TOSCANA: MA SULLA SANITA’ A ENRICO ROSSI PIACE VINCERE FACILE?
Vi ricordate quella pubblicità dei “Gratta e Vinci” di qualche anno fa che con il simpatico motivetto “Ponci, ponci” si concludeva con “Ti piace vincere facile…”? Bene quella pubblicità calza a Pennello al nostro Presidente Regionale Enrico Rossi che, in questa legislatura pur di vincere sarebbe disposto davvero a qualsiasi cosa, anche a trasferirsi su un isola deserta… ma facciamo un attimo il punto della situazione.
La “gestione democratica ” di Enrico Rossi ha un prequel (un antefatto, ndr.) al termine del precedente mandato 2010-2015 nel quale il Presidente Rossi diventò Presidente con il 59,7% dei voti pari a 1.055.751 preferenze. Conscio del fatto che nel 2015 il successo non sarebbe stato lo stesso, che il dissenso interno era aumentato e che il “partito dell’astensionismo” sarebbe stato il primo in Toscana (mai nessun politico che si chieda il perché però…) , arriva dai vertici del PD di Firenze una vera e propria “Mandrakata” (qualcosa che va ben oltre la classica “genialata”…): il “Toscanellum“.
La nuova legge, approvata otto mesi prima delle elezioni, ha modificato un asse cardine della democrazia, quello che diceva che per governare senza ballottaggio devi avere almeno il 50% + 1 degli elettori che ti sostengono, abbassando di fatto “l’asticella” al solo 40%, oltre a dare premi di maggioranza elevatissimi a chi supera il 45% delle preferenze.
E così Enrico Rossi, con solo il 48% delle preferenze (pari a 656.498 voti quasi il 40% in meno rispetto al 2010), senza neanche il ballottaggio, ha iniziato a governare da subito la Regione grazie alla nuova legge elettorale.
Visto che la cosa ha funzionato Enrico deve averci preso gusto… e così mentre prometteva in campagna elettorale di togliere il casello a Rosignano per chi procede per Livorno, con tanto di mozione del Consiglio Regionale n.930 del 29-10-14, dopo essere stato eletto ha fatto subito un nuovo accordo con l’amico Antonio Bargone, presidente della SAT, per lasciare tutto invariato fino ad oggi.
E poi la sfida più grande: la riforma della sanità in Toscana.
Vero “cavallo di battaglia” di Enrico Rossi che fu assessore alla sanità della regione Toscana dal 2000 al 2009, e con «lo stesso Pd – commenta il consigliere di Bibbona Massimiliano Rugo – che in materia di sanità negli ultimi dieci anni ha dimostrato di saper fare solo disastri, a partire dal buco di 400 milioni di euro della Asl di Massa a quello di 24 milioni della ASL di Prato, da quello di 11 milioni della Asl di Firenze a quello della Asl di Siena diretta dalla dott.ssa Laura Benetto, moglie dello stesso Enrico Rossi».
L’avvocato di Antonio Delvino (Direttore generale dell’ ASL di Massa nel 2007-2010) indagato e poi assolto con formula piena per non aver commesso il fatto, nella sua ricostruzione di quanto accaduto ha parlato di un “disegno articolato dei vertici della Regione mirato a far emergere il macroscopico disavanzo occultato nelle precedenti contabilità della Asl, scaricando su funzionari le responsabilità al fine di allontanare l’attenzione dei veri autori dell’illecito”. Tesi “immeritevole di censura”, secondo il gup Solombrino che sostiene la “forte responsabilizzazione delle Regioni nei bilanci sanitari arrivata con l’intesa Stato-Regioni del 3 dicembre 2009”. La Regione Toscana, in altre parole, visto il suo ruolo, non poteva non sapere.
E su questo argomento invito i lettori a leggere questo interessante articolo del gennaio 2015 de “Il Fatto Quotidiano” o questo più recente del 28 novembre 2015 di Nurse Time.
