RENZO MOSCHINI: PARCHI, «SE IL CAVALLO NON BEVE»
Renzo Moschini, esperto di aree protette e parchi nazionali e fondatore di Federparchi, mette in guardia dalla politica che non si occupa seriamente dell’ambiente. Riceviamo e pubblichiamo integralmente la sua lettera.
«Il vecchio slogan lo si può oggi attagliare al rapporto della politica con le politiche ambientali ‒ inizia Moschini ‒. Mai come in questo momento infatti, e non soltanto sul piano nazionale, specie dopo le denunce dell’ONU su cosa aspetta il nostro pianeta, la politica non sembra riuscire a cogliere adeguatamente il suo ruolo ormai irrimandabile. Un ruolo che ovviamente ricade e riguarda in particolare i partiti con responsabilità di governo a Roma come nelle regioni e negli enti locali.
Cercare scusanti ‒ continua l’esperto ‒ nelle imprevedibilità meteorologiche e sulla portata eccezionale delle “bombe d’acqua” non ha senso per chi ha istituzionalmente il compito e il dovere di “prevenire” per “evitare” soprattutto i disastri. Perché questa crescente divaricazione che registriamo anche in forze politiche e regioni che hanno contribuito a dotare il nostro paese di leggi importanti grazie alle quali lo stato, le regioni e gli enti locali si sono fatti carico della tutela del paesaggio, del suolo, della natura e del territorio. Insomma politiche che hanno permesso di introdurre nel governo del territorio significativi strumenti di pianificazione e programmazione.
Perché oggi ‒ si chiede Moschini ‒ le politiche ambientali hanno perso sempre più di incisività e coerenza finendo spesso nel tritacarne che ne ha cancellato o fortemente sfigurato i connotati? Già da troppo tempo si è scaricato la responsabilità soprattutto sui tagli di bilancio, che ovviamente hanno inciso eccome. Però da tempo è emerso pure che persino negli ambiti più esposti come il suolo non riusciamo a utilizzare del tutto le risorse disponibili come accade in maniera ancor più vistosa nei contributi comunitari che non riusciamo a mettere a frutto perché non siamo in troppi casi in grado di presentare progetti seri o di contare sui cofinanziamenti previsti. Anzi spuntano sempre più di frequente, sia in sede parlamentare che governativa, proposte che penalizzano o stravolgono norme a suo tempo felicemente introdotte. Proposte a cui le regioni e gli enti locali non sanno sovente rispondere come dovrebbero quando non concorrono in proprio a far danni.
A me forse fa velo l’esperienza politica e istituzionale del passato quando le scelte politiche e istituzionali e non solo sull’ambiente animavano il dibattito e il confronto nel partito come nei gruppi parlamentari e anche regionali e locali. Oggi capita di leggere una proposta di legge presentata al senato ricalcata sul testo di chi ad esempio vuole stravolgere la legge quadro sui parchi, di cui nessuno sa dove e chi ne ha discusso.
Se guadiamo alla situazione toscana, dove si è impegnati in due importantissime leggi quali quella sul paesaggio e quella sulle aree protette, capita di leggere dichiarazioni di autorevoli dirigenti di partito e parlamentari che sbeffeggiano personalità come Asor Rosa che alla Toscana guardano da tempo con impegno e disponibilità, mentre non capita mai di leggere qualcosa di chi formalmente è “responsabile” dell’ambiente, che sembra entrato in clandestinità. È bene ‒ conclude l’esperto ‒ che il cavallo torni il prima possibile a bere in Toscana e a Roma».
Renzo Moschini
Moschini ha ragione solo in parte perché moltissime delle responsabilità del disastro in cui versa la conservazione della natura in Italia sono delle due principali associazioni ambientaliste italiane, Legambiente e WWF insieme a quello spettacolo di “loggia massonica” che è diventata Federparchi. La politicizzazione e gli affari hanno trasformato queste entità (che dovevano essere di ” supporto e controllo” alla gestione delle aree protette) in fredde multinazionali affaristiche. Un altro grosso problema che Moschini non tocca è la mancanza di “sistema” tra le aree protette. I parchi e le aree marine sono governate solo da qualche dirigente ministeriale e da direttori e presidenti spesso incapaci ed incompetenti arrivati a tali incarichi solo perché contemporaneamente dirigenti delle summenzionate associazioni ambientaliste. Quando il parlamento si deciderà a fare un’indagine sulla gestione delle aree protette italiane troverà centinaia di milioni di euro sperperati in assurdi progetti in lauti banchetti e rimborsi spese rispetto ai quali le note vicende dei consiglieri regionali che usavano i soldi pubblici per i loro porci comodi sono “barzellette”.
Se di esperto si tratta, allora saprà che se piovono 500 mm in 48h, si verificano disastri anche in un’area cratonica. Quindi anche potendo prevedere l’arrivo di una perturbazione, se ne subiscono gli effetti sempre e comunque. Questi sono fenomeni non governabili con la conformazione morfologica che ha l’Italia. Anche avendo tutto il reticolo idrografico efficiente, si avrebbero comunque effetti disastrosi.
E’ un tema che va affrontato con realismo e non le supercazzole e l’ostruzionismo ideologico.
Lanzillotti ha ragione sulle responsabilità che non riguardano solo le istituzioni.Ma su di loro ricade la responsabilità maggiore perchè gli enti parco dipendono da loro e anche il ministero che a politiche di sistema non ha mai pensato. Ma di questo mi sono occupato spesso e anche negli ultimi due Quaderni del Gruppo di San Rossore. Quanto alle superccazole e l’sotruzioanismo ideologico che non vedo cosa c’entri in queste vicende va solo aggiunto che i parchi stanno male anche dove non arrivano le bombe d’acqua. Dove arrivano però non funzionano bene neppure le autorità di bacino. Renzo Moschini
La legge toscana sui parchi
Il dibattito quando lo è sul piano regionale del paesaggio sembra lasciare del tutto in ombra quello avviato sulla nuova legge regionale sui parchi. La cosa non giova a fare emergere non soltanto le strette connessioni tra i due provvedimenti ma soprattutto i nodi ambientali da sciogliere dopo rinvii e incertezze. Ricordando precedenti dibattiti colpisce, infatti, la scarsa attenzione finora al di fuori della ristretta cerchia degli addetti ai lavori dei soggetti istituzionali coinvolti e interessati che sembrano poco vogliosi a misurarsi collegialmente su una legge da cui dipende un serio governo del territorio.
Eppure vicende come quella delle cave delle Apuane sono li a ricordarci che i parchi rischiano di finire in cantera di fondo e con loro problemi estremamente delicati non solo per la Toscana.
Sappiamo bene che fare i conti con centinaia di articoli e disposizioni che qualcuno liquida addirittura considerando il tutto ‘terroristico’ e frutto di un ‘manipolo di professori’ non semplice. Ma non farlo rende poi del tutto inutile
lamentarsi dopo.
Ecco perché è bene discuterne per tempo e senza assalti alla baionetta che non renderanno più gradevole né il Gallo Nero né migliori e più efficaci ed efficenti le nostre istituzioni.
Renzo Moschini