divise mostravano che a sfilare con i nostri operai c’erano quelli di Condove, Genova, Lecco, Novi Ligure, Nuovo Pignone, Taranto e Terni, gli striscioni racchiudevano l’essenza della protesta («Piombino non deve chiudere»), i fischietti facevano rumore per richiamare l’attenzione. Ed è proprio di attenzione che necessita la nostra città, l’attenzione del Governo: dopo anni di gestioni private che hanno sfruttato lo stabilimento senza reinvestire nella manutenzione e nell’innovazione, istituzioni e sindacati chiedono l’intervento dello Stato per scongiurarne la chiusura.
Il sindaco Anselmi apre il comizio, tenutosi in Piazza Bovio, anticipandone i temi focali: «l’altoforno deve vivere» e «La Lucchini può essere oggetto di nuovi investimenti, ma senza l’appoggio del Governo avremo altre manifestazioni da fare».
Seguono tre rappresentanti RSU: Lorenzo Fusco di Uilm e Roberto Tuci di Fim concordano nel dire che «l’altoforno non deve essere chiuso a novembre, ma deve continuare la sua attività minimo fino al dicembre 2015, finché non ci sarà un progetto definitivo in grado di indicare un’alternativa, come il Corex», mentre Mirko Lami di Fiom precisa che «Non si può vivere di solo turismo, il Paese deve vivere sull’industria e noi siamo qua perché queste fabbriche possono essere il futuro».
Il governatore Rossi rassicura sul fattore inquinamento, che da noi non rappresenta un problema, e aggiunge che l’Europa ha grande bisogno d’acciaio e Piombino potrebbe sopperire a tale fabbisogno. Altra questione centrale, affrontata in chiusura da Camusso, è quella del porto: Rossi dichiara che «noi come Piombino vogliamo essere il primo porto europeo che si candida alla rottamazione delle navi: sarà lavoro e sarà lavoro di alta qualità».
Angeletti di Uil ha puntualizzato che l’acciaio che si fa con gli altoforni non si può fare con il forno elettrico: serve il ciclo integrale, come avviene in Europa, per avere un acciaio di qualità e renderlo competitivo. Bonanni di Cisl ricorda la vertenza nazionale sostenuta dai sindacati: la questione Lucchini non è un problema della Val di Cornia, ma del Paese, quindi i sindacati stanno aspettando la convocazione da Enrico Letta per parlargli «di Piombino, dell’acciaio, dell’industria», dell’altoforno che non può chiudere perché perdere le commesse vuol dire non riceverne più; l’incontro, sfumato lunedì scorso, è atteso a giorni.
Chiara Bellucci
LUCCHINI: SERVE UN INTERVENTO FORTE DEL GOVERNO: Il segretario CGIL Camusso sul palco di… http://t.co/JzAv8GfJOh
Quanta pena nel sentire la vecchia storia recitata dagli oratori dal palco di piazza Bovio.
Lingue biforcute, dicevano gli indiani d’america quando ascoltavano bugie e imbrogli.
Vergogna, si sono preoccupati di ordinare il pranzo li sotto per non perdere troppo tempo e saziare subito la fame.
Qui a Piombino fra poco non metteremo più insieme il pranzo con la cena e questi si fanno subito apparecchiare un pò di pesce fresco visto che sono stati obbligati a venire .
Siamo in volo dentro al burrone, manca poco allo schianto.
Bisogna nazionalizzare, l’intervento di lino non lo capisco.