RIFIUTI: «ATO SUD, I CONTI NON TORNANO»
Grosseto – Il Forum Ambientalista di Grosseto ci invia un comunicato, che pubblichiamo integralmente, e che può essere riassunto così: “I conti dell’ATO Rifiuti non tornano: cala sensibilmente la produzione dei rifiuti e dovrebbe calare il costo del Servizio, invece le tariffe a carico dei cittadini aumentano; cresce la raccolta differenziata e dovrebbero crescere le entrate dalla vendita dei materiali, invece le tariffe crescono. Il Forum Ambientalista Grosseto dimostra che l’ATO Rifiuti non contabilizza correttamente tutte le voci che la legge prescrive di conteggiare e con ciò impedisce al decisore politico di scegliere a vantaggio della collettività. Vi dimostreremo che estendendo la raccolta porta a porta i costi del Servizio si ridurrebbero”.
Le slide che riassumono l’argomento possono essere consultate PREMENDO QUI.
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«I dati che utilizziamo – inizia Roberto Barocci del Forum Ambientalista Grosseto – sono tutti tratti dal sito dell’Agenzia ARRR e certificati dalla Regione Toscana per il calcolo dei Tributi addizionali a carico dei cittadini dei comuni che non hanno raggiunto i livelli di legge di Raccolta Differenziata: http://www.arrr.it/index.php/it/osservatorio-rifiuti/rifiuti-urbani-e-raccolte-differenziate/dati-comunali
Tranne Magliano in Toscana, che nella passata legislatura ha esteso a tutto il paese la raccolta porta a porta, tutti gli altri residenti nei comuni della provincia sono chiamati a pagare da molti anni la sovrattassa. Il confronto tra i dati annui della produzione dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU), certificati per il periodo 2005-2013 (ultimo anno disponibile), sia in valore assoluto che in produzione per abitante, testimoniano una costante tendenza alla riduzione con un calo complessivo a Grosseto del 27%. Nell’intera provincia il calo è del 20%.
*** Prima osservazione: calando la produzione dei rifiuti del 27%, avremmo dovuto registrare un calo sensibile delle tariffe, invece che l’ aumento!
Contemporaneamente cresce leggermente la % di Raccolta Differenziata, ma in questi ultimi anni abbiamo registrato l’introduzione in due quartieri della città della raccolta porta a porta, la quale consente di migliorare al massimo la qualità dei materiali raccolti e avviati al recupero. Poiché Il valore commerciale dei materiali acquistati dalle industrie, quali il vetro, la plastica, l’alluminio, la carta… variano notevolmente in funzione della presenza o meno di frazioni estranee, passando dalla qualità pessima, recuperata con i cassonetti stradali, alla qualità buona recuperata con la raccolta porta a porta, avremmo dovuto registrare, un forte aumento del valore delle entrate e una riduzione delle tariffe.
*** Seconda osservazione: la migliore quantità e qualità della raccolta di materie prime realizzata con il porta a porta avrebbe dovuto aumentare le entrate per la vendita dei materiali e ridurre i costi del Servizio. Invece le tariffe aumentano!
Nel frattempo abbiamo assistito alla costruzione dell’ATO/Rifiuti accorpando le provincie di Arezzo, Siena e Grosseto. Secondo la Regione questo accentramento avrebbe dovuto produrre economie di scala, economicità di gestione e riduzione dei costi del Servizio, nonostante che la scienza economica affermi che qualunque produzione di servizi che si allontana dai luoghi dove è localizzata sia la domanda del servizio che l’offerta dello stesso, si dimostri inefficace.
*** Terza osservazione: l’aumento delle tariffe testimonia che la teoria economica è più valida delle scelte politiche accentratrici e poco democratiche della Regione Toscana, che nei fatti stanno espropriando i Consigli Comunali dalle loro legittime funzioni.
