DISCONTINUITÀ DAL PASSATO: L’ARMA VINCENTE DI CUPERLO
Piombino – La campagna elettorale per le elezioni primarie del PD è in dirittura d’arrivo e mercoledì 4 dicembre sono stati presentati alla stampa i candidati livornesi a sostegno di Cuperlo per l’assemblea nazionale.
Valerio Fabiani, segretario riconfermato di Federazione e in lista al terzo posto, ha aperto la conferenza, tenutasi nel gazebo in piazza Gramsci, diventato ormai «la vera sede del comitato Cuperlo».
«Sostengo Gianni Cuperlo perché è amico di questa città, ha frequentato questo territorio ‒ spiega Fabiani ‒ La sua proposta è la più alternativa rispetto al ventennio passato». Ai danni prodotti dalla Destra in Italia e a Piombino, ben visibili nei mancati investimenti sulla Lucchini durante gli anni d’oro della siderurgia, Fabiani risponde con il voto per Cuperlo, la cui proposta è quella «più netta» rispetto agli altri candidati: «le ragioni per cui l’ho scelto vanno al di là del modello di partito, del modello di società e dell’idea politica da lui rispecchiati e si concentrano sulla necessità che il Paese ha di una Sinistra e di discontinuità col passato».
Federico Mirabelli, metalmeccanico quinto in lista, torna sul tema del bisogno di discontinuità con le teorie politiche precedenti, discontinuità che appare nel progetto politico di Cuperlo. Segue un confronto fra le posizioni di Renzi e quelle dello sfidante su questioni quali il lavoro, il futuro dei giovani e gli esodati: «Renzi vuole meno regole nel lavoro, ma ciò che serve sono più leggi e più regole. La flessibilità va regolamentata in modo che i contratti diano certezze ai giovani e la riforma Fornero va modificata per introdurre criteri di equità. Il progetto politico di Cuperlo può riuscire a tenere insieme il mondo del lavoro, mentre Renzi divide quest’ultimo e le categorie economiche».
Yari De Filicaia, capolista di Livorno, ribadisce che «Cuperlo è un elemento di discontinuità, Renzi di continuità». De Filicaia sa bene che stare dalla parte di Cuperlo è una scelta difficile, ma convinta e non di necessità dato che il suo candidato non è dato per vincente: «Noi non stiamo eleggendo il candidato premier e Cuperlo rappresenterebbe un punto fermo per vari anni». Cuperlo non sarebbe solo un capo perché un partito non ha bisogno soltanto del leader, ma di un’identità politica marcata dato che il segretario di partito deve costruire la classe dirigente e allo stesso tempo occuparsi delle parti sociali: «privatizzare e licenziare non rispecchia il mio partito».
Sesta in lista è Denata Demiri, di origine albanese e residente a Livorno dal 1999: “renziana pentita”, sostiene Cuperlo da quando si è accorta che da una parte contava solo il suo voto e dall’altra ciò che pensava. Presidente della Comunità Albanese, dichiara che gli albanesi si sono ben integrati con gli italiani, ma che la crisi evidenzia le situazioni più fragili e gli stranieri ne risentono molto. Chiude con una sollecitazione: «Faccio un appello agli stranieri: scegliere la strada più difficile, ma più sicura».
Chiara Bellucci