PIOMBINO: ULTIMATUM DEI SINDACATI AD AFERPI
Piombino (LI) – O nell’incontro dell’11 febbraio arriveranno conferme certe sull’acquisto del forno elettrico o arriveranno scioperi e manifestazioni. E’ questo in sintesi quanto è stato deciso durante il consiglio di fabbrica che si è tenuto il 18 gennaio.
Nella discussione è stato ribadito che per Fim, Fiom, Uilm e Rsu Aferpi-Lucchini è essenziale la realizzazione dell’intero Piano industriale, che ha come sua condizione primaria la produzione di acciaio attraverso l’acquisto della nuova acciaieria elettrica.
Per questo i sindacati ritengono che l’azienda nel prossimo incontro al Ministero dello sviluppo economico debba presentare la tecnologia scelta, la ditta costruttrice e la lettera di intenti a garanzia dell’acquisto del forno elettrico.
I sindacati insistono affinché il piano industriale sia realizzato, ma se ciò non avvenisse, il giorno dopo la riunione al Ministero partiranno scioperi e manifestazioni dei lavoratori nelle sedi delle istituzioni locali, regionali, nazionali in quanto garanti degli accordi a suo tempo siglati. La conferma della realizzazione del Piano dovrà andare di pari passo con l’aumento della solidarietà per permettere ad un numero sempre maggiore di lavoratori di entrare a lavoro.
Dalla cassa integrazione sono rientrati in Aferpi circa 120 nuovi dipendenti, con i sindacati che stanno spingendo per ulteriori reintegri, per un conseguente aumento della produzione.
In un recente incontro a Follonica, Fausto Azzi, amministratore delegato di Aferpi ha replicato spiegando che anche se la Cina produce a costi inferiori, lo stabilimento piombinese punta su affidabilità e qualità superiore, e tempi assai più brevi di consegna, proprio grazie al porto.
Sui sui tempi di ripartenza ha insistito chiarendo che la riprogettazione dell’acciaieria, con il forno elettrico, è un lavoro complesso che viene fatto senza soste, e per la cui realizzazione ci sarebbe bisogno di un sostegno finanziario. «Non importa che ci pressino, stiamo già correndo» ha concluso Azzi, spiegando che qualche mese di sacrifici in più non comprometterà il gran lavoro che sta facendo Cevital.
La decisione del consiglio di fabbrica però non è piaciuta a “Minoranza sindacale” e al Camping Cig:
«Prima il sindacato annuncia la manifestazione per l’11 febbraio – dicono i due gruppi – e ora si rimangia tutto senza spiegare nemmeno quali sono i motivi di questa retromarcia davvero poco dignitosa. Siamo profondamente delusi e preoccupati – proseguono – Dobbiamo constatare che non sono bastate le 1200 firme raccolte tra i cittadini di Piombino per poter far reagire il sindacato. Adesso, comprendiamo perché il sindacato non ha nemmeno risposto alla nostra richiesta di svolgere il consiglio di fabbrica in seduta aperta, forse avevano difficoltà a giustificare di fronte ai lavoratori, la sconfessione del loro impegno precedente di smettere di minacciare, e provare davvero a fare il sindacato».
Il gruppo ha inoltre inviato una lettera al presidente del Consiglio Matteo Renzi, chiedendo un aiuto a sostegno di Piombino visto che «l’accordo sottoscritto ha avuto il pieno avallo governativo, occorre che il progetto Piombino per essere considerato un “modello” tenga conto di tutte le implicazioni ambientali, senza tralasciare gli aspetti della sicurezza e abbia lo scopo di creare condizioni lavorative durature e non di tamponare l’ennesima crisi». Tutti gli operai attendono inoltre l’incontro di martedì 26 gennaio quando è in programma al Ministero dello sviluppo economico, un incontro alla presenza del Ministero del Lavoro e dell’Inps, per discutere del Tfr dei lavoratori Lucchini ed Aferpi, bloccato da fin troppo tempo da un contenzioso fra Lucchini e il Ministero dell’Ambiente.