ARMENI, MAYRIG E IL PRIMO GENOCIDIO DEL XX SECOLO
Piombino (LI) – Con la ricorrenza dei 100 anni dal primo genocidio del XX secolo, quello che ha colpito il popolo armeno nel 1915, il panorama letterario si è arricchito di alcuni testi che documentano questo dramma storico sotto vari aspetti. Tra i libri pubblicati, “Mayrig” di Henri Verneuil, tradotto dal francese da Letizia Leonardi ed edito da Divinafollia-Ararat Edizioni, rappresenta una toccante testimonianza perché può essere considerato una sorta di testamento spirituale.
“Mayrig”, che in armeno significa “madre” (ma che è usato anche nell’accezione più affettuosa di “mammina”), è la storia vera della famiglia dell’autore (il cui vero nome è Achod Malakian) scampata al genocidio armeno ed emigrata a Marsiglia. Verneuil racconta le difficoltà e le umiliazioni che hanno caratterizzato la sua infanzia nella quale la madre ha sempre avuto un ruolo importante insieme al padre Hagop e le zie Anna e Kayané. Dopo il debutto avvenuto lo scorso maggio al Salone Internazionale del Libro di Torino e altri appuntamenti avvenuti in diverse città italiane, “Mayrig” sarà presentato anche a Piombino il 6 agosto alle 18 nella sala soci Coop, in corso Italia n° 159, in un incontro organizzato dall’Associazione Culturale Compagnia della Stella (con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Piombino) con l’autrice della traduzione che parlerà anche del genocidio che ha colpito gli armeni. Saranno presenti come moderatori la Presidente dell’Associazione Culturale professoressa Gloria Larini e il socio Lorenzo Vannoni, laureato in Storia e Civiltà, che si occuperà di un inquadramento storico.
Noi del Corriere Etrusco abbiamo avuto la possibilità di intervistare la traduttrice Letizia Leonardi.
- Letizia Leonardi, come è nata l’idea di tradurre questo interessate testo?
Anni fa mi è capitato per caso di vedere il film tratto da questo libro. Un film in due parti “Mayrig” e “Quella strada chiamata Paradiso”, interpretate da Claudia Cardinale e da Omar Sharif recentemente scomparso e dirette dallo stesso Henri Verneuil, diventato poi un regista di successo. Era un primo pomeriggio estivo e Rai 1 trasmise questo film che non è mai stato proiettato nelle sale cinematografiche italiane. Sono rimasta colpita dalla storia commovente e da questa immane tragedia che ha colpito il popolo armeno. Ho deciso di leggere il libro ma non c’era la versione italiana e così ho fatto arrivare dalla Francia il testo e ho cominciato a leggerlo e a maturare l’idea di tradurlo per farlo leggere anche ad altri italiani
- Hai avuto difficoltà per scrivere in italiano un testo dal francese così particolare e denso di sentimenti?
No, non particolarmente. Verneuil pur non essendo uno scrittore professionista, ha saputo descrivere bene i suoi sentimenti, i suoi stati d’animo e le sue sensazioni. È stato quindi semplice riportare in italiano ciò che l’autore, che purtroppo nel 2002 ci ha lasciati, aveva scritto in francese. Più complicata invece è stata la ricerca di un editore disposto a fare questo investimento in un momento di profonda crisi del settore. Divinafollia-Ararat Edizioni, nella persona di Silvia Denti, ha accolto questo mio progetto con entusiasmo. Lunga poi è stata la parte burocratica per avere la liberatoria per la pubblicazione dalla casa editrice parigina Robert Laffont. Ma finalmente ce l’abbiamo fatta, e proprio nell’anno del centenario.
- Una storia di migranti, di estrema attualità in questo periodo. Cosa colpisce in questa storia?
Colpisce la dignità di queste persone arrivate in quel Paese straniero, la bontà d’animo verso chi li aveva accolti nonostante le umiliazioni che subivano ogni giorno e il valore dell’unità familiare, della forza dell’amore, la volontà di integrarsi nella loro nuova realtà senza però per questo dimenticare le origini, le tradizioni della loro terra: l’Armenia. Una famiglia un tempo agiata che ha saputo ricominciare da capo mettendo da parte la nostalgia e i rimpianti.