Di fronte a tutti questi meriti in ambito sanitario il governatore Rossi proprio prima delle elezioni fa approvare di corsa la legge regionale 28/2015 che avvia un ennesimo percorso di riforma della sanità regionale accentrando ogni residuo potere, che la vecchia legge 40 affidava ai territorio, nelle mani dello stesso governatore che così si prepara a gestire direttamente la pianificazione sanitaria degli ambiti territoriali facendo fare ai sindaci da comparse e annunciatori dei tagli decisi.
L’evidenza della strategia del governatore ha prodotto, probabilmente a sorpresa, così tante proteste da sfociare nella raccolta firme per sottoporre a referendum abrogativo la legge stessa.
Cinquanta cinque mila firme raccolte in due mesi e Rossi scopre che il futuro della sua carriera politica è a rischio. Una probabile bocciatura della sua riforma taglia sanità appare certa se il referendum sarà sottoposto a voto popolare.
La giunta guidata da Enrico Rossi, vuole difendere il proprio progetto sanitario, ma la strada é stretta e tortuosa: per provare a vanificare il referendum, con un atto di “dubbia” onestà intellettuale e morale, la Regione Toscana ha, pochi giorni fa, presentato una nuova proposta di legge, che cambia il numero alla 28 ma non ne modifica sostanzialmente il contenuto, introducendo però l’art. 131 che ABROGA LA LEGGE 28, annullando di fatto, con un artifizio formale, gli sforzi fatti per la raccolta firme e lo stesso referendum.
La proposta di legge sarà votata il 15 dicembre, lasciando pochissimo tempo ai cittadini e alle forze politiche per osservazioni ed emendamenti a riprova dello scarso senso civico di chi la presenta.
Ma l’attuale commissione di garanzia ha già detto che questo non è sufficiente a bloccare il quesito. Allora “una soluzione” potrebbe essere quella per Rossi di cambiare la legge regionale facendo decadere gli attuali membri della commissione di garanzia e sostituendoli proprio adesso (leggere questo articolo e questo articolo correlati sull’argomento).
Nel frattempo si rallenta ogni azione collegata al referendum per far sì che nella peggiore delle ipotesi, ossia doverlo fare per forza, lo stesso sia scadenziato nel 2017, rendendolo di fatto inutile.
«Il referendum abrogativo della riforma sanitaria toscana rimarrà in piedi anche nel caso di una nuova legge ma occorre che il collegio di garanzia del Consiglio toscano verifichi celermente, entro il 15 dicembre, le 55 mila firme depositate per non far slittare la consultazione al 2017» hanno commentato i promotori il 27 novembre (leggi l’articolo integrale a questo indirizzo).
Di fronte a questa ennesima “prova di forza”del governatore Rossi gli iscritti al Pd (Sindaci e presidenti di federazione) tacciono o peggio sostengono tesi bizzarre come l’ospedale diffuso tra due centri distanti 55 km l’uno dall’altro (invito a leggere per questo l’intervista della Presidente della società della Salute Rossana Soffritti e l’editoriale del direttore Giuseppe Trinchini sull’argomento).
Perché se é vero che la sanità pubblica viene “spezzettata”, questo succede sopratutto nelle zone periferiche come ad esempio Val di Cornia e Val di Cecina, dove perdere voti non mette a rischio il controllo del potere centrale, principale obbiettivo di chi controlla la Regione, e il sistema sanitario sarebbe preservato; a meno che in primavera non si voti il referendum abrogativo, che sarebbe un vero e proprio “tsunami” politico, che terrorizza i vertici di tutto il Pd toscano.
Nelle prossime settimane approfondiremo i singoli argomenti di questa intricata vicenda.
Giuseppe Trinchini
Altro che ventennio fascista.ma signori avete ben chiaro che questi governano e pensano solo a l interesse del partito e delle aziende che li finanziano?? Ma vi rendere conto che pur di vincere cambiano le regole elettorali subito prima delle elezioni??? Ma ci sibda una svegliata tra tutti e si prendono a calci in c…è ira di scendere in strada ed affrontarli a muso duro.
Ciuco lascia perdere, gli diranno che non è vero che quello che è successo è successo, e tutti andranno a letto tranquili convinti che la nuova riforma non potrà fargli altro che bene alla salute.
Il mal voluto non è mai troppo.
hanno paura del referendum, sono democratici