GIULIANI FA DIETROFRONT SULLA CENTRALE A CARBONE
PIOMBINO (LI) – «Centrale a carbone? Non è un tema all’ordine del giorno.» Così il sindaco Massimo Giuliani in un comunicato stampa cerca di chiarire meglio la posizione dell’amministrazione piombinese dopo i numerosi interventi sulla stampa locale e regionale degli ultimi giorni.
«Si tratta di una discussione del tutto prematura in una situazione in cui manca un piano industriale e mancano elementi fondamentali che consentano di avviare un ragionamento in tale direzione. – prosegue il primo cittadino di Piombino – Se nel prossimo futuro si rendesse necessario pensare alla produzione di energie diverse da quelle preesistenti, allora esamineremo la questione attivando anche dei percorsi di informazione e di partecipazione con la cittadinanza. Ma attualmente non è così. Non sappiamo se e con quali modalità e con quali tecnologie verrà prodotto di nuovo l’acciaio a Piombino, cosa che auspichiamo fortemente. E’ quindi estremamente difficile aprire una discussione su un eventuale approvvigionamento energetico funzionale all’area a caldo, in una fase ancora indefinita come questa.»
L’eventualità della costruzione di una centrale a carbone nell’area ex Lucchini, a ridosso della città, aveva suscitato numerose perplessità in città e contraddiceva una delle promesse elettorali dell’ultima campagna elettorale da parte della coalizione di centrosinistra. Oggi, 10 settembre, si è riunita la giunta comunale e questo tema probabilmente è stato al centro della discussione tra sindaco e assessori.
«Voglio inoltre ribadire il ruolo centrale degli enti locali nella programmazione e nelle scelte strategiche – conclude Giuliani – che condizionano lo sviluppo locale. Un ruolo improntato alla modernità ecologica e allo sviluppo sostenibile che deve andare prioritariamente nella direzione dell’utilizzo di risorse non inquinanti. Sul nostro territorio grava già una forte pressione ambientale, causata, tra le altre, anche dalla presenza della centrale termoelettrica di Tor del Sale. Il compito del Comune nel quadro di un nuovo assetto industriale sarà quello di raggiungere un punto di equilibrio che consenta di mantenere un saldo ambientale ed ecologico fortemente positivo.»
I prossimi mesi, quindi, saranno decisivi per questa decisione come anche per il futuro occupazionale di Piombino e della Val di Cornia.
Andrea Panerini
Ma tanto Giuliani non decide nulla, non lo considerano proprio. Deve pensare ai nuotatori in mare, queste sono questioni più grandi di lui. Ricorda il re travicello con le ranocchie intorno a gracchiare. Sempre meglio comunque del re serpente che abbiamo imparato a conoscere prima. Quello s’è mangiato tutta la ricchezza della città. Speriamo di non vederlo più in pubblici uffici dopo tutti i danni che ha perpetrato.
http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/solare-a-concentrazione-in-california
le alternative ci sono..
Copio e incollo un commento apparso sul Tirreno in merito a questo medesimo argomento. Lo quoto e condivido:
Sarebbe interessante se nei percorsi di informazione e partecipazione ci fosse veramente modo di fare tabula rasa di ogni piano precostituito di ricostruzione del polo industriale e si potesse, invece, partire dal presupposto che fabbrica non può essere futuro per tutti e, conseguentemente, non può imporsi sul destino di un’intera città. Con le ciminiere vista mare non potranno mai esservi criteri per una seria diversificazione economica di questa comunità. Chi ha soldi da investire nel comparto turistico (tanto per fare un esempio), col cavolo che lo farà a Piombino (salvo casi sporadici). I grossi investimenti nel settore commerciale non possono decollare perché il comparto industriale in Italia, dite e pensate quello che volete, oggi ormai non offre più garanzie di stabilità nel tempo e flussi di denaro ingenti tra la popolazione, di conseguenza, Piombino non può attirare interessi di rilevante entità, ma dovrà sempre e comunque soccombere alle iniziative di piccolissimi imprenditori che, chiunque può verificarlo, stanno cadendo come mosche uno dopo l’altro. Il circolo vizioso che l’industria sta creando è letale per una piccola comunità come quella piombinese. Tutti credono che la ripresa della produzione dell’acciaio sia la chiave di volta… all’opposto, soprattutto alla luce della situazione di assoluta instabilità dell’economia italiana nel contesto internazionale, essa manterrà nel tempo questa situazione di incertezza che finirà col ripercuotersi su tutta la realtà economica e imprenditoriale locale. In pratica, se pure 600/800 operai vengono riassunti da Jindal e altri 1000 dall’indotto,Piombino(al di là delle grandi esultanze iniziali-soprattutto politiche) non ne avrà che un lieve ed effimero giovamento perché fabbrica, volenti o nolenti, non è futuro.