PIOMBINO, QUESTO MATRIMONIO (GAY) NON S’HA DA FARE
PIOMBINO (LI) – Marcia indietro, abbiamo scherzato. Nel consiglio comunale del 4 settembre era prevista la discussione di due ordini del giorno sulla registrazione presso l’anagrafe comunale dei matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero secondo le normative comunitari. La prima mozione era firmata dai consiglieri Callaioli (PRC), Marina Riccucci (Un’Altra Piombino), Sergio Filacanapa (Spirito Libero) e Marco Mosci (Sinistra per Piombino) mentre la seconda, cronologicamente successiva, era firmata dai consiglieri PD Rinaldo Barsotti ed Ettore Rosalba facendo riferimento alla sentenza del Tribunale di Grosseto che obbligava l’anagrafe del capoluogo maremmano a compiere queste registrazioni. Il sindaco Giuliani si era detto disposto a provare questa via per legalizzare questi matrimoni.
Senza vero dibattito i due ordini del giorno sono stati ritirati per «problemi tecnici». In realtà ci sarebbe stato un vero e proprio «ammutinamento» del personale dell’anagrafe che si sarebbe rifiutato di trascrivere gli atti matrimoniali, suggerendo un «registro delle unioni matrimoniali» inutile dal punto di vista politico e ininfluente a livello giuridico. Una tale formulazione, inserita in un ordine del giorno di compromesso, è stata rigettata arrivando quindi al rinvio ad altra seduta. Al di là dell’opportunità di discutere di un simile atto in un momento in cui Piombino ha ben altri problemi e in assenza di coppie delle stesso sesso che ne facessero richiesta, questa apertura una volta annunciata ha acceso comunque molte speranze che, per ora, sono state deluse.
Attualmente in Europa i matrimoni «egualitari», ovvero estesi anche a coppie dello stesso sesso, sono una realtà in dodici paesi: Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Norvegia, Svezia, Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia, Inghilterra e Scozia (che hanno due parlamenti separati) e Lussemburgo. Oltre a diciannove stati degli USA e ad altri paesi in tutti gli altri continenti.
Andrea Panerini
In rosso nella cartina i Paesi dove la Costituzione o la Legge riservano espressamente il matrimonio alle coppie composte da un uomo e una donna, vietandolo a quelle dello stesso sesso. Croazia e Ungheria sono tra questi, ma riconoscono legalmente le unioni di fatto, anche tra coppie dello stesso sesso. I Paesi in grigio tacciono su questo argomento…
Sono favorevolissimo al matrimonio gay e non so dire quanto sia legalmente legittima la questione fino in fondo. Di sicuro consiglio comunale e sindaco hanno il diritto di approvare la trascrizione e di sicuro qualcuno ha il diritto di appellarsi ad essa alla giustizia. Ma solo una domanda: gli impiegati dell’anagrafe che voce dovrebbero avere in capitolo? Sono impiegati delle istituzioni e dovrebbero seguirne le direttive. Se il comune sceglie di trascrivere i matrimoni gay, gli impiegati devono fare il loro lavoro e trascriverli. Se non sono in grado di compiere le loro mansioni a causa dei loro precetti religiosi, che si licenzino, ma che non ostacolino il normale fluire dell’amministrazione imponendo ad un diritto riconosciuto di venire erogato.
Questi finti comunisti e i “me**a 5 stelle”…..Io sono favorevole al lavoro e alla classe operaia e alla nazionalizzazione del paese,altro che balle. Questo capitalismo malato genera mostri e questi sono i mostri.I gay sono la depravazione del capitalismo ed oggi si vuol far credere che le leggi per questi “froci” si fanno per “giustizia”, quando migliaia di operai italiani sono massacrati con stipendi da fame e lavori altamente pericolosi e usuranti e pensioni operaie dopo 40 anni (se non sei morto prima) al pari dei nullafacenti dipendenti “pubblici” o i bancari che stanno seduti a cazzeggiare. Gli incidenti sul lavoro sono all’ordine del giorno, ma i palinsesti parlano dei “froci” e della lobby dei gay. Uno schifo!
Dichiaro di dissociarmi completamente dal commento precedente di Rosso Antico. Non credo davvero che essere di sinistra sia fare questi commenti: giustizia sociale e diritti civili devono andare a braccetto perchè gli uni hanno bisogno degli altri e viceversa. Per democrazia è giusto pubblicare anche questi commenti, ma forse sarebbe stato più corretto che l’estensore avesse il coraggio di firmarsi con nome e cognome.
Essere di sinistra non significa essere comunisti, magari leggersi prima un trattato di dottrine politiche sarebbe meglio e rileggersi i regolamenti dei codici dell’URSS o di tutti i luoghi dove il comunismo è esistito.Il commento è abbastanza caustico e forse riflette in maniera evidente l’esasperazione per la mancanza di lavoro e lo sfruttamento generazionale.