LUCCHINI: GOZZI, «LA STORIA DELL’ALTOFORNO DI PIOMBINO E’ FINITA»
Duferco, numero uno mondiale del trading di acciaio, punta ad acquisire alcune attività di Lucchini, e Antonio Gozzi, amministratore delegato della società con sede in Svizzera e presidente di Federacciai , ha confermato alla Reuters che Duferco fa parte di una cordata, che comprende Acciaierie Venete e Feralpi, interessata ad alcuni asset del gruppo di Piombino. “Siamo molto prudenti”, aggiunge Gozzi. “E’ una situazione difficile, perché c’è grande sovraccapacità in Europa”.
Lo stabilimento di Piombino, il principale sito di produzione di Lucchini, l’anno scorso ha registrato una drastica riduzione della produzione. E’ improbabile che l’altoforno di Piombino continuerà a funzionare dopo la vendita. Nardi ha detto che è disposto ad accettare offerte che non includano l’altoforno, anche se l’acquirente deve impegnarsi a costruire un forno elettrico, più facilmente gestibile e che può essere spento con relativa facilità. “Per me la storia dell’altoforno di Piombino è finita”, afferma Antonio Gozzi di Duferco.
“Se c’è un acquirente, gli chiederemo se è intenzionato a mantenere l’altoforno in attività”, dice Mirko Lami della Fiom. “Nardi sta dicendo che l’altoforno deve essere chiuso perché non ha più materie prime. Stiamo producendo 2.300 tonnellate al giorno rispetto a una piena capacità di 6.000 tonnellate”.
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ARVEDI IN CORSA PER IMPIANTO DI SERVOLA
Separatamente, Lucchini ha iniziato a cercare l’approvazione del governo per la vendita dell’impianto di Servola, dove centinaia di lavoratori sono a rischio in caso di mancata vendita. Arvedi aveva cercato di affittare l’impianto, ipotesi saltata, ma resta in corsa per l’acquisizione dell’asset triestino.
E’ probabile che Nardi chieda la presentazione delle manifestazioni d’interesse per gli asset di Trieste nell’arco di un mese.
“Abbiamo iniziato i colloqui con il ministero e stiamo lavorando su una soluzione formale per avviare la procedura di vendita”, spiega Francesco Semino, segretario generale di Lucchini. “Arvedi è interessato. Pensiamo che ci siano tutte le condizioni per una vendita, ma abbiamo bisogno di iniziare con una gara pubblica”. Un portavoce di Arvedi non ha voluto commentare.
“Arvedi ha mostrato interesse per l’altoforno di Trieste”, aggiunge Gozzi, numero uno di Federacciai. “Se il loro interesse non si concretizza, l’amministratore probabilmente lo spegnerà”. Lo stabilimento di Trieste impiega circa 485 persone ed è in grado di produrre circa 500.000 tonnellate di ghisa.
“Se non vedo non credo”, disse San Tommaso e Gesù rispose “metti la tua mano nel mio costato così anche tu potrai credere”.
Vi ricordate questo passo dai vangeli ?
Bene, noi piombinesi siamo come San Tommaso e finchè l’altoforno non sarà spento crederemo alle stupidaggini dei sindacati , di Anselmi-Rossi-Manciulli-Velo e così via.
La Concordia a Piombino ? Anche gli scemi hanno compreso che qui non può venire. Guerrieri invece è fiducioso e lotterà fino alla fine, dice.
Io credo che Guerrieri sa benissimo che la Concordia non verrà a Piombino e allora perché tiene questa parte assurda. Quale secondo fine egli ha ?
Ci vuole prendere in giro ? No, fra qualche giorno se ne andrà e allora non saranno più cavoli suoi ma di quelli che verranno.
Ecco il senso di responsabilità di chi guida la nostra città.