ANNA GIORGI: «OLTRE LE CRONACHE DI NARNIA»
Abbiamo intervistato Anna Maria Giorgi, direttrice dell’ufficio catechistico della diocesi di Massa Marittima e Piombino, docente di Sacra Scrittura e scrittrice.
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Una vita dedicata alla scuola, prima come dirigente scolastica, poi come responsabile della Scuola di Teologia di Piombino dove è anche docente. Quali sono le cose che l’hanno colpita maggiormente o incuriosita in tutti questi anni d’insegnamento?
Non avevo mai riflettuto sul fatto che la mia vita è stata interamente segnata dall’insegnamento. Figlia d’arte (mia madre era insegnante elementare), ho vinto il mio primo concorso a 22 anni (a quell’epoca si poteva) e poi sono passata dalla scuola di Stato all’insegnamento della S. Scrittura senza soluzione di continuità: se li sommo tutti, 47 anni di carriera scolastica! I miei primi alunni potrebbero essere già nonni.
Devo dire che sono appassionata delle materie che insegno e di cui sono anche ricercatrice, ma quello che più mi sta a cuore è il rapporto con gli studenti, che abbiano 11 anni o 75 non importa. Oltre ad essere fondamentale il rapporto umano, nell’insegnamento c’è anche il problema della comunicazione efficace: se il docente – a qualsiasi livello – non si mette nei panni di coloro cui si rivolge, se non si mette in relazione, “non insegna, parla e basta”.
Perché un giovane oggi dovrebbe iscriversi alla scuola di teologia? Quali nozioni ed esperienze acquisisce?
La scuola di teologia, che fortunatamente esiste a Piombino dal 1999, mette in grado gli studenti e gli uditori (il percorso che propone è molto elastico, e comprende la possibilità di seguire i corsi prescelti anche senza sostenere esami) di entrare nel mondo della teologia, un mondo complesso che contiene molte materie e che, al contrario di quanto si può normalmente credere, è incentrato su Dio ma è incentrato anche sull’uomo. Teologia significa “discorso su Dio”, ma non si può fare teologia se non si fa “antropologia”, se cioè non si parte dall’uomo. Per questo gli studi teologici ci fanno scoprire qualcosa di Dio e molto dell’uomo, comprendendo materie filosofiche e scienze umane come la psicologia, la sociologia ecc.
Per un giovane si tratta quindi di un aiuto per leggere meglio la propria vita, ma anche di una opportunità lavorativa, in quanto la laurea magistrale in scienze religiose, che si consegue al termine del percorso con la discussione della tesi quinquennale a Siena, è il titolo che permette di insegnare religione nelle scuole statali di ogni ordine e grado. Ricordo che secondo il noto filosofo agnostico Massimo Cacciari, l’insegnamento della religione cattolica dal punto di vista culturale e della crescita umana non solo è opportuno, ma dovrebbe essere “obbligatorio”per tutti nella scuola italiana: l’arte, la letteratura, la società italiana ed europea non si possono nemmeno comprendere se non si conoscono le basi della religione cattolica.
A breve ricorrerà il centenario dell’Immacolata che il 13 agosto 1914 fu istituita come Parrocchia. Ci vuole raccontare o ricordare qualcosa di questa importante storia che si è intrecciata con lo sviluppo della città?
Il convento dell’Immacolata era nato nel 1902 per permettere le cure marine, come allora si usava, ai frati malati, ma la località di Piombino era stata scelta, escludendone altre come Cavo, S. Vincenzo, Marina di Cecina, come cittadina in cui svolgere l’apostolato cristiano in un mondo operaio in forte sviluppo: si pensi che in pochi anni la popolazione passò dai 4.000 abitanti di fine Ottocento agli oltre 18.000 del 1911.
Furono queste le circostanze che indussero il Vescovo di allora, Mons. Borachia, a costituire la parrocchia dell’Immacolata Concezione, che abbracciava inizialmente tutto il territorio comunale, fino ai confini con Campiglia Marittima e con le frazioni di Riotorto e Populonia, ad esclusione delle case situate all’interno delle mura che erano rimaste alla parrocchia di S. Antimo. Ecco perché la storia dell’Immacolata è coincisa in gran parte con la storia della città, ha partecipato alle sue vicende, ne ha condiviso le gioie e le tante ferite, è venuta incontro alle sue crisi… Il discorso sarebbe lunghissimo. Leggete il recentissimo libro, curato dalla Prof.sa Patrizia Becherini, che ne ricapitola la storia: sarà presentato sabato 19 luglio alle 19.00 presso la storica “Casa del Fanciullo” nei locali dell’Immacolata.
