COPPOLA: «SENZA UNA COALIZIONE, VITTORIA FACILE DEL PD»
Abbiamo intervistato Luigi Coppola, segretario provinciale dell’Udc per fare un bilancio sull’operato dell’amministrazione piombinese e sulle prospettive del suo schieramento in vista delle prossime amministrative. Ecco cosa cosa ci ha raccontato.
In un suo recente intervento ha detto di essere stanco di essere un moderato. Vuole spiegare meglio questa affermazione?
Sono intervenuto all’assemblea popolare a Roma ed ho detto chiaramente che non si può essere moderati nei toni quando si vuole affermare le prprie ragioni, altrimenti si rischia di essere inefficaci. Purtroppo il populismo dirompente ha contagiato pesantemente l’opinione pubblica ed oggi le frasi ad effetto, talvolta totalmente prive di contenuti, colpiscono direttamente gli elettori. Ebbene, dobbiamo essere anche noi capaci, con i dovuti toni, a far passare messaggi precisi, ma al contrario ricchi di significato e non utili solo a raccogliere consenso. Ovviamente poi ciascuno capirà ciò che vuole, io personalmente ho sempre cercato di essere incisivo.
Stiamo entrando in campagna elettorale per le comunali: qual è la posizione dell’UDC di Piombino? Vede delle possibili svolte per il futuro del suo partito a livello locale?
Sinceramente abbiamo incominciato da poco a discutere di elezioni amministrative e non abbiamo ancora un’idea precisa, oltretutto io personalmente ho dubbi sul mio impegno diretto. Credo comunque che oramai sia arrivato il momento di riflettere sull’utilità dei contenitori tradizionali rispetto a processi politici locali che rispetto a 5 anni fa hanno completamente stravolto i riferimenti consolidati. Oggi ci sono nuovi fermenti che sicuramente non sarà possibile inquadrare nell’ambito di partiti definiti e pertanto vi sarà, a mio avviso, un ampio ricorso a formule di puro civismo. Nonostante ciò ritengo che senza riferimenti nei livelli istituzionali superiori difficilmente si possa riuscire ad essere incisivi, poiché a livello locale talvolta devono essere fatte scelte che hanno indiscutibilmente bisogno di rapporti stretti con la Regione, con il Parlamento ed anche con l’Europa. Un esempio possiamo trarlo dalle vicende che stiamo affrontando rispetto alla crisi della siderurgia.
Qual è stato, se c’è stato, l’errore più grande dell’attuale amministrazione piombinese? Come vede in generale la situazione dopo nove anni di governo Anselmi?
Credo che quando si governa si rischia di fare errori, nonostante ciò dico chiaramente che gli amministratori non sono certamente stati aiutati dal continuo proliferare di leggi, peraltro fatte male e difficilmente comprensibili. Inoltre la crisi generale ha colpito pesantemente gli enti locali i quali hanno pagato conseguenze pesanti superiori alle loro oggettive responsabilità. L’amministrazione di Piombino credo che abbia avuto soprattutto difficoltà nel prendere decisioni precise rispetto alle cose utili da fare, perdendosi dietro a progetti faraonici difficilmente realizzabili. Vi sono molti esempi e tutti per un motivo o l’altro si sono arenati, procedendo esclusivamente su un’infinità di accordi di programma che non hanno portato a nulla. Oltretutto vi sono state una serie di prese di posizione che erano più funzionali a pesi e contrappesi nell’ambito della maggioranza che a determinare vere e proprie svolte amministrative. Certamente per molti fattori diversi, anche di carattere generale, sotto ogni profilo c’è stato un peggioramento della qualità della vita nella nostra città. Se posso spezzare una lancia a favore del Sindaco: ritengo che si sia speso molto dal punto di vista dell’impegno personale e sotto il profilo emotivo, ovviamente rispetto ai risultati su molte cose non sono d’accordo e credo di essermi espresso in modo chiaro durante tutta la legislatura.
La siderurgia locale è in grave crisi: su cosa dovrebbe puntare la città oggi per il rilancio economico? Partito di governo e sindacati hanno fatto tutto il possibile per mitigare questa grave situazione?
La crisi della siderurgia ha origini lontane, ricordo che qualcuno già 25 anni diceva chiaramente che prima o poi saremmo arrivati al punto in cui siamo oggi, ma i sordi sono stati tanti e si è continuato a pensare che le fabbriche sarebbero comunque sopravvissute, nonostante ciclicamente sono stati persi molti posti di lavoro e siamo convinti che questo stillicidio non si fermerà. E’ mancata la capacità di creare alternative concrete differenziando l’economia locale, ovviamente la responsabilità è anche di chi in questo territorio ha fatto impresa e non solo di chi ha amministrato. Insomma tutti indifferentemente hanno munto dalla grande mucca ed oggi se venisse a mancare, sarebbe dura e, nel breve termine, impossibile da sostituire. Credo che non ci sia mai stato un livello di sviluppo culturale che educasse a costruire percorsi economici alternativi; in effetti sotto il profilo formativo l’offerta, a parte quella legata al comparto siderurgico, è sempre stata pressoché assente e quel poco che c’era è stato fatto fallire per precise responsabilità della politica locale: non dimentichiamoci la vicenda della SIDERFOR. Su questa questione dovremo porre attentamente l’attenzione, utilizzando i contributi europei per fare vera formazione professionale e non come strumento di ammortizzazione sociale, come troppo spesso è accaduto fino ad oggi.
