ALESSIO GUARGUAGLINI: IL KARATEKA DA SERIE A
Piombino (LI) – Abbiamo intervistato Alessio Guarguaglini, il piombinese quindicenne che a maggio si è laureato campione italiano di karate e che a settembre è stato convocato in nazionale. Accanto a lui il suo allenatore storico, Stefano Feltrin della palestra Sakura, fiero di colui che ha definito essere «l’atleta perfetto».
Da quanto tempo fai karate e quando hai iniziato ad emergere?
Alessio: Ho iniziato a sei anni a causa del piede valgo. Prima puntavo ad altri sport, ad esempio il calcio, ma poi ho scoperto di avere questo problema ai piedi e mi è stato consigliato uno sport in cui ci fosse contatto diretto con il terreno. Dopo una parentesi in piscina ho scoperto il karate, che mi ha appassionato subito e che pratico da nove anni.
I risultati importanti sono arrivati con la prima cintura nera, conquistata il 16 novembre 2012 ai campionati italiani. Ho gareggiato per sette anni senza vincere nulla di importante e poi è arrivata la svolta, iniziata con vari titoli regionali e culminata nell’agosto scorso agli Open di Lignano Sabbiadoro, durante i quali ho conquistato il primo posto italiano negli Esordienti B Fijlkam (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali) e il secondo internazionale nei cadetti WKF(World Karate Federation).
Chi ti allena e dove ti alleni?
A. Stefano Feltrin è il mio allenatore fin da quando avevo 9 anni ed è lui ad avermi condotto fino all’oro. Per quanto riguarda il settore kumite (combattimento libero contro un altro avversario), che è quello in cui sono specializzato, mi aiuta anche Giovanni Trafeli, tecnico di società.
Mi alleno a Piombino cinque giorni alla settimana, ma ho partecipato a seminari regionali (Alessio fa parte della squadra regionale da circa un anno, ndr) e a due raduni con la nazionale a Nettuno presso il centro sportivo delle Fiamme Oro della Polizia di Stato; mi attende il terzo di questi.
Agli Open di Lignano Sabbiadoro hai gareggiato per due categorie, WKF e Fijlkam: quali sono le differenze e quale preferisci?
A. Preferisco WKF perché è a livello internazionale e mi piacciono le sfide difficili; in una competizione WKF posso incontrare sportivi provenienti da tutto il mondo e posso combattere contro un numero maggiore di atleti rispetto a quanto mi è concesso in Fijlkam perché le categorie di peso sono diverse. La WKF si basa sulla divisione -70 e + 70 chilogrammi e io appartengo alla seconda categoria, mentre Fijlkam divide fra -78 e +78 chili e in questo caso rientro nella prima categoria; dunque, alcuni degli atleti che per il loro peso non incontro in Fijlkam, li incontro invece in WKF.
Stefano: Le competizioni internazionali garantiscono un livello più alto. Il regolamento è uguale per WKF e Fijlkam, ma nella prima categoria puoi incontrare atleti di altre nazionalità che hanno un modo diverso di combattere. Noi italiani siamo famosi per essere molto tecnici, ma quando ti trovi davanti, come ad esempio è avvenuto a Lignano, un atleta dell’Est, ti rendi conto che questo è più cruento, più aggressivo e più forte fisicamente.
A Piombino non sembra esserci una grande tradizione di karate: è sempre stato così?
S. I tempi d’oro del Kodokan Club piombinese si collocano fra gli anni Ottanta e Novanta, è da lì che sono usciti tutti quelli della mia generazione. Il maestro era Roberto Dami e quella scuola ha sfornato, fra l’altro, quattro campioni italiani. È poi seguita una crisi ed è venuto a mancare il ricambio: il livello è salito negli anni e la difficoltà aumentata.
Le nuove generazioni rispondono comunque bene al richiamo del karate: attualmente abbiamo molti atleti perché in giovane età questa disciplina fa divertire; dopo però, quando si diventa agonisti, richiede un sacrificio enorme, come tutti gli sport individuali. Noi puntiamo su programmi federali, concordati con il Coni, che sviluppano le abilità motorie con lo scopo di formare bambini che a 14 anni siano in grado di andare a fare un qualsiasi altro sport grazie alle capacità coordinative acquisite. Anche i nostri agonisti si danno da fare: nel Campionato Nazionale Uisp di quest’anno abbiamo avuto 6 campioni italiani, siamo risultati la quarta società d’Italia su 64 nonostante ci mancassero gli atleti senior.
In Fijlkam ci siamo entrati con Alessio e un’altra karateka, Serena Carletti, che erano stati notati durante uno stage. Prima di entrare in Fijlkam, infatti, durante questo stage tenuto da me e da Davide Benetello, ex campione del mondo e allenatore di Alessio in Nazionale, era presente anche Massimo Costanzo, responsabile regionale della Fijlkam. Costanzo vide allenarsi Alessio e Serena, mi prese da parte e mi disse che i due atleti erano interessanti, che promettevano bene e che avrei dovuto portarli in Fijlkam. Da lì è partito il cambio di rotta e la sua intuizione non è stata smentita.