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La legge precisa che il flusso dei rifiuti raccolti con metodi finalizzati al recupero delle materie, debba avvenire con una gestione distinta. E’ scritto chiaramente nell’art 198 del Decreto Legislativo 152/06, che attribuisce ai Comuni la gestione dei rifiuti urbani e la scelta delle modalità del servizio di raccolta, trasporto e smaltimento. Il comma 2 lettere b) e c) del suddetto articolo precisa che il Comune deve compiere scelte al fine di garantire “le modalità del conferimento, della raccolta differenziata e del trasporto dei rifiuti urbani ed assimilati al fine di garantire una distinta gestione delle diverse frazioni di rifiuti e promuovere il recupero degli stessi;”.
Lo ha affermato anche l’Assessore al Bilancio Borghi, dandoci ragione quando abbiamo chiesto di conoscere le entrate economiche nelle casse comunali dei provenienti dalla vendita delle materie recuperate con il sistema di raccolta porta a porta. Ma, nonostante le ripetute richieste formali avanzate in questi mesi, tali dati non ci sono stati forniti, neppure dall’Assessore Tei che aveva pubblicamente affermato di averceli e nonostante che la Legge 25 gennaio 1994, n. 70 art.2 comma 5, affermi che sui dati contenuti nel modello unico di dichiarazione (MUD) in possesso delle pubbliche amministrazioni “è esercitato il diritto di accesso ai sensi del capo V della legge 7 agosto 1990, n. 241”.
Ma non c’è solo la violazione di legge sull’accesso ai dati ambientali, sulla gestione distinta delle frazioni raccolte in modo differenziato, poiché ci sono altre violazioni di norme in fatto di contabilità.
Infatti anche il Decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158 dal titolo “Regolamento recante norme per la elaborazione del metodo normalizzato per definire la tariffa del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti urbani” (GU n.129 del 4-6-1999 – Suppl. Ordinario n. 107 ) dispone all’art.2 che: “L’ente locale ripartisce tra le categorie di utenza domestica e non domestica l’insieme dei costi da coprire attraverso la tariffa secondo criteri razionali, assicurando l’agevolazione per l’utenza domestica di cui all’articolo 49, comma 10, del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22”. Cioè chi collabora per differenziare deve avere una riduzione di tariffa proporzionale ai vantaggi prodotti. Infatti l’art. 7, della suddetta legge, dal titolo “ Agevolazioni e coefficienti di riduzione” afferma al comma 1: “Gli enti locali assicurano le agevolazioni per la raccolta differenziata previste al comma 10 dell’articolo 49 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, attraverso l’abbattimento della parte variabile della tariffa per una quota, determinata dai medesimi enti, proporzionale ai risultati, singoli o collettivi, raggiunti dalle utenze in materia di conferimento a raccolta differenziata”. E’ evidente che se i risultati singoli o collettivi non vengono quantificati perché il soggetto gestore non comunica al Comune le entrate registrate, tale adempimento non può essere svolto correttamente.
C’è poi una quarta violazione di norme relative agli obblighi di rendicontazione nascenti dall’art. 9 “Adempimenti dei comuni” del suddetto D.P.R. 27 aprile 1999, n. 158, che detta nell’Allegato 1 i dati relativi alle componenti di costo della tariffa che i Comuni debbono trasmettere annualmente all’Osservatorio nazionale, ai sensi dell’articolo 11, comma 4, del decreto legislativo 5 febbraio 1997. Tra i costi di gestione del ciclo della raccolta differenziata sono compresi i Costi di Trattamento e Riciclo al netto dei proventi della vendita di materiale. Ed infatti il Comune di Grosseto negli ultimi anni non completa la trasmissione di tali dati all’Osservatrio.
La risposta data dal Comune di Grosseto alle nostre richieste è sconcertante: né l’ATO, né i gestori hanno intenzione di fornirci tali dati, nonostante che la Convenzione citata da Ecolat affermi l’obbligo di fornire tali dati al Comune.