Il turismo ha sviluppato una sua vocazione legittima, ovviamente minoritaria rispetto ad altre realtà per la presenza impattante dell’industria, ma ciò è avvenuto attraverso soluzioni isolate: basti pensare che gran parte delle presenze registrate nel nostro comune sono da accreditarsi ai campeggi della costa est. Purtroppo c’è stata mancanza di scelte strategiche: basta pensare alla Parchi, che avrebbe dovuto essere punto di riferimento per la promozione territoriale in collaborazione con gli operatori privati, invece ci siamo trovati fra le mani uno strumento che di fatto è un peso per le casse comunali. Andrebbe riformata totalmente rendendola autonoma ed efficiente, insomma un volano di sviluppo per un settore che esiste e che andrebbe tutelato con servizi e con sostegni precisi, evitando che si incentivino le seconde case (stile Fabbricciane) o che si permetta a chi non lo può fare di permettere l’esercizio ricettivo. Inoltre servirebbero piccoli interventi nelle diverse realtà produttive della filiera agricola ed industriale che garantiscano una ripresa dell’occupazione in modo ciclico e differenziato, come è accaduto in realtà limitrofi che nonostante la crisi, riescono a sopravvivere. Insomma la politica dei piccoli passi.
Certamente verranno tempi migliori e dovremo farci trovare pronti a cogliere le opportunità, sarebbe potuto essere utile un Regolamento Urbanistico dinamico, invece quello in procinto di essere approvato è a nostro avviso banale ed impostato esclusivamente su interventi pubblici, peraltro senza risorse disponibili. Resta ancora il tempo per le osservazioni e ci impegniamo a sostenere alcune tesi utili allo sviluppo futuro a vantaggio di professionisti ed imprenditori edili, nonostante l’incomprensibile ostracismo della maggioranza.
Il proliferare di liste civiche di tutti i “colori” è un aiuto per la politica o un ulteriore limite?
Le liste civiche sono una risorsa, come lo sono tutte le esperienze che portano all’impegno pubblico, se animate dalla volontà di mettersi al servizio della comunità. Allo stesso tempo è opportuno che ci sia un obbiettivo chiaro e preciso, che può essere anche di semplice testimonianza, ma allora serve una forte base valoriale, altrimenti di aggregazione per costruire una seria proposta di governo. Non è facile discutere delle prossime elezioni amministrative senza tener conto del quadro politico generale fortemente disastrato. Proprio per questo motivo serve una proposta seria che tenda a costruire un percorso che veda le diverse forze in campo, tradizionalmente all’opposizione, unirsi per dar luogo ad una credibile alternativa. Si devono mettere da parte i personalismi, ed aprire un confronto per elaborare un progetto ad ampio respiro. Se al contrario qualcuno volesse continuare a favorire lo schema consolidato del potere locale, è bene che lo dica chiaramente senza sotterfugi.
L’UDC di P. F. Casini si definisce “l’estremo centro”. L’UDC piombinese non rischia di “morire” di troppo centro?
Stiamo andando oltre l’UDC (che peraltro non è di Pierferdinando Casini) ed il percorso è già iniziato da tempo, come dimostra l’assemblea popolare di sabato scorso a Roma, in cui ho avuto l’onere di intervenire per la mia componente, che dovrà condurci alla costituzione della sezione italiana del Partito Popolare Europeo. Per quel che riguarda Piombino non mi sembra che possiamo collocarci in una posizione politica tradizionale e la solitudine forse l’abbiamo sentita perché noi abbiamo fatto un’opposizione seria e coerente con il mandato assunto con gli elettori, mentre altri della minoranza si sono persi per strada. Per il resto il rapporto con i cittadini è stato costante durante tutta la legislatura ed il fatto che molti di costoro ci contattino per le questioni inerenti la nostra comunità ci fa capire che il nostro impegno è stato riconosciuto. Ci sentiamo tutt’altro che soli: anche per le prossime amministrative non è detto che non si possa trovare una soluzione, anche di tipo civico, che ci veda protagonisti in un ampio schieramento che abbia progetti e programmi concreti. Certamente non ci presteremo a giochetti di bassa lega e se non vi fossero condizioni per un progetto serio, ovviamente per responsabilità altrui, saremo pronti a scendere in campo con ottime credenziali e sinceri nuovi compagni di viaggio.
Finito Berlusconi continuerà a vivere il “berlusconismo” di destra e di sinistra? Come cattolico crede che sia giunta davvero l’ora di tornare a esempi concreti di vera morale?
Il “berlusconismo” oramai è nella società civile e la ricerca continua di un leader che incarni le speranze lo dimostra, anche se alla fine servono squadre capaci e preparate per trovare le soluzioni ai problemi e non uomini soli al comando. Sulla fine della persona e del politico non mi esprimo, in quanto le sorprese fanno parte della storia di questi ultimi 20 anni. Come credente, ma anche come cittadino comune, credo che l’etica e la morale siano fondamentali per guidare il comportamento umano nella società civile, il problema è che se non vi sono valori importanti di riferimento tutto diventa inutile. Purtroppo mancano profili educativi adeguati che aprano una parentesi importante dal punto di visto antropologico su cui dovremmo soffermarci tutti: in particolare chi ha maggiori responsabilità nell’ambito culturale.
Si faccia una domanda, si dia una risposta?
Sono tante le domande che mi pongo ogni giorno ed alle quali non so rispondere. Talvolta è una sensazione strana che mi rende insicuro, ma allo stesso tempo mi accorgo che i dubbi che ho sono la forza per andare avanti nella ricerca di risposte.
Giuseppe Trinchini
Dice Coppola “L’amministrazione di Piombino credo che abbia avuto soprattutto difficoltà nel prendere decisioni precise rispetto alle cose utili da fare, perdendosi dietro a progetti faraonici difficilmente realizzabili.” Caro Coppola, erano troppo occupati a favorire le attività edilizie del compagno Berrighi e soci, (ultimamente c’era da fargli le fognature a Baratti per il residence del Casone), ma che si vuole di più da dei poveri amministratori di paese….?