PIOMBINO: EX CARSAL, DA CONDOMINIO DI EMERGENZA A GHETTO?
Piombino (LI) – Il 27 luglio scorso dentro la struttura dell’ Ex Carsal in Via Gori, trasformato da oltre tre anni in “Condominio di emergenza” (e la parola emergenza in Italia si sa quando inizia, ma mai quando finisce, ndr.), un uomo di colore stava spintonando con forza una donna con il figlioletto legato “a zainetto” alla schiena, al punto che le urla hanno obbligato un residente del palazzo di fronte a chiamare i carabinieri che sono intervenuti in via Gori dentro questa struttura adibita a “pronto soccorso” abitativo.
Visto che secondo alcuni residenti della zona questo non sarebbe il primo episodio, ma che ve ne sono stati altri simili, e che dentro l’Ex Carsal la notte risiedono anche persone, sempre secondo i testimoni, che non hanno dimora presso la struttura, il 28 luglio siamo andati, accompagnati da chi aveva chiamato i Carabinieri, a far visita ai residenti dell’Ex Carsal.
Buona parte degli ospiti “ufficiali” sono lì dopo il crollo di un solaio nella palazzina cosiddetta “del Guadagnini”, in via della Repubblica all’ingresso di Piombino. Una parte dell’edificio fu dichiarata inagibile dai vigili del fuoco, e le famiglie che vi si trovavano furono convogliate nel giugno del 2012 presso l’Ex Carsal. Gli ospiti della struttura hanno (o meglio dovrebbero avere, ndr.) la cucina e i servizi igienici in comune, poi ci sono alcuni pannelli di cartongesso a separare gli spazi negli stanzoni e consentire un minimo di privacy alle famiglie. Ma così purtroppo non è, e la struttura, che quando fu costruita era anche abbastanza bella, è quasi irriconoscibile e la sporcizia e gli odori sembrano da “emergenza” sanitaria.
Abbiamo fatto alcune domande, e uno dei due residenti italiani ci ha illustrato la situazione: «A me piace stare nel pulito, e qui era pieno di sudici. Ci hanno levato anche l’acqua. Prima vivevo nel camper, ora mi hanno dato questa stanza. Prima era uno schifo, era tutto nero, c’erano dei marocchini, non ci potevi entrare dal puzzo, ho pulito tutto da me. L’erba l’ho tagliata io dal mio lato (dall’altro lato raggiunge in alcuni punti i due metri, ndr), era alta più di un metro. Ho risistemato anche la porta. L’acqua in cucina non c’è più. Se vogliono vivere come animali io non ci sto. Guardate in che stato è la cucina. Io ormai cucino per conto mio nella mia stanza. Una volta gli ho provato a dire “Per favore puliamo”, e una donna senegalese mi ha risposto “Italiano di m…” e poi suo marito mi voleva mettere le mani addosso».
Un altro dei residenti italiani ci dice “per sciacquare un piatto sai dove si va, che ci hanno levato anche l’acqua di fuori? Nei bagni”. Ma poi scopriamo che l’acqua è stata tolta in qualche maniera dai residenti stessi perché sembra che alcuni senegalesi lasciavano la cucina in condizioni indecenti, intasando gli scarichi e facevandola allagare continuamente perché il pozzo nero della struttura, che è stracolmo, non riceve più.
Uno degli italiani insiste: “Questi senegalesi presenti ufficialmente dovrebbero essere una donna con una bimba, ma la sera sono sette, dieci, eccetera. Nel bagno lavano i bimbi nei lavandini e poi non ripuliscono a modo. Queste cose mi fanno arrabbiare”.
Da una porta affianco alla cucina appare ad un certo punto un altro residente, di origine marocchine che dalla sua stanzina tira fuori dei fogli per testimoniare che vive in quella stanza, di circa 9 metri quadrati stracolma di roba, dalla notte del 14 giugno 2012 dopo il crollo nel palazzo di via della Repubblica. Il marocchino chiede una soluzione per lasciare la struttura.
«Un emergenza – ci dice – deve durare per un periodo limitato. Ci sono persone arrivate qui dopo di me e a questi è già stata data la casa popolare. Sto aspettando un mono locale, ma le agenzie immobiliari se non ho un contratto regolare non mi danno la casa in affitto. Vivo in questo “Pronto soccorso” dal 2012. Addirittura nel 2014 mi volevano “sfrattare” ma, se è il comune che mi ha portato qui, se lui non mi da una casa o le garanzie per il mio affitto nessuno mi farà un contratto regolare. Sembra che prima di pasqua comunque il comune troverà una soluzione per tutti. Vedremo”.
Poi scopriamo che c’è una donna che vive dentro uno stanzino e altre due donne che vivono in un’altra stanzina di 4-6 metri quadrati.
A parte il motivo della visita, che è nata dalle urla per questa aggressione testimoniata da più persone a danno di questa donna senegalese che però non siamo riusciti ad intervistare, per quello che abbiamo visto in Via Gori, questa soluzione di “condominio di emergenza”, è ormai una soluzione inadeguata come struttura (che in questi tre anni ha anche subito dei danni), inadeguata come gestione perché sembra di fatto autogestita, inadeguata come controllo, perché la notte (ma anche il giorno) entrano persone che non ci devono stare, e inadeguata anche dal punto di vista sanitario perché ci sono le cucine senza acqua e il pozzo nero intasato che ci hanno anche fatto anche vedere.
Ecco,questi sono alcuni esempi di come si comportano queste persone che il pd chiama risorse….chi è favorevole al continuo flusso incontrollato dei migranti verso l italia sarebbe pregato di inizire ad ospitarli in casa propria. Grazie.
Gli imigrati sono.benvenuti solo perché fruttano 30 euro al giorno.
Solo x quello.li.vogliono.