EDITORIALE: QUANDO IL FUTURO E’ DA UN’ALTRA PARTE…
L’EDITORIALE di Giuseppe Trinchini
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EDITORIALE: QUANDO IL FUTURO E’ DA UN’ALTRA PARTE…
Corriere Etrusco “numero 72” del 19 settembre 2014.
Piombino (LI) – L’indiana JSW Steel sembra abbia offerto circa 23 milioni di euro per acquistare il complesso siderurgico del gruppo Lucchini a Piombino e non intende farsi carico del debito della società.
Basterebbe questo per scatenare i peggiori incubi in qualunque italiano dotato di buon senso, ma non a Piombino, perché in questa città ormai da troppo tempo “in sonno” anche questa notizia rientra in quei passaggi naturali per cui “la fabbrica passa di padrone in padrone ma alla fine sta sempre lì” e sono poco più che “leggende metropolitane” quelle che annunciano che due terzi dei dipendenti, circa 1500 persone, da febbraio saranno in cassa integrazione a zero ore, perché qui si guarda all’oggi, un oggi dove tra CdS e CIG si lavora molto poco (o nulla) e si riscuotono quasi gli stessi soldi, e questo accade solo a Piombino.
Eppure basterebbe guardarsi un attimo attorno e osservare con attenzione e memoria questa città proprio nei giorni in cui a Triste riparte l’altoforno e a Portoferraio riapre il Tribunale per vedere quello che siamo diventati: una città di morti viventi. E così nel silenzio generale hanno chiuso la Camera di Commercio, il Tribunale, Equitalia e generalmente ridotti tutti i servizi al cittadino. Ora è il turno dell’Autorità portuale, che sarà accorpata a Livorno, chi sarà il prossimo?
Nell’industria, nel silenzio generale o quasi, è stato spento in ordine l’altoforno, l’acciaieria e la cokeria senza “colpo ferire”, e nella danza delle cifre dei rioccupati, dopo l’acquisto di Jindal, nessuno conta il fattore tempo: Quanti anni ci vorranno a fare un forno elettrico? E l’allestimento del preridotto? Domande che in pochissimi si fanno, perché le risposte non piacerebbero.
E allora tutti proiettati sul “vero” problema di Piombino, che sono le cacche dei cani. Esperti, o presunti tali, che sui social network disquisiscono su tutto, dalla grandezza alla ricorrenza e alle possibili soluzioni alternative di smaltimento; e con il comune che allestisce cartelli per ricordarci che a pestarle potrebbero portare fortuna, e in questa città non è davvero cosa buona.
Nessuno vuole parlare del futuro. C’è urgente bisogno di una seconda via d’accesso, perché non si può contare in eterno sulla fortuna. C’è bisogno di sapere cosa ci facciamo di questo bellissimo porto in costruzione, e principalmente c’è bisogno di fermare l’emorragia di giovani cervelli che stanno lasciando a vista d’occhio Piombino che si trasforma giorno dopo giorno sempre più in una città di anziani ed extracomunitari indigenti.
Il film Acciaio si conclude con una frase che a distanza di anni risulta drammaticamente vera: «Dicono per noi giovani qui non ci sia futuro, che non ci siano possibilità, che tutto sia in mano ai vecchi. Mi chiedo perché il futuro deve essere sempre altrove, da un’altra parte».
Giuseppe Trinchini
Non disperiamo forse ritorna l’uomo che è capace di sussurare alle orecchie dei suoi concittadini, quelli un pò babbei. Il fatto è che ce ne sono tanti.