Lei è un’appassionata della vita e delle opere di Clive Staples Lewis, famoso al grande pubblico per le “Cronache di Narnia”. Cosa l’ha affascinata di questo autore?
Ho cominciato a leggere C.S. Lewis nel 1964, con il romanzo “Perelandra”che avevo acquistato come romanzo di fantascienza: almeno, così si presentava. Mi accorsi con stupore che era, sì, fantascienza, ma teologica: una vera e propria fantateologia, che usava gli strumenti linguistici e gli ambiti della fantascienza per comunicare non solo una riflessione sull’uomo, come la vera fantascienza sa fare, ma anche altissimi contenuti teologici. A differenza dell’amico Tolkien, che stava creando l’universo monotematico della Terra di Mezzo, Lewis è stato in grado di spaziare in tutti i campi del linguaggio fantastico, dalla fantascienza alla rivisitazione del mito, dall’epistolario immaginario delle lettere di Berlicche al mondo fantasy delle Cronache di Narnia.
E pensare che la sua produzione letteraria migliore è nata per scommessa; nel 1938 Tolkien e Lewis si erano voluti misurare in campo letterario sfidandosi, per così dire, in una sorta di gara: Lewis avrebbe dovuto scrivere una storia ambientata lontano nello spazio, Tolkien una storia ambientata lontano nel tempo. Tolkien era un perfezionista, lentissimo nella produzione, e non ne fece di nulla, scrisse un racconto allo stato embrionale che poi sarebbe stato inglobato nella saga del Signore degli Anelli, la caduta di Numenor; Lewis pubblicò il primo romanzo della Trilogia interplanetaria, “Lontano dal Pianeta Silenzioso”. È una pietra miliare nell’ambito della storia della fantascienza, una specie di rivoluzione copernicana, perché per la prima volta – o quasi – l’alieno, diverso fisicamente e mentalmente, e mostruoso per l’uomo, non è malvagio, anzi è migliore dell’uomo stesso. Siamo ancora nel periodo dei romanzi caratterizzati dai cosiddetti M.O.P., i “Mostri dagli Occhi di Pulce”!
In questi anni ha scritto molti libri. Sono previste iniziative durante l’estate di presentazione delle sue opere in Val di Cornia?
Sì, domenica 20 luglio, per iniziativa dell’Associazione Culturale Amicizia nel Mondo, il prof. Pablo Gorini presenterà le mie ultime tre pubblicazioni, di cui due riguardano il santuario della Verna, l’altra è un saggio su C.S. Lewis, appunto, edito dal Messaggero di Padova.
Il titolo della manifestazione è “Luoghi dello spirito – realtà e fantasia al servizio dell’uomo”: infatti, se apparentemente non c’è rapporto tra un luogo concreto come la Verna e i tanti mondi immaginari di C.S. Lewis, in realtà il trait-d’union è rappresentato dalla funzione che questi luoghi svolgono aiutando l’uomo ad essere più pienamente se stesso. Ricordo che nella visione di Tolkien e di Lewis la fantasia non è “evasione” dalla realtà, ma “visione” della realtà stessa secondo un’ottica divergente ma non meno impegnata.
Vuole aggiungere qualcosa?
Sì, un augurio a tutti, e, visto che come ben sa chi mi conosce sono appassionata anche di fantascienza e di Star Trek, lo faccio scherzosamente alla maniera del signor Spock: “Live long and prosper”, “Vita lunga e prospera”, che è anche una benedizione biblica…
Giuseppe Trinchini
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grazie frati grazie Anna Giorgi buona giornata i Signore ci mi ti vi dia pace qui stefano bosi nel ricordo d Roberto Giannoni e la moglie Simonetta! San Pio da Pietrelcina per via per ogni strada sii di nostra compgnia!