FABIANI: AL VIA UN PATTO POLITICO FRA TERRITORI
Val di Cornia (LI) – Il segretario del Pd di federazione Fabiani lancia la sfida a Val di Cecina e Maremma per affrontare insieme le sfide future, e in attesa dei vicini centri del nord della Maremma grossetana, come Follonica e Massa Marittima, nel frattempo si lavora per l’Unione dei Comuni. In sintesi è quanto emerso dalla conferenza stampa indetta dalla Federazione Pd, insieme ai sindaci del Partito democratico della Val di Cornia, per spiegare quanto già emerso in questi giorni.
Il documento che il Pd sta portando in approvazione in tutti i consigli comunali della Val di Cornia e della Val di Cecina, con un ordine del giorno per chiedere alla Regione di dare la possibilità ai due ambiti territoriali di diventare un solo ambito. Quando sarà possibile — con l’abbattimento dei confini provinciali — cosa simile potrà essere fatta anche con i comuni del sud.
«Si tratta di una proposta di riorganizzazione degli assetti territoriali locali che si concentra su ciò che si può fare adesso. I nostri obiettivi sono chiari: rinsaldare l’unità del nostro territorio alla luce delle lacerazioni prodotte in passato. Ci sentiamo stetti nei confini, vogliamo collocarci dentro processi innovativi. Vogliamo rimettere in piedi il principio di solidarietà verso quei comuni piccoli che devono associare entro fine anno, tute le funzioni. Questo pezzo di Toscana della costa deve fare massa critica insieme».
In relazione al progetto “Rotta verso sud” lanciato durante la legislatura Anselmi per far passare Piombino in provincia di grosseto Fabiani commenta «non parlerei di rotta verso niente, ma solo di rotta verso il buon senso». E in questo la geografia a cui guarda il PD sembra quasi quella dell’attuale diocesi di Massa Marittima-Piombino, compresa però tutta la Val di Cecina, alla quale si indirizzerà quando sarà possibile travalicare i confini provinciali.
«Per noi — continua Fabiani — sarà uno strumento unitario di governo, al quale non mettiamo confini. Voglio ringraziare il sindaco di Suvereto Giuliano Parodi che ha condiviso questo processo e il nostro ordine del giorno».
“Per noi — continua Fabiani — sarà uno strumento unitario di governo”, questa “unitarietà” corre il rischio di diventare un modo per tenere il “territorio” soggiogato alle scelte di potere di una classe politica dominante, in altre parole un ritorno al “governo del principe”, dove gli interessi di carriera di singoli amministratori possono intrecciarsi con gli interessi economici di persone cosiddette “amiche” o “simpatizzanti”. Questo non è altro che un modo per ampliare un sistema amministrativo funzionale ai sistemi partitocratici. Abbiamo invece bisogno di tutt’altro tipo di politica, dove l’unitarietà sia l’espressione della partecipazione diretta dei cittadini alle scelte sociali ed economiche. Dice ancora Fabiani: “rinsaldare l’unità del nostro territorio alla luce delle lacerazioni prodotte in passato”. Ma queste lacerazioni non le hanno di certo prodotte i cittadini, ma una classe politica che rimane chiusa in se stessa per sostenere i propri interessi localistici o di altro tipo o più semplicemente per scarsezza di vedute. Per i cittadini l’unitarietà deve essere uno strumento per diventare maggiormente consapevoli dei problemi del loro territorio, allargando l’orizzonte da una visuale “casalinga” ad una in cui si riconosce come le possibilità di sviluppo economico e sociale sono interdipendenti fra i Comuni limitrofi ed oltre. Mi sembra che le politiche “unitarie” calate dall’alto vadano in direzione opposta. “Un patto politico fra territori” deve essere basato solo e semplicemente sull’estensione della partecipazione democratica, e di questo non vedo nessuna consapevolezza tra i politici locali. L’ombra del Principe torna ad allungarsi sinistra…