SCAFARO: «UN’ALTERNATIVA ALL’IMMOBILISMO»
Abbiamo intervistato Daniele Scafaro, candidato sindaco per la lista civica campigliese Comune dei Cittadini.
L’attuale capogruppo Zucconi aveva proposto, alcuni mesi fa, di creare una lista civica unitaria e fondata su un programma condiviso. Per questo soggetto avreste rinunciato al nome “Comune dei Cittadini”. Cosa è che è andato storto e ha impedito questa strada?
La lista “Comune dei Cittadini” trova la sua missione fondamentale nell’offrire un servizio ai cittadini per quanto riguarda l’informazione, la trasparenza e propone un mezzo e delle idee per portare avanti un modello di amministrazione radicalmente diverso da quello visto fino ad oggi a Campiglia. La decisione di creare una lista unitaria, i cui punti fondamentali fossero il programma e le idee da attuare a livello comunale, e non le appartenenze politiche/partitiche dei singoli, fu maturata già dall’estate del 2013 da tutte le persone che collaboravano, e collaborano tutt’ora, ai lavori della lista, convinti che il servizio migliore che potevamo dare ai cittadini fosse quello di offrire un’opportunità per cambiare un’amministrazione giudicata pessima.
Considerate la necessità di dare una svolta al governo del nostro Comune e la modalità di assegnazione dei seggi al Consiglio Comunale, pensammo che avremmo avuto più chance di perseguire questo obiettivo costituendo un soggetto politico che rappresentasse l’alternativa all’immobilismo di questa amministrazione. Per questo ci dichiarammo disposti a rinunciare al nome e al simbolo, che riteniamo sì importanti, ma in modo inferiore rispetto al fine che ci eravamo prefissi. Purtroppo le logiche di appartenenza hanno prevalso sul dialogo, sulle idee e sullo spirito di servizio e le altre forze politiche, prima ancora di confrontarsi sui contenuti, si sono pregiudizialmente tirate indietro, accentuando la frammentazione delle liste e favorendo la coalizione uscente.
In uno dei suoi ultimi interventi ha fatto l’esempio della Regione tedesca della Ruhr come buona gestione di crisi siderurgica e riconversione. È possibile riproporre questo modello per Piombino? Cosa ne pensa della proposta di fare di questa area un polo di rottamazione navale?
Che quel modello sia vincente e abbia dato delle risposte concrete alla crisi economica e occupazionale di quelle aree industriali è ampiamente dimostrato dall’esperienza tedesca. È dovere di ogni buon amministratore andare a vedere in che modo siano stati risolti, altrove, quegli stessi problemi che oggi viviamo in Val di Cornia. Se il modello sia esportabile dipende soltanto da noi e dalla nostra volontà di decidere tra rapide soluzioni poco ponderate, che daranno, se li daranno, dei frutti incerti, o iniziare veramente a guardare e affrontare con coraggio il futuro, costruendo alternative solide e maggiormente legate alle peculiarità dei nostri territori.
La fantomatica realizzazione di un polo di rottamazione navale non va in quest’ultima direzione. Questo non lo dico io, bensì la Commissione Europea nel “Libro verde per una migliore demolizione delle navi”, dove vengono evidenziate le criticità ambientali, di salute dei lavoratori ed economiche che si insidiano in questo tipo di attività. Avremmo potuto evitare di spendere più di 100 milioni per la realizzazione di un’opera per la quale non si ha nemmeno la certezza di cosa ci sarà fatto e avremmo invece dovuto investire quelle risorse in attività legate al territorio che realmente rappresentano una ricchezza per la Val di Cornia. Il tempo mi dirà se ho torto o ragione.
Al di là di tutto, una cosa è certa: non sarà possibile risolvere quella crisi all’interno dei confini comunali di Piombino ed è necessario, da subito, pianificare alternative concrete da attuare in sinergia tra tutti i Comuni della Val di Cornia e oltre.
Quale è la cosa migliore che ha fatto l’attuale amministrazione campigliese e quale quella che proprio non le perdonate?
La migliore cosa fatta è l’aver sostenuto il Referendum sull’acqua pubblica. Purtroppo i fatti successivi hanno dimostrato che l’esito di quel Referendum è stato totalmente tradito dai nostri amministratori che, nelle assemblee dell’ATO, continuano a deliberare tariffe ancora comprensive della quota di remunerazione del capitale privato. Al contrario, noi ci batteremo affinché la gestione dell’acqua torni ad essere totalmente pubblica. Di cose che non perdoniamo a questa amministrazione, ahimè, ce ne sono molte, tra cui alcune che reputiamo particolarmente gravi. In primis l’aver mantenuto a Campiglia un livello di tassazione altissimo senza mai mettere mano alla spesa corrente e addirittura ritrovandosi, nel bilancio consuntivo del 2013, un avanzo di amministrazione di circa un milione di euro. In tempi come questi, in cui la crisi mette ancora in seria difficoltà famiglie e imprese, sarebbe stato opportuno mantenere il livello di tassazione il più basso possibile. Altra cosa su cui non si può sorvolare è che hanno mentito in modo palese ai cittadini; è sufficiente consultare il programma con cui l’attuale coalizione di maggioranza si presentò nel 2009 per rendersi conto di quanto e come i cittadini siano stati sbeffeggiati.
