MAZZINGHI: «LE FIABE, ANIMA CONTADINA DI UN POPOLO»
Piombino (LI) – «I ragazzi hanno bisogno di essere accompagnati nel recupero delle loro potenzialità e non di essere offesi o umiliati.» Loretta Mazzinghi, insegnante di materie umanistiche in pensione e tuttora insegnante di latino presso il Liceo privato “L.B. Alberti” è autrice di «Il ponte dell’arcobaleno» (Piombino, La Bancarella, pp. 87, euro 10).
Questa è la sua prima prova in assoluto nella scrittura creativa ed esordisce con delle fiabe in perfetto stile gotico. Fiabe «forti», alcune veramente tremende, certo inusuali nel panorama zuccheroso che siamo abituati nella televisione e nei libri di ampio consumo…
Sì, questa è la mia prima prova narrativa. La mia ex collega Eleonora Allan mi ha incoraggiata a mettere su carta queste idee che da molti anni giravano nella mia testa. I personaggi vogliono uscire dall’imprigionamento che certa letteratura commerciale gli ha cucito addosso. La struttura della fiaba ha anche aspetti duri, oserei dire anche reazionari, che riguardano l’anima di un popolo, la sua anima contadina, e questa anima mi è tornata su nel ricordo di mio padre. Credo tuttavia che siano racconti che possano essere edificanti.
Nel libro emerge anche un’anima animalista. Ce ne vuole parlare?
Sono diventata vegetariana ma non sono assolutista, rigetto i totalitarismi, da qualunque parte arrivino. E’ lo sfruttamento intensivo degli animali il vero problema etico, culturale, economico, ambientale e lo dico avendo anche girato per un po’ il terzo mondo. Non mangio la carne, fa male alla salute ma non sono una vegana integrale. Assoluti si è solo da giovani. Gli indiani d’America uccidevano animali per assolute necessità, poi si inginocchiavano e ringraziavano lo spirito dell’animale ucciso, bisognerebbe tornare a quello spirito. Credo ancora, tuttavia, che gli animali siano persone e che il vero male dell’umanità sia il capitalismo.
“Assoluti si è solo da giovani” ha detto. Come è stata la sua gioventù nell’impegno sociale e politico?
Sono stata nel movimento sessantottino e ora c’è una forte disillusione verso quella esperienza. Noi si pensava che cambiando il mondo esterno si sarebbero potute cambiare le persone a livello interiore. Invece ora ho capito che deve essere l’esatto contrario, il mettersi in viaggio personalmente, è il percorso che ci deve interessare più che la meta, spesso irraggiungibile. Quello che più mi colpisce è il senso di dolore che rivedo nei bambini e negli animali, creature inermi. Siamo tutte creature della natura e nessuno dovrebbe servire l’altro ma essere sullo stesso piano. Tutto è trasformazione.
Da quello che ha appena detto, deduco che lei non sia cristiana.
Non ho il dono della fede, sono sostanzialmente atea ma ho molti amici credenti e per loro ho il massimo rispetto. La necessità della trascendenza è connaturata all’uomo e quindi la capisco. E l’uomo Gesù di Nazareth è stato comunque un maestro di massime di vita e uno dei maggiori rivoluzionari della storia.
Che progetti ha per il futuro?
Sto realizzando delle lezioni di sociologia mafiosa all’Università di Rosario in Argentina, collaboro qui a Piombino con l’Università della Terza Età, potrebbe anche venir fuori una pubblicazione con “Libera”, vedremo. Mi piacerebbe risistemare molto materiale che io e altri abbiamo sia sull’Università della Pace che ha concluso la sua vita negli anni novanta che sul sessantotto a Piombino. Si è scritto di tutto ma a livello nazionale, a livello nazionale no, a parte alcuni articoli. Poi ovviamente anche una storia del femminismo nel nostro territorio.
Mi accompagna alla porta e mi dice: «Spero davvero che i giovani non abbandonino questo meraviglioso territorio. Sarebbe un peccato e lascerebbe solo noi anziani a discutere del nostro passato, mentre abbiamo bisogno del vostro futuro».
Andrea Panerini