Rimane da chiedere quale validità può avere un Contratto, rinnovato ogni anno in un contesto di forte evoluzione, in cui la parte pubblica, proprietaria dei rifiuti raccolti separatamente, cede ad un soggetto privato il valore commerciale dei materiali recuperati dai rifiuti, non conoscendo lo stesso valore economico che nell’anno precedente tali materiali hanno fatto registrare
*** Quarta osservazione: il costo del Servizio smaltimento rifiuti aumenta anche perché vengono sistematicamente violate le leggi, non incentivando la Raccolta Differenziata, pagando penali, e non riducendo la tariffa proporzionalmente alle maggiori entrate derivate dalla migliore qualità e quantità delle materie raccolte.
E’ utile precisare perché il legislatore chiede una gestione e una contabilità separata ed evidenziata delle raccolte differenziate dei rifiuti e perché l’Osservatorio Nazionale pubblica annualmente i dati oggettivi della contabilità per provincia. Ciò deriva da una Direttiva CEE e l’obiettivo è quello di dimostrare con i numeri le migliori pratiche.
La Contabilità nazionale dimostra un netto contrasto con i fatti raccontati delle nostre cronache locali: mentre la contabilità nazionale dimostra che con la raccolta porta a porta si riducono i costi e le tariffe, molti Amministratori in provincia hanno anche recentemente dichiarato che l’estensione della raccolta porta a porta comporta maggiori costi non sostenibili. Questa convinzione si radica sulla permanente mancanza di dati e di una contabilità a norma, la cui copertura da parte dell’ATO Rifiuti assume una responsabilità gravissima, poiché in tale organismo c’è sicuramente la consapevolezza delle omissioni compiute.
Lo dimostra anche l’elaborato “Analisi Costi e Benefici”, prodotto da Coseca in occasione del Convegno ad Alberese organizzato dal Comune di Grosseto il 23 e 24 settembre 2010 sui dati raccolti dopo un anno di raccolta porta a porta realizzata a Barbanella. Il costo della raccolta porta a porta comporta riduzioni di spese e maggiori entrate, che normalmente non vengono contabilizzate, mentre invece viene conteggiato solo il maggior costo del personale per la raccolta domiciliare.
L’elaborato del Coseca del 2010, dimostrava il minor costo del servizio, portando in detrazione:
- La forte riduzione delle spese per la riduzione del conferimento dell’indifferenziato agli impianti di trattamento;
- L’aumento delle entrare per la vendita nei centri di raccolta delle materie prime;
- La riduzione del Tributo punitivo per non aver raggiunto la % di RD;
- Riduzione dei costi di spazzatura e per l’eliminazione dei cassonetti stradali;
Ma, se i risultati ottenuti a Barbanella nel primo anno di raccolta porta a porta fossero estesi a tutta la provincia di Grosseto, avremmo che solo il 17,5% dei rifiuti prodotti sarebbero indifferenziati e alle Strillaie arriverebbe solo il 27% delle capacità dell’impianto e si imporrebbe una sua riconversione. Inoltre all’inceneritore di Scarlino arriverebbe dalla nostra provincia solo l’11% delle capacità dell’impianto di incenerimento e si imporrebbe una riconversione anche per quell’impianto.
*** Quinta osservazione: non osservare le disposizioni e le norme per una contabilità normalizzata, oggettivamente, non consente una valutazione dei vantaggi economici e tariffari che comporta l’estensione della raccolta porta a porta e consente ai gestori di impianti, altrimenti sovradimensionati. di mantenere in una comoda posizione di rendita.
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Tutto quanto sopra conferma – conclude il movimento ambientalista – la necessità e l’urgenza di istituire l’Osservatorio ambientale comunale con la finalità di raccogliere dati e presentare proposte al Consiglio comunale».
Roberto Barocci,
Forum Ambientalista Grosseto