In caso di vittoria elettorale quali saranno i punti fondamentali del vostro programma per portare questo territorio fuori dalla crisi?
Senza ombra di dubbio non si potrà costruire il futuro sui modelli economici del secolo scorso; servono idee, un’apertura verso l’innovazione e capacità di governare le trasformazioni di cui c’è bisogno. Il primo passo resta quello di dover ridare ossigeno a famiglie e imprese riportando la tassazione di competenza comunale ai minimi livelli possibili ed eliminando immediatamente l’assurda tassa di soggiorno. Il settore edile, uno dei più colpiti dalla crisi del 2008, ha bisogno di nuove strategie e per questo intendiamo incentivare la riqualificazione, soprattutto energetica, del patrimonio edilizio pubblico e privato esistente, e puntare su metodi di costruzione alternativi, come la bioedilizia e l’autocostruzione.
Dobbiamo orientare l’agricoltura allo sviluppo della qualità, attraverso il riconoscimento e la promozione dei marchi di qualità, e della filiera corta tramite la sperimentazione di piccoli mercatini ortofrutticoli, dove l’agricoltore possa conferire i suoi prodotti ad un prezzo maggiore di quanto gli offre la grande distribuzione ed il consumatore possa acquistare ad un prezzo più basso. La crescita dell’agricoltura in Val di Cornia non può non passare dalla qualificazione e dallo sviluppo dell’industria agroalimentare; l’ Italian Food oggi è costretta a lavorare senza spazi e senza possibilità di crescita, impossibilitata a creare maggiore occupazione. Le soluzioni per il suo trasferimento a Campo alla Croce, su terreni acquisiti da tempo dal Comune, ci sono e vanno ricercate nel Protocollo sottoscritto nel 2012 da Italian Food, Regione, Provincia, Comune e associazioni dei produttori agricoli. Da allora la vicenda è rimasta ferma; va affrontata e se esistono ostacoli è necessario rimuoverli per raggiungere l’obiettivo.
Per quanto riguarda il turismo dobbiamo innanzitutto pretendere che tutti i Comuni rispettino i contratti di servizio sottoscritti con la Società Parchi, di modo che questa possa autofinanziarsi e possa continuare a valorizzare il nostro patrimonio storico e naturalistico. Inoltre è vitale perseguire, attraverso la creazione di percorsi trekking, di percorsi museali e di pacchetti turistici meglio organizzati sul territorio, una destagionalizzazione del turismo che possa portare ricchezza anche al di fuori dei mesi estivi. Funzionale al raggiungimento di questo obiettivo è anche lo sviluppo della risorsa termale; in primis cancelleremo immediatamente la previsione, nel RU, di una lottizzazione di 146 appartamenti a cingere completamente i laghetti di Tufaia; questa impedirebbe per sempre un possibile sviluppo e potenziamento di questa importantissima risorsa. È inoltre opportuno rielaborare e realizzare il piano del parco termale poiché quello precedentemente previsto e approvato, cioè il Piano Attuativo di Iniziativa Pubblica denominato “Parco Termale 1”, è fermo dal 1996.
Faremo dura opposizione al progetto di trasformazione della variante Aurelia in autostrada; un progetto che non porterebbe alcun beneficio ai nostri cittadini e alla nostra economia. La variante Aurelia è pubblica e tale deve rimanere.
Le piccole e medie imprese, che rappresentano la struttura portante dell’economia locale, devono essere sostenute con tutti gli strumenti comunali possibili e devono essere indirizzate verso lo sviluppo di settori innovativi come energie rinnovabili, recupero e riuso dei rifiuti e quelli sopracitati della bioarchitettura, della riqualificazione energetica degli edifici esistenti e della trasformazione dei prodotti agricoli. Per fare questo sarà indispensabile cogliere le opportunità che si creeranno con la programmazione dei fondi europei 2014/2020; forniremo aiuto e assistenza alle imprese già dalla fase progettuale componendo un quadro di progetti pubblici e privati coerenti con le strategie di sviluppo e le risorse del nostro territorio.