- Sullo sfondo di “Mayrig” c’è anche la tragedia del popolo armeno. C’è qualche differenza tra questo genocidio e quello del popolo ebreo?
Sì, innanzitutto va detto che “Mayrig” si concentra sulla storia di questa famiglia ma non tralascia certo l’argomento del genocidio. Le differenze tra i due genocidi sono sostanziali. La deportazione e il massacro degli ebrei sono stati a sfondo razziale. I nazisti hanno usato il pretesto della razza ariana, la razza pura. Il genocidio degli armeni invece è stato a sfondo nazionalistico-religioso. “La Turchia ai turchi” era lo slogan dei Giovani Turchi nel 1914, e così nel 1915 è cominciato il massacro. Ogni armeno ucciso rappresentava la difesa del confine. E poi il movente religioso: gli armeni cristiani, razza infedele, popolo di serie B rispetto ai turchi islamici. Per non parlare poi del fatto che gli ebrei non avevano una nazione propria mentre gli armeni sì. In poche ore hanno dovuto abbandonare la loro terra e ogni cosa per essere portanti a morire in una lunga marcia nel deserto di Der Zor in Siria. Da ultimo, non meno importante il fatto che il genocidio degli ebrei è stato riconosciuto dalla Germania e ci sono moltissimi documenti ed immagini mentre di quello degli armeni c’è pochissimo materiale, e ancora la Turchia si ostina a non riconoscere questo crimine
- Uscire con questo libro nell’anno del centenario del genocidio degli armeni è stata una bella occasione. Finalmente il popolo armeno ha avuto visibilità su questa tragedia. Stai avendo un bel riscontro tra le nuove generazione di questi sopravvissuti?
Direi di sì. “Mayrig” è poco conosciuto in Italia. Alcuni conoscono la storia per via del film che hanno visto come me in tv, ma tra gli armeni “Mayrig” è molto conosciuto perché Henri Verneuil è stato un grande patriota, molto stimato dalla sua gente e quindi per me è stata anche una grande responsabilità tradurre questo testo così come avrebbe fatto l’autore. La cosa che mi ha fatto molto piacere l’ha pronunciata lo scrittore greco di origine armena Vasken Berberian (autore del libro “Sotto un cielo indifferente”) durante la presentazione di “Mayrig” al Salone Internazionale del Libro di Torino. Lui ha letto sia la versione in francese che la mia in italiano e in pubblico ha detto: «Se Henri Verneuil avesse voluto scrivere il suo libro in italiano sicuramente lo avrebbe scritto come ha fatto Letizia Leonardi». Era proprio il risultato che volevo raggiungere. Scrivere in italiano quello che Verneuil aveva scritto in francese.
- Quali sono i tuoi progetti per i prossimi mesi?
Nei prossimi mesi continuerò le mie presentazioni ancora qui a Piombino e dintorni ma anche in giro per l’Italia. In alcune città, con l’inizio del prossimo anno scolastico, terrò anche degli incontri con le scolaresche per raccontare questa pagina di storia ignorata. Il mio intento è quello di toccare più città possibili in modo da diffondere sia la conoscenza di questo massacro e sia di questo libro pieno di buoni sentimenti. Devo dire che i Comuni, le biblioteche e le associazioni si stanno dimostrando molto interessate all’argomento e al libro. Di questo non posso che essere felice.
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Una storia di sentimenti, dunque, ma anche un po’ cronaca storica, con la quale si concluderà il programma della “Compagnia della Stella” iniziato il 26 giugno con “Tolkien e i classici” di Roberto Arduini e proseguito il 17 luglio con “Incroci letterari” di Paolo Dolfi. Per i soci dell’associazione culturale Compagnia della Stella e per i partecipanti all’evento è offerto, per la serie “A cena con l’autore”, un Apericena dopo la presentazione del libro, a soli cinque euro, presso il Caffè degli Artisti, in Via Cellini 54 a Piombino. È gradita, ma non obbligatoria, la prenotazione all’e-mail compagniastella.piombino@gmail.com