EDITORIALE: LUCCHINI, TRA STORIA E MEMORIA
L’EDITORIALE di Giuseppe Trinchini
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EDITORIALE: LUCCHINI, TRA STORIA E MEMORIA
Corriere Etrusco “numero 77” del 24 ottobre 2014.
A distanza di circa sei mesi dalle elezioni si scopre che la vicenda piombinese di Khaled al Habahbeh, il presunto magnate arabo dell’SMC, che però poi è scomparso nel nulla dopo mesi e mesi di annunci da 3500 milioni di euro (pari al PIL annuo di una piccola nazione) per l’acquisto della Lucchini, ha avuto un seguito in Francia.
Quasi tutti a Piombino avevano sperato nel “magnate”, poi peraltro scomparso nel nulla dopo ripetuti annunci di offerte ufficiali che non sono mai arrivate a Nardi, mentre l’altoforno restava acceso in perdita, sprecando 10 milioni di euro al mese dietro alle promesse di Khaled.
Sfumato l’affare italiano, poco dopo l’SMC ha ripetuto la stessa trama anche in Francia, nel piccolo centro termale di Alet Les Bains abbagliando gli amministratori francesi con decine di posti di lavoro e il miraggio di poter rivaleggiare con altri famosi centri termali locali come Evian. Solo che al di là delle Alpi hanno fatto in fretta a capire che avevano di fronte un truffatore, forti anche della precedente esperienza alla Lucchini.
A Piombino, però, rimangono aperte troppe domande che a livello storico devono avere una risposta. Il presidente di Federacciai (e proprietario di Duferco) Antonio Gozzi è stato in questi giorni accusato di «ingerenza nella vendita della Lucchini» perché invita il governo ad analizzare bene l’iniziativa di Cevital, che potrebbe mettere a repentaglio la tenuta dell’intero sistema elettro-siderurgico del nord Italia.
«A Piombino sono in bilico 1.500 posti di lavoro[…], ma d’altra parte io devo ragionare pensando ai 35.000 posti dell’intero comparto siderurgico» ha risposto Gozzi alle critiche.
Ma non si può accusare il presidente di Federacciai oggi, quando delle ingerenze reali avvenute ai tempi di Khaled adesso nessuno ha più memoria, con i compratori che lasciavano (lo stesso Gozzi il 28 febbraio di questo anno diceva «Sindacati e operatori industriali, veri o presunti, continuano a far circolare l’idea che sia possibile salvare un altoforno che è tra i più inefficienti al mondo») senza che nessuno si sia posto domande in proposito in una città completamente inebriata dall’offerta araba al punto che lo stesso Nardi alla fine fu costretto a fare denuncia per turbativa d’asta.
Perché la domanda, che un po’ tutti oggi si pongono, è la seguente: perché tutto questo è successo a Piombino?
Dove erano i servizi segreti, il Governo, la Regione, la Provincia e i Sindacati nazionali?
Chi è il responsabile politico che doveva effettuare i controlli sulla onorabilità di Khaled e informare la città che l’arabo non era propriamente un “magnate”?
Perché Piombino è stata lasciata da sola a gridare che la città “non deve chiudere”, se poi in una sola estate sono state spente sia l’area a caldo, che l’acciaieria e la cokeria?
Nessuno ad oggi ha dato risposta a queste domande e la popolazione “serenamente” a maggio scorso ha votato alle elezioni convinta che Lucchini era solida, che la SS 398 sarebbe stata fatta e che la Concordia sarebbe venuta a Piombino.
Nulla di tutto questo è successo, ma oggi tutti sono attenti alle “ingerenze” di Gozzi, come se la causa dei mali di Piombino fosse in qualche modo da attribuire alla Duferco, e non alla “cecità” di chi ci ha amministrato in questi anni.
Giuseppe Trinchini
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“Perché la domanda, che un po’ tutti oggi si pongono, è la seguente: perché tutto questo è successo a Piombino?”
La domanda che pone Trinchini ha la risposta molto chiara nei fatti che sono davanti a tutti. La domanda ulteriore che bisogna fare è questa: chi continua a coltivare le illusioni, spacciandole per speranze, in base a quali interessi lo sta facendo?
Provo io a rispondere facendo i nomi di coloro che avrebbero dovuto operare a favore di Piombino.
MANCIULLI, VELO, TORTOLINI, ANSELMI , GUERRIERI, FABIANI, GIULIANI.
Sette NANI con Biancaneve ROSSI.
C’è da spararsi alla tempia altro che sperare in una ripresa.
Non parliamo poi delle partecipate nelle quali s’ingrassano gente del calibro del MURZI, TORLAI, SBRILLI, BARBARESE.
Provate a comprare un’auto usata da uno di questi signori e vedrete che sorpresa trovate quando la mettete in moto. Vi scoppia.