PAZZAGLI: «ECCO COME E’ NATA ASSEMBLEA POPOLARE»
Abbiamo intervistato Rossano Pazzagli, professore universitario ed ex sindaco di Suvereto, in merito alla nascita del “fenomeno” Assemblea Popolare dopo la bocciatura del referendum sulla fusione Campiglia-Suvereto. Ecco cosa ci ha raccontato.
Tra le proposte per le prossime elezioni amministrative spicca, per originalità e prospettive, l’esperienza dell’Assemblea Popolare di Suvereto. Ci può dire di cosa si tratta?
L’Assemblea Popolare di Suvereto è una delle esperienze più significative di nuova e buona politica nate qui in Val di Cornia nell’ultimo anno. L’esempio di come la partecipazione dei cittadini, spontanea e disinteressata, sia il modo migliore per rianimare la democrazia, trascurata e ferita dai partiti e dalle logiche di potere che avevano preso il sopravvento. Essa nasce da un movimento popolare – quello per la difesa dell’autonomia comunale – e si trasforma in una lista unitaria, indipendente e trasparente per le prossime elezioni amministrative. Dopo aver salvato il Comune di Suvereto, ora è il tempo di governarlo insieme alla gente, con un programma costruito in modo partecipato e senza partiti che dettino la linea. Si potrebbe dire che Assemblea Popolare rappresenta la sfida dei cittadini alla vecchia politica, quella che voleva cancellare il Comune fondendolo con Campiglia, quella che ha perso credibilità, quella che ha distrutto la sovracomunalità e che obbedisce a logiche esterne, quella senza coerenza che per salvare se stessa non esita a cambiare posizione e casacca.
Come nasce? C’è dunque una derivazione dalla lotta dei cittadini contro il progetto di fusione?
Assemblea Popolare nasce dalla mobilitazione contro la fusione dei Comuni, ma va oltre questo specifico argomento, applicando il metodo della partecipazione e della trasparenza alla costruzione di una lista e di un programma elettorale fondato sugli effettivi bisogni del territorio. La proposta di fondere i Comuni di Campiglia e Suvereto, lanciata nella primavera scorsa dai sindaci e dal PD, che avrebbe significato la fine dell’autonomia di Suvereto, ha incontrato una forte resistenza popolare fino alla sonora bocciatura nel referendum di ottobre indetto dalla Regione Toscana. A Suvereto – come è noto – tale referendum ha visto una altissima partecipazione e la schiacciante vittoria del No con l’82%. Una straordinaria vittoria dei cittadini, se si pensa che per il Si erano schierati i partiti di maggioranza, i sindaci, le giunte, i deputati e i vari apparati politici. Quando i cittadini prevalgono sugli apparati politici vuol dire che la democrazia non è ancora morta, è un segno di fiducia che contrasta con l’impotenza e la rassegnazione del nostro tempo.
Che cosa è avvenuto dopo il referendum di ottobre?
I partiti e le giunte non hanno saputo né voluto fare autocritica, hanno masticato amaro, ma senza rendersi conto che i cittadini ora non si fidano più di loro. Hanno perso l’occasione per dire “abbiamo sbagliato, scusate”. Così alla sfiducia dei cittadini si è aggiunta la protervia della classe politica. Sull’altro fronte, tra coloro che avevano animato la lotta contro la fusione è nato un Osservatorio per Suvereto, un nucleo di persone con l’obiettivo di mantenere vivo lo spirito di partecipazione e di monitorare l’evolversi della situazione, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra l’autonomia comunale e la necessaria sovracomunalità. Quella contro la fusione, infatti, non era una lotta campanilistica, ma la richiesta di buone politiche sovracomunali, che non possono esserci senza una sana autonomia dei singoli comuni. Oltre che all’Osservatorio, tanti cittadini hanno dato vita ad un’altra cosa molto più larga – l’Assemblea Popolare, appunto – che andasse oltre il tema della fusione, aperta a tutti e finalizzata ad un programma nuovo, di lettura della realtà locale e di promozione di una lista unitaria per il governo di Suvereto. Tutto ciò considerando che l’attuale maggioranza, che voleva chiudere il Comune, non può essere in grado di guidarlo, specialmente dopo che ha ripetuto per mesi che i comuni piccoli come Suvereto non hanno più senso e che sono destinati a morire. Per l’Assemblea Popolare, invece, comuni come il nostro hanno risorse territoriali, attitudini sociali, potenzialità produttive e capacità di rinascere e di guardare al futuro. Il grande favore e addirittura l’entusiasmo che la nuova lista sta suscitando è lì a dimostrarlo.
E poi, come è andata avanti questa nuova esperienza?
