CAMPIGLIA M.MA: ZUCCONI «L’ALTERNANZA DI GOVERNO E’ VICINA»
Campiglia Marittima (LI) – Le elezioni amministrative di maggio si avvicinano anche a Campiglia. A pochi mesi dall’appuntamento abbiamo intervistato il portavoce della lista civica Comune Dei Cittadini, Massimo Zucconi. Ecco cosa ci ha raccontato.
Comune dei Cittadini si dichiara disposto a fare un passo indietro nell’eventualità di una lista civica trasversale con un programma condiviso. Qual è il percorso che ha portato a questa scelta?
In cinque anni si è consolidata in noi la convinzione che a Campiglia c’è bisogno del cambiamento. Anche l’attuale amministrazione si è caratterizzata per immobilismo e gestione burocratica del Comune. Sono mancate le idee. Ha inoltre dimostrato poca autonomia nei confronti dei poteri forti come nei rapporti con le altre istituzioni. Il servizio migliore che possiamo fare ai nostri cittadini è offrire loro una concreta possibilità per cambiare. Per questo ci siamo messi a disposizione di un progetto che punta ad allargare la partecipazione intorno alla lista civica su precisi e realizzabili punti programmatici. Tutto qui. Se ci saranno le condizioni bene, altrimenti valuteremo se e come non disperdere il gran lavoro che abbiamo svolto in questi anni.
Dal PD a Rifondazione sono molti quelli che vi “accusano” di strizzare l’occhio alla destra e ad altri partiti che sembrano molto lontani dai vostri valori di riferimento. Come risponde a queste critiche?
E’ un accusa priva di fondamento che non ci meraviglia affatto perché figlia di schemi politici propri dei partiti. La nostra proposta si rivolge a tutti i cittadini e presuppone solo la condivisione del programma. In quel programma Comune dei Cittadini porterà esperienze e valori propri. Forse è questo che da fastidio: il fatto che i cittadini possano essere considerati per le loro idee e non per le appartenenze partitiche, senza considerare che in molti non riescono a riconoscersi negli attuali partiti. Con queste premesse non sarebbe nato neppure il Comune dei Cittadini. Alle critiche che ci sono state mosse rispondiamo solo che sono arrivate ancora prima che s’iniziasse a discutere di valori e programmi. Basta questo.
In caso di vittoria elettorale quali saranno i punti forte del vostro programma?
La trasparenza, la verità, la legalità, un’amministrazione al servizio dei cittadini e non viceversa, la libertà d’opinione senza che nessuno possa temere ricatti o ritorsioni. Poi il coraggio dell’innovazione. Non basta dirsi dalla parte del lavoro, bisogna indicare quali sono le prospettive per il futuro. Difendere l’occupazione che c’è è sacrosanto, ma senza innovare alla lunga si perde anche quella. Questo vale per la siderurgia, le cave e tutti gli altri settori produttivi.
Come rivalutare questo territorio?
Prima di tutto salvaguardando e investendo sulle nostre risorse identitarie con l’obiettivo di far nascere nuove imprese. Tra queste ci sono sicuramente le campagne, i beni culturali e le terme. Far costruire grandi distese di pannelli solari e impianti industriali nelle nostre campagne è stato un grave errore. Come è stato un errore aver investito soldi pubblici per realizzare il parco archeoominerario di San Silvestro e poi aver consentito alla cava di Monte Calvi di raddoppiare le escavazioni. Non si può sostenere che le terme sono una risorsa da valorizzare e prevedere che intorno vi si costruiscano altre centinaia case. Serve una visione chiara del futuro e coerenza nelle scelte per evitare di mettere in conflitto i diversi settori della nostra economia.
Il Pd di Campiglia non ha fatto primarie e ricandida Soffritti. Come giudica questa scelta?
Non entro nel merito di scelte che non conosco. Dico solo che in quel partito sembra che le primarie abbiano sostituito il confronto e l’approfondimento dei problemi.
Secondo lei Campiglia può, per la prima volta, cambiare guida e non affidarsi al “partito”?
I risultati elettorali delle ultime elezioni del 2013 dicono che non esiste più un “partito” di maggioranza assoluta e che anche a Campiglia può esserci un’alternanza di governo. Qui però non c’è ballottaggio. Chi prende un voto in più del secondo si vede aggiudicare il 65% dei consiglieri, a prescindere dalla percentuale che raggiunge. Le altre liste si dividono il resto. Motivo in più per cercare prima le convergenze programmatiche, evitando la frammentazione delle liste. Chi vuole davvero cambiare dovrebbe almeno provarci. Noi lo abbiamo fatto.
Qual è la vostra idea di sovracomunalità?
Nessuno dei problemi di questo territorio è risolvibile in una dimensione municipale. Questo vale per il turismo, l’agricoltura, il patrimonio culturale, la sanità e i servizi essenziali come acqua e rifiuti. Vale anche per l’industria perché sarà inevitabile far crescere nel territorio altre attività in grado di offrire nuove opportunità di lavoro che la siderurgia da sola non potrà più garantire. Se i Comuni non saranno in grado di programmare insieme il futuro questa zona avrà maggiori difficoltà a risollevarsi dalla crisi e a dare qualche prospettiva ai giovani.
Riproporrete l’Unione dei Comuni?
Il danno prodotto in questi ultimi 5 anni è stato enorme. Le amministrazioni, tutte a guida PD, hanno letteralmente distrutto la sovracomunalità. Dopo lo scioglimento del Circondario non sono state in grado di mettere in campo un nuovo strumento per far lavorare insieme i Comuni. Siamo arrivati all’assurdo che Piombino ha chiesto di aderire da solo alla provincia di Grosseto e che Suvereto e Campiglia hanno deciso una fusione improvvisata che il referendum ha sonoramente bocciato. Più che la coesione tra i Sindaci abbiamo assistito a conflitti e ritorsioni su molti problemi. Si è creato un clima di diffidenza che ha finito per coinvolgere anche i cittadini. Non per questo dobbiamo rinunciare a lavorare insieme. L’Unione dei Comuni continua ad essere l’unico strumento possibile, tanto più se si pensa allo scioglimento delle Province.
Qual è la sua idea sul marketing territoriale?
Che prima serve il prodotto e la qualità e poi il marketing. Per le nostre amministrazioni sembra invece che l’immagine venga prima della sostanza e della qualità.
Su cosa dobbiamo puntare per valorizzare la Val di Cornia?
Sull’insieme delle sue potenzialità: un’industria risanata in grado di stare sul mercato, una portualità agganciata a reali domande di mobilità marittima, un’agricoltura orientata allo sviluppo della qualità e della filiera corta, un turismo che faccia forza sulla ricchezza del nostro patrimonio culturale e sul termalismo, servizi pubblici più efficienti e con minori sprechi. Bisogna smettere di affidarsi ai sogni o ai progetti immaginifici come è accaduto negli ultimi anni. Serve più concretezza e più progettualità, come serve la coerenza che fino ad oggi è mancata. Non si può avere tutto e il contrario di tutto.