VERUCCI: «COSTRUIRE E VIVERE NEL RISPETTO DELL’AMBIENTE SI PUO’»
Abbiamo intervistati Marzio Verucci, architetto dal 1975 al 2012 quando, dopo quasi 40 anni ha lasciato la professione per dedicarsi a tempo pieno alla ricerca ed allo studio di una visione olistica ed etica dell’architettura. Appassionato ed esperto di bioarchitettura dal 1985 ha approfondito la sua ricerca nel settore della filosofia dell’habitat. Gli abbiamo fatto qualche domanda in occasione dell’uscita del suo nuovo libro “Bioarchitettura: un viaggio autobiografico nella filosofia dell’habitat” dove l’architetto Verucci ci mostra che può esserci etica anche nel costruire una casa.
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Marzio Verucci, architetto, attualmente si dedica a tempo pieno alla sensibilizzazione verso una visione etica dell’architettura e dell’edilizia. Su questo argomento ha appena pubblicato il libro “Bioarchitettura: un viaggio autobiografico nella filosofia dell’habitat”. Ce ne vuole parlare?
Ho sempre cercato di avere una visione etica dell’architettura e ho sempre avuto interesse e passione per gli aspetti filosofici, esoterici e taumaturgici dell’architettura e di tutti gli interventi antropici. Ho iniziato ad approfondire e dedicare gran parte del mio tempo a queste tematiche nel 1985, quando la vita, non casualmente, mi offrì dei meravigliosi incontri con persone che hanno avuto una funzione di guida ed esempio di correttezza culturale e apertura di visione olistica sulle tematiche esistenziali.
Le case del passato, fino all’inizio del boom economico, sono secondo lei migliori o peggiori di quelle realizzate oggi?
Gran parte delle “case”, quindi con chiaro riferimento alle costruzioni per uso residenziale, costruite dopo il cosiddetto “boom economico” hanno avuto come matrice comune il costruire “di più”, e non il costruire “meglio”, la quantità è stata privilegiata alla qualità, rimandando agli utenti finali assurdi e pesanti costi di gestione e manutenzione ed all’ambiente la gabella di una politica territoriale devastante; è stato il classico esempio di ciò che Maurizio Pallante, in modo chiaro, definisce «la assunzione di un bene a merce».
Nel suo libro parla di “passive house” per tutelare la salute. Ci spiega meglio?
Quando parlo di tutela di salute mi riferisco a due beneficiari d’obbligo: l’ uomo e la natura. Gli interventi antropici devono essere bio-compatibili ed eco-sostenibili. Vanno usati materiali e impianti tecnologici che assicurino il mantenimento della salute umana fisica, psichica, spirituale e non alterino il precario equilibrio dell’ecosistema.
E non sempre ciò che è bio-compatibile è anche eco-sostenibile e viceversa: il legno, per esempio, è sicuramente (se non trattato con collanti e vernici tossiche non traspiranti) bio-compatibile, ma se per farmi il pavimento del soggiorno disbosco una porzione delle foreste dell’Amazzonia, pensate che sia eco-sostenibile?
Le case consumano molta energia. È possibile ridurre i consumi? Quali sono stati gli interventi proposti e realizzati in questi ultimi anni?
Le costruzioni “figlie del consumismo”, quindi quelle realizzate dagli anni ‘60 alla fine del secolo scorso, per definizione sono energivore: il consumismo impone di consumare, altrimenti che consumismo è? È un gioco perverso che dobbiamo capire per poterne uscire e non accettare pedissequamente ciò che un’economia dominante impone e che tenta di equiparare la civiltà alla crescita a tutti i costi e l’essere umano a “consumatore”.
Si può costruire sicuramente meglio, a consumi zero, con materiali e tecnologie appropriate e ampiamente sperimentate, ma soprattutto con una etica della casa che la consideri un bene e non una merce.
Gli investimenti speculativi nel “mattone” hanno trasformato gli immobili da “bene” a “merce”. Quali sono i rischi sia per le famiglie che per il territorio?
La politica dell’investimento sul mattone come bene rifugio ha tramutato quello che deve essere il tempio della famiglia e un luogo di rigenerazione spirituale oltre che semplice riparo dal “fuori” ad una “azione in borsa”, sottoponendo l’ uomo (ora declassato a consumatore) ai rischi di fluttuazione dei mercati.
Sviluppo sostenibile e decrescita felice sono citati più volte nel suo libro. Vuole spiegarci meglio?
Decrescita felice non è sinonimo di recessione, anzi è l’ antidoto per evitarla. Riprendendo le parole del mio amico Pallante: «se non si smette di considerare il fare umano come una cosa buona in sé finalizzata a fare sempre di più, come è accaduto nei sistemi economici che hanno indirizzato le attività produttive alla crescita della produzione merci, e non si ripristina la sua connotazione qualitativa del fare bene, che non distingue l’utilità dalla bellezza e consente di contemplare ciò che si fa, allora andremo diretti verso una disastrosa recessione e perdita di etica esistenziale».
Lei è tra i fondatori di «Baratti Architettura e Arte Contemporanea» (Baco). Come è nata l’idea, chi sono gli altri fondatori e quali sono le finalità che volete raggiungere?
L’idea è legata all’archivio dell’architetto Vittorio Giorgini (un architetto ed un uomo che, fuori dagli schemi, ha detto qualcosa di nuovo sull’architettura e le sue implicazioni etiche e sociali in rispetto con l’ecosistema, non per nulla considerato uno dei maestri del secolo scorso). Io e gli architetti Marco del Francia e Fabio Caciagli abbiamo ideato e sviluppato l’ idea di una associazione no profit rivolta a valorizzare il territorio, la sua architettura e la sua arte in senso olistico. Grazie all’aiuto del Comune di Piombino, della Parchi Val di Cornia e di tanti altri amici e collaboratori associatisi al Baco, cerchiamo, non senza sforzi, di fare iniziative che coinvolgano giovani studenti e laureati e chiunque ami il bello e la natura. Diceva Platone: «il bello è lo splendore del vero». Inoltre, siamo rintracciabili su www.bacobaratti.it e attualmente abbiamo impostato l’evento “Baratti Pavillon” che speriamo sia un messaggio forte e foriero di consapevolezza e cultura.
Vuole aggiungere qualcosa?
In occasione della presentazione del mio libro, il 10 luglio presso la “Nave ” di Baratti Pavillon, io e gli amici di Baco siamo a disposizione per domande e condivisione di idee.