Anche per il settore del commercio servono innovazione e scelte coerenti per evitare di danneggiare i piccoli esercizi esistenti; è per questo opportuno bloccare la nascita di nuovi grandi centri commerciali, riqualificare e trasformare le vecchie strade di Venturina in viali urbani, riportare i residenti nel centro storico di Campiglia, valorizzare le attività ad elevata specializzazione, in particolare quelle legate al commercio dei nostri prodotti tipici, e regolamentare sagre e feste che creano una concorrenza sleale.
Resta la necessità inderogabile di semplificare le procedure amministrative di competenza comunale; per questo abbiamo pensato di insediare immediatamente una “Commissione comunale per le semplificazioni amministrative” nella quale siano chiamate a partecipare tutte le associazioni di categoria e quelle professionali; entro i primi 100 giorni dovrebbe fornire una prima proposta di revisione delle norme comunali da approvare in Consiglio Comunale.
Siete stati sempre molto critici nella vostra opposizione all’amministrazione Soffritti. Se vincerete le elezioni come si differenzierà la vostra gestione della “cosa pubblica”?
Dopo l’esperienza vissuta in Consiglio Comunale oggi possiamo dire con maggiore certezza che uno dei problemi del nostro Comune è la mancanza di democrazia, lo scarso rispetto del ruolo del Consiglio Comunale e la scarsa partecipazione dei cittadini. Siamo dell’idea che senza democrazia e senza partecipazione non ci possa essere crescita civile ed economica e per questo è necessario un radicale cambiamento nella gestione del Comune. Come abbiamo fatto in questi 5 anni, incontrando i cittadini ogni 40 giorni circa, promuoveremo costantemente la loro partecipazione incontrandoli periodicamente. Restituiremo al Consiglio Comunale il ruolo di indirizzo attribuitogli dalla legge, ad oggi negatogli nei fatti, e torneremo a discutere al suo interno di tutti i problemi dei cittadini, dei servizi essenziali e delle proposte concrete per il rilancio della nostra economia.
Modificheremo i regolamenti per favorire la conoscenza e lo studio degli atti, anche da parte dei cittadini, prima che si formino le decisioni. Ammetteremo il referendum popolare anche sulle scelte urbanistiche e porteremo avanti il bilancio insieme ai cittadini pensando prima di tutto ai loro bisogni e alle loro necessità.
La nostra volontà è quella di creare un’amministrazione che sia in tutto e per tutto al servizio dei cittadini, che li assista con competenza e spirito di servizio. Il Comune dovrà tornare ad essere la “Casa del Cittadino”; il Comune dei Cittadini, per l’appunto.
Quali sono i meriti del Comune dei Cittadini?
La presenza, in questi cinque anni, della lista “Comune dei Cittadini” ha indubbiamente migliorato la qualità della vita democratica del Comune di Campiglia. All’interno del Consiglio Comunale, grazie ai nostri interventi sono stati trattati, anche se in maniera molto superficiale rispetto a come avremmo voluto, temi che altrimenti non sarebbero stati mai discussi, come i servizi essenziali, la sanità, le cave, il progetto dell’autostrada tirrenica, la crisi della siderurgia piombinese e altre questioni che riguardano la vita e l’economia del nostro territorio. Purtroppo molti impegni a discutere, sollecitati da noi e votati all’unanimità dal Consiglio Comunale, sono stati totalmente disattesi dalla Giunta e dal Sindaco mostrando ben poco rispetto per il ruolo dell’organo consiliare e per i cittadini, costretti ad essere governati da un’amministrazione che si è disinteressata di troppi argomenti e problemi cruciali del nostro paese.
Anche all’esterno del Consiglio, grazie alla nostra attività, abbiamo approfondito temi che in passato non erano mai usciti dal palazzo comunale, come il bilancio e il regolamento urbanistico, rendendo partecipi i cittadini, per quanto possa essere fatto da una lista di opposizione, della vita amministrativa del nostro Comune.
In questi anni abbiamo fatto un’opposizione dura ma costruttiva, fornendo sempre delle proposte alternative che non sono mai state prese in considerazione dall’attuale amministrazione. Questo è successo in primis con il regolamento urbanistico, per il quale abbiamo avanzato 35 proposte di modifica, tutte pregiudizialmente respinte senza che venissero analizzate nel loro contenuto.
“Comune dei Cittadini”. Il nostro nome dice tutto; il Comune deve tornare al servizio completo dei cittadini e dei loro bisogni, a prescindere dalle idee politiche di ognuno. La nostra lista rappresenta il vero cambiamento, la possibilità di avere degli amministratori che giorno per giorno vivono il nostro paese e che propongono di mettersi al lavoro per costruire un futuro che possa dare, soprattutto ai ragazzi, una ragione per continuare a vivere nel nostro meraviglioso territorio.