EDITORIALE: VAL DI CORNIA, CHI PAGA IL CONTO?
L’EDITORIALE di Giuseppe Trinchini
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Corriere Etrusco “numero 36” del 13 dicembre 2013.
Sulla cronaca locale è apparso un articolo relativo ad un documento programmatico presentato dalla Federazione Val di Cornia-Elba del PD che sul piano istituzionale cancella l’ipotesi del “Comune unico” e sembra ritornare alla proposta di Unione dei Comuni, “che non è mai nata – si dice – per l’assoluta contrarietà del sindaco Gianni Anselmi”. Invece dell’Unione promessa in campagna elettorale il PD si era ridotto a proporre la fusione tra Campiglia e Suvereto. Per sostenere quest’ultima, prima del referendum, non ha esitato a dire tutto il male possibile dell’Unione, che ora invece cerca di rispolverare.
Questa poderosa “retromarcia”, che delegittima le scelte intraprese in questi ultimi cinque anni dalle amministrazioni locali della Val di Cornia, pone degli importanti interrogativi, primo fra tutti chi pagherà per i milioni spesi per tutti i progetti diventati nel frattempo carta straccia.
Questo perché i Comuni della Val di Cornia, storicamente, hanno investito sulle politiche di area già dagli anni ’80, e ricordiamo che l’Unione dei Comuni era anche nell’ultimo programma elettorale del PD quindi più di un anno prima della chiusura del Circondario avvenuta nel 2010. Subito dopo la sua chiusura non si sono contati gli appelli a trasformare immediatamente la struttura sub provinciale in Unione dei Comuni. Ma nulla di tutto questo è stato fatto, e gli uffici sono stati smantellati spostando nell’edificio che fu sede del Circondario la Polizia municipale di Piombino.
Sono centinaia di migliaia gli euro spesi per la realizzazione del piano strutturale unico della Val di Cornia, per il piano di area della Protezione Civile, eccetera, sprecando investimenti che sono costati milioni di euro.
Il PD sapeva, ieri come oggi, che comunque i piccoli comuni sarebbero stati costretti ad avviare alcune funzioni associate, e allora dal “cilindro” è uscito il progetto delle associazioni tra Sassetta e San Vincenzo, tra San Vincenzo e Castagneto e principalmente quella ufficialmente patrocinata dalla Regione Toscana fra Campiglia e Suvereto. Un progetto calato dall’alto tra i due comuni che ha raccolto l’indifferenza dei primi e la rabbia dei secondi, fallendo miseramente.
Questo ritorno all’Unione dei comuni significa dunque un ritorno alla saggezza del partito di maggioranza? Meglio così, qualcuno però deve assumersi, in questo caso, la responsabilità delle scelte sbagliate e pagare il “conto”. Perché è l’ammissione di fatto che ha sbagliato sia chi ha guidato queste scelte, sia chi gli è andato dietro, mostrando un partito che è stato fin troppo permeabile a comportamenti personalistici e non luogo aperto alla discussione. Il percorso per l’Unione dei Comuni si presenta quindi come un percorso tutto in salita, ma purtroppo l’unico per uno sviluppo organico di questo territorio.
Di questo però c’è chi non è convinto come il neo segretario “renziano” del PD sanvincenzino Roventini che mette da subito le mani avanti dicendo che «il progetto di Unione dei Comuni della Val di Cornia non c’è e non è all’ordine del giorno della politica del PD locale». «Non è vero che si torna all’Unione dei Comuni, solo i Comuni che per obbligo di legge lo devono fare lo faranno, come Sassetta e Suvereto».
Speriamo quindi che in questa nuova discussione sul tipo di sovra-comunalità da adottare in Val di Cornia, qualunque essa sia, l’interesse unico rimanga comunque quello “Comune” e non altri interessi, un po’ meno limpidi e un po’ più “particolari”.
Giuseppe Trinchini
i dirigenti di partito (PD) che fa e disfa a suo piacimento, grazie all’opera di annebbiamento delle menti operata dai media di regime, non perdono occasione per dimostrare la loro dote principale: una fervida, prepotente arroganza tipica di chi vuole solo e soltanto detenere il potere.
“Speriamo quindi che in questa nuova discussione sul tipo di sovra-comunalità da adottare in Val di Cornia, qualunque essa sia, l’interesse unico rimanga comunque quello “Comune” e non altri interessi, un po’ meno limpidi e un po’ più “particolari”. Caro Trinchini, “l’interesse comune” per loro sono solo i loro interessi di gestione del potere. E sia, rimaniamo fiduciosi, ma non speriamo in certe persone.