L’Assemblea Popolare si è progressivamente strutturata e ha lanciato il progetto di una lista trasversale, in una logica inclusiva, senza riconoscersi in uno schieramento politico preciso. La gente ha chiesto uno sforzo unitario e l’Assemblea l’ha raccolto. Ora è formata da oltre 100 persone, ha portato avanti quattro gruppi di lavoro (cultura, lavoro, territorio, sociale) ciascuno dei quali ha ricevuto contributi di singoli e di associazioni. Poi ha approvato dei criteri, una specie di carta dei valori, secondo cui i candidati a sindaco e a consigliere dovranno essere legati al paese, possedere un senso di appartenenza a Suvereto, per nascita o per scelta di lavoro o di vita, e credere nell’autonomia comunale; non dovranno essere semplici “alzatori di mano” come spesso avviene nei consigli comunali, ma avere senso critico, voglia e capacità di contribuire allo sviluppo locale, rappresentare tutte le categorie e tutto il territorio. Tutti dovranno identificarsi nei valori di uguaglianza, giustizia e solidarietà e riconoscere i principi della democrazia e della partecipazione. Rispettati questi valori fondamentali, la lista è aperta a tutti. Sulla base di questi criteri una commissione di garanti, nominata dall’Assemblea popolare, sta facendo delle consultazioni per individuare una rosa di nomi che sarà poi riportata in assemblea per scegliere le candidature in modo aperto e alla luce del sole.
Sembra più difficile operare senza la presenza dei partiti, forse perché non ci siamo abituati. Come state affrontando questa difficoltà?
Storicamente i partiti sono stati elementi essenziali della democrazia, ma ora sono diventati un limite. Si sono ridotti a strumenti di potere, e la gente non si fida più. Non sappiamo ancora, a livello generale, cosa verrà dopo i partiti, ma intanto a livello locale l’esperienza delle liste civiche nate dal basso, ormai presenti più o meno in tutti i comuni, è la prova che qualcosa di nuovo è possibile, che il territorio, i cittadini e la politica possono tornare ad essere in sintonia, che non tutto è perduto. Quella di Suvereto è, per certi aspetti una lezione dal basso, la prova che quando i cittadini sono correttamente informati, attivi e partecipi possono ancora contare e contribuire alle scelte che li riguardano. E’ questa la democrazia, ed è questo lo stile dell’Assemblea Popolare: fare le cose che chiedono i cittadini, senza differenze e privilegi, coltivando la propria comunità come fosse la propria casa e per essere più forti nel mondo più ampio. I candidati di Assemblea Popolare saranno indipendenti da linee di partito, anche se saranno aperti al dialogo con tutti.
Quali sono i punti programmatici fondamentali sui quali l’Assemblea Popolare sta lavorando?
Assemblea Popolare proporrà agli elettori un programma partecipato, costruito dal basso, fondato sui reali bisogni dei cittadini e del territorio. I gruppi di lavoro hanno incontrato i cittadini e le associazioni e hanno già prodotto una prima bozza di programma, integrato e discusso dall’intera Assemblea. I punti principali riguardano il lavoro e il territorio. Il primo è una necessità, il secondo una risorsa. L’agricoltura, il turismo e il piccolo commercio sono l’ossatura dell’economia locale. Un gruppo dell’Assemblea sta lavorando sul progetto di una “cooperativa di paese” finalizzata ad attività artigianali e ambientali, alla green economy e all’occupazione giovanile. Per un territorio come il nostro è molto importante il settore di beni ambientali e culturali, dal centro storico al paesaggio rurale e forestale, dai monumenti alle attività di formazione. È necessario aprire una nuova stagione di cura del territorio, spesso trascurato e ferito. Sul piano turistico lo sviluppo termale, utilizzando una risorsa naturale, può rappresentare la novità dei prossimi anni. Poi c’è tutta la parte dei servizi e dell’organizzazione comunale: il sociale, la scuola e un comune aperto e vicino ai cittadini sono gli obiettivi dell’Assemblea Popolare.
C’è spazio per rapporti con il resto della Val di Cornia? Dopo aver scongiurato il pericolo della fusione, come si intende affrontare la questione della sovracomunalità?
Certo. Bisogna essere autonomi, ma non pensare di poter fare tutto da soli. La fusione sarebbe stata il contrario della sovracomunalità, mentre l’Assemblea Popolare crede in sane e coerenti politiche di area. Il progetto di questa lista nasce proprio su questo terreno, cioè quello di un corretto rapporto tra i Comuni, senza prepotenze o annessioni. Il motto è stato e sarà ‘Autonomi e insieme’. La sovracomunalità è un valore, come lo è l’autonomia comunale. Accantonata definitivamente la fusione, tra i punti fermi c’è sicuramente l’Unione dei comuni, che come sappiamo è cosa molto diversa dalla fusione: una unione di municipi autonomi che svolga funzioni per un miglioramento dei servizi ai cittadini, aumento dell’efficienza e maggiore uguaglianza. Solo così si potranno fare politiche sovracomunali serie che consentano una gestione più efficiente dei servizi pubblici. I nuovi sindaci di Suvereto, San Vincenzo, Piombino, Castagneto… si troveranno davanti questa sfida ineludibile e necessaria per il futuro del territorio.
Se dovesse esprimere un auspicio?
Che questa esperienza, originale e per certi versi paradigmatica di una rinascita della democrazia locale, abbia successo. Sarebbe un bene per Suvereto, ma ne trarrebbe vantaggio anche il resto della Val di Cornia, che potrebbe così vedere qualche raggio di luce in una fase certamente buia e preoccupante della sua storia.