SCIOPERO DI FERRAGOSTO E CULTURA DEL TURISMO
Sciopero del commercio per l’intera giornata di Ferragosto: è la decisione indetta dalle segreterie regionali di Filcams, Fisascat e Uiltucs in Toscana, per esprimere la loro opposizione alle aperture dei negozi per le festività civili e religiose.
Con questa protesta sindacati ribadiscono, in una nota, che «le liberalizzazioni degli orari e delle aperture domenicali e festive attuate dal decreto Salva Italia, non hanno portato nessun aumento dell’occupazione o dei consumi, ma hanno peggiorato le condizioni di lavoro, aumentato la precarietà e l’assenza di ogni regola minima di concertazione sulla programmazione delle aperture e degli orari di lavoro».
Per questo c’è «la necessità di rimettere la materia delle aperture domenicali e festive e delle aperture commerciali, alle competenze regionali e comunali, attraverso il confronto fra le parti sociali, e demandando ai territori, previa concertazione, la loro definizione, per un modello sostenibile del commercio, per città più vivibili, all’insegna della cultura e non del solo consumo, per una maggiore contrattazione in difesa dei più deboli, per la difesa dei valori civili e religiosi che queste festività rappresentano». I sindacati demandano alle organizzazioni territoriali ed alle Rsu e Rsa le modalità di attuazione dello sciopero.
Ai sindacati risponde la Confcommercio: «Anche noi sosteniamo la necessità di regolamentare le aperture festive, ma lo sciopero del commercio a Ferragosto non ci sembra la risposta giusta». Così in una nota il direttore di Confcommercio Tiziano Tempestini in merito all’iniziativa proclamata da Filcams, Fisascat e Uiltucs della Toscana. «Non condividiamo assolutamente lo strumento utilizzato per dire no al liberismo selvaggio – afferma Tempestini -. Lo sciopero metterà in crisi soprattutto le aziende e le catene più piccole, che in un giorno particolare come quello di domani vorrebbero offrire un buon servizio ai clienti e ai turisti che affollano la nostra città. Nulla da eccepire sul fatto che le aperture selvagge non abbiano dato impulso ai consumi e che quindi nessuna boccata d’ossigeno sia arrivata alle imprese, ma secondo noi l’unica strada da percorrere è quella di un confronto serio col governo, che deve affrontare al più presto il problema. L’attuale gestione autonoma delle aperture da parte delle grandi catene commerciali crea infatti solo difficoltà al mercato».
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Pubblichiamo qui un commento di questa delicata situazione per il turismo e il commercio a cura di Walter Gasperini, esperto di sviluppo sostenibile del territorio.
GASPERINI E LA CULTURA DEL TURISMO E SERVIZI
«In questi giorni stiamo assistendo ad un ulteriore sviluppo del confronto in atto per negozi commerciali aperti o chiusi nelle giornate festive, al solito il dilemma è doppio, chi sostiene che i lavoratori hanno diritto al riposo e alla festività e altri che invece sostengono il bisogno di dare servizio agli attesi o presenti turisti nelle varie località. A mio modesto parere il problema è duplice e posso dire che entrambi le posizioni esprimono cose condivisibili. Per altro il vecchio adagio espresso è sempre il solito, turismo come fosse la panacea dei mali del mondo, si continua ad esprimere visioni parziali e sostanzialmente miopi, ma questa è altra storia, oggi vorrei riflettere sulla apertura dei negozi.
Certamente il turismo è parte importante della nostra offerta complessiva e da esso ci aspettiamo molto in termini di ricchezza e lavoro per i nostri giovani, ma non possiamo far finta di niente, la capacità di accoglienza è espressa da un insieme di cose che contribuiscono a dare immagine di professionalità che accompagna l’offerta culturale, storica, architettonica, culinaria e di divertimento, le quali sono corona al completo della nostra capacità di offerta e di risposta alle esigenze individuali, quelle che nella sostanza consentono di farci apprezzare e mantenere nei turisti la voglia di tornare in ogni altra occasione futura.
Spesso sono gli orari di apertura degli stessi negozi che sono proprio sballati, eppure sono stati liberalizzati e però ci dimostriamo incapaci di poter utilizzare l’opportunità oggettiva che ne deriva, nei nostri centri storici la presenza turistica, quando la giornata non consente di godere il mare, si può vedere fin dalla mattina per tutta la giornata fino a notte, con una sosta nel primo pomeriggio. Quando invece è possibile godere il mare, la presenza dei turisti inizia la sera non prima delle 18,00 e sempre fino a tarda notte. È dunque evidente che le attività commerciali dovrebbero essere organizzate in modo tale da dare risposte ed avere le attività aperte e pronte per servizi adeguati alla clientela che si può presentare. Dunque le necessità di apertura delle attività commerciali è lunga, non meno di dodici ore giornaliere, e chiaramente un dipendente non può dare questa disponibilità per sette giorni a settimana, ma queste sono le necessità se vogliamo dare giusto servizio al turismo e fare richiamo per un futuro.
Spetta quindi ai lavoratori e agli esercenti, con le loro rispettive organizzazioni sindacali, trovare adeguate soluzioni che sappiano garantire il meritato riposo ai lavoratori senza far pagare al servizio che dobbiamo garantire. Dare godibilità del nostro patrimonio culturale di ogni tipo è essenziale, ma se accanto ad esso si trova una fila di saracinesche sbarrate e nessuna attività di servizio oltre la ristorazione ed i bar, diamo immagine di assenza di vitalità e di accoglienza che invece sono elemento essenziale che attrae turismo. Trovo davvero sciocco pensare che possiamo fare turismo e avere visitatori nelle nostre città o paesi, e non trovare soluzioni che consentano la sera fino a mezzanotte e nei giorni di festa per garantire l’apertura delle attività commerciali, sarebbe davvero miopia e semplice mancanza assoluta di una professionalità che invece deve essere la stella che ci guida».
Walter Gasperini
Ma qui la crisi non si è ancora sentita, altrimenti discorsi come quelli dei sindacati di categoria non avrebbero motivo di essere. Se la pubblicità è l’anima del commercio, questo è l’anima della nostra economia, sia che si tratti di commercio “turistico” che quello giornaliero della grande distribuzione.Bello sarebbe San Vincenzo con i negozi tutti chiusi la sera, bello quanto lo è Piombino con un solo pezzo di Corso Italia inflazionato e tutto il resto al buio. Vero è che i commercianti dovrebbero capire che se si tratta di risparmiare un pò sul personale devono “sacrificarsi” e fare l’apertura serale da soli, ma vero è anche che guai a proporre ai dipendenti orari straordinari, neanche con l’incentivo di una bustarella extra. E questo perchè qui la crisi non si è ancora sentita. Ai miei tempi si rispettava veramente il lavoro e al momento dell’assunzione come prima domanda non si chiedeva quanti giorni di ferie ci spettassero e se si poteva scegliere il periodo, ma a quei tempi i sindacati erano ancora un optional!