A quale federazione di karate appartenevate prima del cambio?
S. Prima la società Sakura Piombino era affiliata alla Fiam (Federazione Italiana Arti Marziali) ed è con lei che Alessio è arrivato secondo al campionato italiano 2012, conquistando la sua prima cintura nera, destinata ai primi due classificati. Nel 2013 siamo passati ad un’altra società piombinese, l’Accademia Karate Piombino, affiliata alla Fijlkam, dove Alessio ha vinto i campionati italiani al primo tentativo, che sarebbero la serie A del karate. Abbiamo fatto tale scelta per gareggiare coi migliori: la serie A è la Fijlkam.
Come si è svolta la convocazione in nazionale al seminario delle Fiamme Oro a Nettuno e le ulteriori selezioni?
A. Al primo seminario, svoltosi nella prima settimana di settembre, ero un po’ ansioso, non sapevo in quale direzione dovevo lavorare, ma ho dato il massimo. Il secondo seminario si è svolto nella terza settimana di settembre e l’ho preso con più tranquillità, fornendo una prestazione migliore. È stato valutato anche il modo in cui combattevo, in cui vivevo la situazione. Questi due incontri sono serviti per capire chi convocare durante l’inverno: della mia categoria eravamo 15 atleti e di questi 15 ne entreranno solo due in nazionale, un titolare e uno di scorta. Al terzo seminario, che si svolgerà in inverno, saranno convocati sicuramente 4 atleti sui 15 totali e fra questi 4 ci sono anche io, che ho già ricevuto l’avviso.
I seminari a Nettuno si svolgono all’interno di una caserma: dopo gli allenamenti io e gli altri torniamo in stanza e possiamo socializzare con gli atleti delle altre stanze, ma ci è proibito andare in giro senza un permesso, ad esempio non possiamo neanche andare a mensa di nostra iniziativa. La possibilità di entrare in nazionale mi lusinga e dipende tutto dalle prossime gare: ho sempre dato il massimo, ma ora devo superare il massimo.
S. Lui è il numero 1 del ranking nazionale della sua categoria; questa posizione è data dalla vittoria del campionato italiano e dai risultati ottenuti in cinque gare internazionali disputate in Italia. Per il futuro, però, dipende tutto dal suo stato di forma e dai prossimi risultati.
Che tipo di atleta è Alessio?
S. L’ho conosciuto quando aveva nove anni, insieme a molti altri bambini che hanno formato un gruppo coeso e sono tutt’ora in palestra come agonisti. Pian piano sono emerse le sue caratteristiche e posso dire che Alessio è l’atleta perfetto, quello che tutti vorremmo avere. Va bene a scuola quindi i genitori non recriminano niente, è sempre presente, si allena fino all’ultimo, dà il massimo e ottiene risultati. Non solo ha le caratteristiche giuste, dovute alla sua struttura, per essere un karateka, ma ce lo ha pure scritto nel dna.
Cosa vuol dire praticare karate? Cosa ti affascina di questa disciplina?
S. Il karate si divide in due specialità, kata e kumite: il secondo è il combattimento contro un avversario, il primo sono le forme, tecniche singole che in ogni stile aumentano di difficoltà con l’aumentare del livello della cintura. Nel karate sportivo ci sono sia la specialità del combattimento che delle forme e la differenza fra karate sportivo e tradizionale è che nel tradizionale non cerchiamo la prestazione assoluta per vincere una competizione, ma c’è lo studio delle tecniche di karate per arrivare all’autodifesa, che sta all’origine vera della disciplina. Poi fortunatamente il tradizionale è stato “sportivizzato” per essere diffuso a tutte le età e i giovani preferiscono lo sportivo; a meno che non manchi la voglia agonistica, tutti praticano lo sportivo. A livello fisico e metodologico sono completamente differenti.
A. Io seguo lo sportivo perché mi appassiona di più. Mi piaceva anche il karate tradizionale, ma non avevo le caratteristiche giuste per praticarlo ad alti livelli. Prediligo dunque il kumite e nella corta distanza preferisco le tecniche di proiezione, le cosiddette spazzate: uso l’anca con l’aiuto delle braccia e delle gambe, proietto a terra l’avversario e chiudo con un pugno sulla testa o sul tronco del corpo, pugno naturalmente controllato.
Quali sono i prossimi appuntamenti?
A. La Venice Cup a novembre e gli Open di Campania a dicembre, entrambe internazionali, in cui gareggerò in doppia categoria.
Vi sentire apprezzati dalla città?
S. A livello sportivo sì, abbiamo riconoscimenti, consensi per il nostro lavoro e i nostri risultati, il pubblico non manca mai. Purtroppo ci portiamo dietro l’etichetta di “sport minore” e i successi dei nostri atleti dobbiamo sempre promuoverli da soli, come società, perché nessuno ci viene a cercare.
Sei soddisfatto dello stato di salute della palestra Sakura Karate Piombino?
S. Molto. Devo aggiungere che ultimamente ci siamo presi una piccola rivincita: tutti dicevano che eravamo bravi, ma non eravamo nella serie A. Appena siamo entrati in serie A, ovvero la Fijlkam, abbiamo vinto subito.