EDITORIALE: FUTURO INCERTO E FELICITA’ A MOMENTI
L’EDITORIALE di Giuseppe Trinchini
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EDITORIALE: FUTURO INCERTO E FELICITA’ A MOMENTI
Corriere Etrusco “numero 76” del 17 ottobre 2014.
Toni sobri per l’arrivo a Piombino dell’algerina Cevital, con il sindaco Giuliani che è stato prudente e saggio nel gestire la novità, visto che brucia ancora l’umiliazione che Khaled ha dato a tutti quelli che hanno creduto nel magnate arabo “farlocco” e nella sua offerta da 3500 milioni di euro.
Anche i sindacati stanno tenendo un basso profilo, anche se sperano nel gruppo algerino che potrebbe garantire ancora il futuro dell’intera fabbrica, e con essa della triplice (Fim, Fiom, Uilm). E’ chiaro a tutti infatti che una contrazione dello stabilimento ai soli laminatoi (con solo 600-700 dipendenti) decreterebbe conseguentemente anche un ridimensionamento della storica tradizione sindacale piombinese.
L’offerta da 300 milioni di euro, se verrà formalizzata con le adeguate garanzie finanziarie, prevede la quasi totale occupazione dei dipendenti presenti, due forni elettrici e il revamping dei laminatoi, ed è facile immaginarsi che anche il ministero dello Sviluppo economico, che sta seguendo la situazione con grande attenzione, avvierà tutte le procedure del caso, a partire dai controlli sulla solidità dell’azienda e sui rischi della cessione dello stabilimento a Cevital.
La cosa che mi ha colpito di più è, infatti, l’apparente mancanza di un piano industriale nazionale che coordini la gestione di una risorsa strategica per gli interessi dell’Italia. Perché le domande (e le conseguenti risposte) sul futuro di Piombino dovrebbe farsele il Governo, e qui, come all’Italia, serve una politica industriale convincente.
Io nel mio piccolo posso dire solo che sul caso Lucchini non c’è più tempo da perdere, e che da troppi mesi, come nel gioco dell’Oca, quando sembra che siamo al traguardo, si torna invece al punto di partenza. La vicenda va chiusa il prima possibile nell’interesse dello stabilimento (e dei suoi occupati), ma soprattutto della città.
Giuseppe Trinchini