TRIBUNALE A LIVORNO: AUMENTANO I COSTI E IL CAOS
A dieci mesi dal trasferimento del tribunale di Piombino a Livorno abbiamo intervistato Fabrizio Callaioli, avvocato piombinese, per capire se questo spostamento ha causato malfunzionamenti nell’amministrazione della giustizia e quali modifiche ha implicato per la vita dei cittadini della Val di Cornia.
A circa 10 mesi di distanza dal trasferimento del Tribunale a Livorno, quale è l’attuale situazione?
Disastrosa. Le cancellerie sono ancora ingolfate per i problemi determinati dall’accorpamento e dalla gestione dei fascicoli provenienti dalle sezioni di Cecina, Piombino e Portoferraio. Inoltre gli orari di accesso ad alcuni uffici hanno subito una compressione. Gli ufficiali giudiziari poi sono costretti a spostamenti assurdi, ovvero: raccolgono gli atti da notificare, gli sfratti e i pignoramenti a Livorno e poi, magari in giorni diversi, si spostano nella città ove devono effettuare il servizio. Le file per accedere a qualsiasi ufficio sono allungate, così come i tempi per effettuare qualsivoglia adempimento debba essere fatto per conto del cliente. Anche le cause hanno risentito dei rallentamenti, principalmente a causa della redistribuzione dei fascicoli ai vari magistrati.
Come ha reagito la popolazione (e i suoi clienti) a questa novità?
Ho apprezzato un certo dissenso per la sottrazione di un servizio fondamentale come quello della giustizia dalla città di residenza o comunque dal centro del comprensorio. I clienti sono ovviamente più sensibili, perché, quando si ha una vertenza giudiziaria aperta, è inevitabile toccare con mano le conseguenze del malfunzionamento della giustizia. Fosse solo per principio, io credo che la Giustizia debba essere vicina ai cittadini: la devono vedere, devono vedere il palazzo, percepire la presenza dello Stato e della sua egida. Gli antichi Romani crearono la figura del “praetor peregrinus” per portare la giustizia anche nelle città federate di Roma, onde evitare di obbligare i loro abitanti a recarsi nella capitale. Era lo stato che andava verso di loro. Forse erano degli sciocchi spreconi? Io credo di no.
Il cittadino secondo lei risparmia dalla chiusura degli uffici periferici?
Tutt’altro, affronta maggiori costi, dovendo spostarsi a Livorno per qualsiasi necessità, a partire dall’accesso agli uffici del Giudice Tutelare, per non dire di una rinuncia all’eredità, del comparire davanti al giudice o infine del testimoniare. Recarsi a Livorno e perdere una giornata intera per una testimonianza non è semplicemente una cosa sopportabile una volta nella vita, come dicono alcuni, è un impegno costoso che si aggiunge agli altri mille che affliggono la quotidianità di qualsiasi persona. Bisogna considerare poi non solo il costo per il singolo cittadino, ma anche la diseconomia del sistema, ovvero tutti i costi determinati dal maggior traffico, l’inquinamento, l’usura delle strade e soprattutto l’usura dei lavoratori pendolari della giustizia. Tutti costi che il ministero non misura immediatamente, ma che riverberano indubbi effetti negativi su tutto il sistema.
A questo si aggiunga l’aumento del costo dei servizi, faccio un esempio: quando l’ufficiale giudiziario era a Piombino, il cittadino che chiedeva la notifica di un pignoramento o di uno sfratto pagava 15/20 euro, adesso, attesi i costi della trasferta da Livorno a Piombino, non si spende meno di €.78,63. Se poi l’ufficiale deve recarsi all’Elba, si superano ampiamente i cento euro.
Piombino rischia di perdere anche il giudice di pace?
Per adesso pare di no, essenzialmente perché gli amministratori locali hanno accettato di sostenere i costi della sede del giudice di pace. Fosse stato per il ministero, sarebbe scomparso anche quello.
Diventerete tutti avvocati “prescrizionisti”?
E’ una battuta che, con un certo triste sarcasmo, faccio spesso. Io temo che i tempi dei processi si allungheranno irrimediabilmente, perché aumenteranno sicuramente le occasioni in cui, a causa dei disagi determinati dalla distanza, i testimoni non compariranno davanti al giudice quando citati. Ciò causerà ritardi, nella soddisfazione delle aspettative di chi ha adito il giudice civile per rivendicare un diritto e più ancora nei processi penali, nei quali si vedranno una serie infinita di reati cadere in prescrizione.
Quale è la situazione a livello sfratti a Piombino e in Val di Cornia?
Problematica, la crisi economica ha moltiplicato il numero delle famiglie in difficoltà. Non credo ci sia bisogno di spiegare la drammaticità della perdita dell’abitazione. La situazione, per fortuna, è stata mitigata dagli aiuti economici che un fondo, voluto dall’amministrazione regionale, ha messo a disposizione dei comuni e quindi delle famiglie in stato di bisogno. Di certo senza l’intervento pubblico, avremmo decine di famiglie senza un tetto.
Ma se risultati positivi non se ne vedono, perché il governo ha voluto la soppressione delle sezioni distaccate?
Molti avevano la convinzione, e qualcuno forse l’ha ancora, che l’accentramento dei servizi corrispondesse ad un miglior funzionamento. Purtroppo si sta dimostrando tutto il contrario. Come del resto avviene nel campo della sanità: ormai è sotto gli occhi di tutti che aver spostato vari servizi a Livorno non ha determinato risparmi, ma solo disagi e costi per i cittadini. Tutto ciò a prescindere dal fatto che, comunque, in uno Stato moderno e democratico il principio è assicurare i servizi essenziali, come la sanità e la giustizia, a tutti i cittadini in maniera adeguata. In altre parole non possiamo analizzare le sbagliate riforme nel campo della giustizia in maniera decontestualizzata rispetto a tutte le, assurde, riforme che stanno demolendo lo stato sociale in tutti gli altri settori. Se si deve risparmiare, ed è plausibile, prima di tagliare i servizi, sarebbe meglio evitare di spendere miliardi in progetti assurdi come il ponte sullo stretto di Messina o come i caccia bombardieri, o magari cominciare ad evitare sprechi e dilapidazioni in tangenti e opere inutili: siamo il paese del mondo in cui un chilometro d’autostrada costa più che in qualsiasi altro. Perché?
Di sicuro è opportuno chiedersi a chi serve una giustizia che non funziona: al cittadino che rivendica un diritto e magari chiede un risarcimento, o alla multinazionale chiamata a pagare il risarcimento?