EDITORIALE: PIOMBINO, NELLA SPERANZA E NELL’ATTESA
L’EDITORIALE di Giuseppe Trinchini
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PIOMBINO, NELLA SPERANZA E NELL’ATTESA…
Corriere Etrusco “numero 48” del 14 marzo 2014.
In un commento al nostro editoriale della scorsa settimana si poneva la questione di chi sarà in grado di gestire una “decrescita felice” che salvi questo territorio dalla catastrofe nel caso in cui le trattative Lucchini relative alla cessione dello stabilimento non vadano a buon fine.
Venti anni di crisi della siderurgia sommati alla congiuntura economica attuale hanno già pesantemente segnato questo territorio: centinaia di fondi sfitti, stipendi dimezzati nel privato, edilizia completamente ferma e disoccupazione perfino nelle campagne.
Grazie ai contratti di solidarietà e ad ammortizzatori vari, ad essere tutelati sono comunque stati sempre principalmente i dipendenti della grande industria, che solo in parte hanno percepito il dramma economico che già oggi vivono i loro “colleghi” fuori dallo stabilimento.
In un contesto del genere, un’ulteriore contrazione della fabbrica a livello occupazionale sarebbe di fatto il colpo di grazia per la città, perché salterebbe buona parte dell’indotto, e tutto questo si abbatterebbe anche sul terziario a causa della mancanza cronica di diversificazione di questo territorio.
Le domande “Quanti anni senza lavoro dobbiamo stare? Con che cosa mangeremo?” sono domande lecite, come domande lecite sono “Perché nel 2014 ci siamo ridotti in questo stato? Perché non è stata fatta la diversificazione?”.
A queste domande non può rispondere certo chi osserva l’oggi, ma solo chi ha amministrato il passato (recente e remoto).
Chi amministrerà oggi può solo gestire il presente e far sì che il futuro sia il meno doloroso possibile. L’alternativa a quella “felice” è una “decrescita infelice” che porterà ad un veloce e drammatico ridimensionamento dell’attuale struttura della città, e che dei politici non adeguatamente preparati non potranno gestire.
Giuseppe Trinchini
Questo articolo è scorretto…gli operai della lucchini hanno ben presente le difficoltà dei loro colleghi o è colpa nostra se l economia va male e chi ci comanda nn sa porre rimedio alla situazione vorrei ricordare che gli operai lucchini sono anni che fanno contratti di solidarietà affinché nessuno ne i contratti a termine ne i contratti a formazione venisse licenziato..di cosa ci vuole accusare???
Stia tranquillo, nessuno vuole accusarVi di nulla. Solo che nel precariato senza tutele in cui vivono molti lavoratori delle piccole ditte locali e purtroppo anche i loro datori di lavoro, che spesso guadagnano meno dei dipendenti, chi ha determinate (e sacrosante perché dovrebbero spettare a tutti) tutele, oggi viene visto di fatto come un privilegiato.
Privilegiato come essere passeggero di prima classe del Titanic ovviamente…